Ora di Ottawa

Ora di Ottawa

domenica 29 novembre 2020

Olio EVO dei Fratelli Cinosi, frutto della tradizione abruzzese


In questi ultimi giorni la stampa gastronomica sta parlando molto dell'olio extravergine di oliva, evidenziando l'ottima qualità dell'annata 2020. Nonostante la pandemia la raccolta è andata molto bene soprattutto in Toscana. Quest'anno avremo quindi un olio eccellente ad accompagnare i nostri piatti. 



Però oggi vogliamo andare a conoscere una realtà distante dalla Toscana, per poterne evidenziare la qualità, differente ma non certo meno apprezzabile.

L’Abruzzo è la quinta regione tra le più produttive in Italia per l''  olio di oliva. Circa 530 frantoi vengono registrati ogni anno nel territorio abruzzese. La produzione annuale ammonta ad oltre 250.000 quintali di olio, di cui, quasi il 50% si concentra nella provincia di Chieti, mentre l’altra metà della produzione è ripartita nelle città di Pescara (30%), Teramo (16%) e l’Aquila (4%). L’olio d’oliva, rappresenta per l’economia abruzzese una fonte piuttosto redditizia, tanto da considerarlo “l’oro verde”dell'Abruzzo. 
Proprio nella provincia di Chieti l’Oleificio F.lli Cinosi, piccola azienda gestita da due fratelli, ha sede nella fascia pedemontana della Mayelletta, precisamente nella città di Rapino. Si tratta di un'antica attività familiare che da tre  generazioni  produce olio extra vergine di oliva di ottima qualità con passione e professionalità.  
L’Oleificio dal 1963 produce olio di oliva di categoria superiore, ottenuto direttamente dalle olive 
solo mediante procedimenti meccanici. 
La posizione privilegiata dell'azienda, nel cuore di Rapino, tipico paesino della montagna abruzzese famoso per la produzione di ceramiche, fa sì che la visita al frantoio diventi anche l’occasione per la scoperta di alcuni dei luoghi più caratteristici della regione. 




L’olio extravergine di oliva Cinosi proviene da selezioni di olive delle varietà Leccino, Gentile, Cucco e Olivastro provenienti da tutta la regione. Il Cucco, in particolare, è una varietà particolarmente legata alla storia della olivicoltura abruzzese, presente nei vecchi oliveti della collina litoranea. Le olive, raccolte tramite brucatura a mano, vengono spremute nel frantoio Cinosi con molitura a freddo, ovvero con le molazze di pietra, entro 24 ore dal raccolto. Successivamente, la pasta di olive è pressata ed infine centrifugata.

Quest'anno nella regione la produzione è diminuita del 20 – 30%, ma, nonostante tutto il prodotto , è definito eccellente. Secondo la Coldiretti è poco ma buono.

Appena le normative lo consentiranno, è vivamente consigliata una visita al frantoio Cinosi per assaggiare  il buon olio  e conoscere un territorio interessante ancora  tutto da scoprire.

Oleificio F.lli Cinosi
via Giardino 44
Rapino 66010 (CH)
Tel. 0871 809906
Email olio.cinosi@libero.it

Nicoletta Curradi
Foto di Fabrizio Del Bimbo

venerdì 23 ottobre 2020

La grazia è bellezza. Torna a splendere la Libreria Piccolomini

 



Terminati alcuni lavori di restauro che hanno riguardato la Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena,  è stato presentato alla stampa il programma degli eventi di valorizzazione storico-artistica e di promozione culturale, che si terranno fino a dicembre, proposti dall’Opera della Metropolitana e organizzati da Opera - Civita. I lavori saranno illustrati alla cittadinanza nei giorni  31 ottobre e 28 novembre alle ore 15, 15:45 e 16:30 con visite guidate gratuite (solo su prenotazione e fino ad esaurimento posti) per ammirare gli interventi di restauro eseguiti nella Libreria. Il ciclo di eventi si concluderà il 5 dicembre alle ore 11 – sempre all’interno della Libreria – con la presentazione degli atti del convegno organizzato dall’Accademia degli Intronati lo scorso febbraio, dal titolo La Grazia è Bellezza. Per partecipare agli eventi è obbligatoria la prenotazione al numero 0577/286300 o alla mail opasiena@operalaboratori.com. 



La Fabbriceria Opera della Metropolitana del Duomo – come è noto - ha tra i suoi principali scopi statutari la conservazione del patrimonio. La Libreria Piccolomini è stata interessata, nell’ultimo triennio, da diversi interventi di restauro (restauro ligneo dei banconi e delle teche, restauro lapideo del portale interno e dell’edicola soprastante). La nuova luce che risplende grazie alla collaborazione dell’Opera della Metropolitana con la ERCO, specialista per l’illuminazione dell’architettura, unita alla sostituzione dei vetri delle teche e alla pellicola filtrante applicata sulle imponenti vetrate della parete di fondo, permette di ammirare in ogni dettaglio i corali della Cattedrale, uno dei tesori più preziosi nel campo dei codici miniati. La pulitura e il restauro ha riguardato anche il gruppo delle Tre Grazie, collocato al centro della Libreria. La biblioteca, costruita per onorare la memoria dello zio materno Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II) e conservare il ricco patrimonio “librario” che il pontefice ed umanista aveva raccolto, fu commissionata dal cardinale Francesco Tedeschini Piccolomini, arcivescovo di Siena (poi Papa Pio III), attorno al 1492. Adorna di affreschi eseguiti con ricchezza di colori smaltati e inserti in pastiglia dorata dal Pinturicchio e dalla sua bottega (1503-1508), le dieci scene che si susseguono nelle tre pareti celebrano la vita e il pontificato di Pio II. Alla loro ideazione collaborò anche Raffaello, del quale ricorre in questo anno il cinquecentesimo anniversario della morte.

Nicoletta Curradi




mercoledì 7 ottobre 2020

Un'idea per le prossime vacanze: Villaggio Sporting Calabria







Nato per vacanze balneari, il  Villaggio Sporting Calabria a Isca Marina, sulla Costa degli Aranci, si offre oggi anche come location suggestiva per eventi e matrimoni. Quaranta appartamenti di recente costruzione sono disponibili tra bilocali e trilocali, tutti con entrata indipendente e dotati di balcone o veranda, La spiaggia di sabbia bianca e fine dista appena 200 metri dalla struttura. L'atmosfera che si crea in questo luogo per i ricevimenti nuziali o per i matrimoni in spiaggia, è veramente suggestiva. Immaginate una barca che arriva dal mare e approda sulla spiaggia, facendo scendere la sposa...




La Costa degli Aranci, è caratterizzata dalla presenza di promontori rocciosi di granito bianco che digradano dolcemente verso il mare. Il Villaggio è un’oasi di pace immersa nel verde con un’incantevole vista sul mare.




In estate il team di animazione del Villaggio  Sporting Calabria rallegra le giornate con un ricco programma di attività sportive, tornei, giochi, corsi di danza e attività specifiche per il benessere del corpo e della mente. La sera intrattenimento musicale, notti magiche con serate esclusive e party a tema, per una vacanza indimenticabile. L'animazione è suddivisa per fasce di età,

Isca sullo Ionio, nella costa ionica catanzarese, di origine greca, offre, oltre ad un magnifico mare, anche un incontaminato paesaggio montano composto da alberi di faggio, leccio, abeti e pini. Nel centro storico si possono ammirare vicoletti pittoreschi, palazzi nobiliari del ‘700 e ‘800, artistici portali in granito e resti delle mura perimetrali.




Il VIP, ristorante fronte mare, offre pasti a buffet, menu con scelta tra 2 primi e 2 secondi, buffet di antipasti e contorni, frutta e dessert; acqua e vino della casa inclusi ai pasti. Serata a tema una volta a settimana. A disposizione dei piccoli ospiti e delle loro mamme Biberoneria h 24 con stoviglie, microonde, frullatori e scalda biberon.

Info: www.villaggiosportingcalabria.it

Nicoletta Curradi





lunedì 28 settembre 2020

I sorprendenti traguardi della destinazione Calabria



Si è svolto nei giorni scorsi in Calabria l’Undiscovered Italy Tour d’inizio autunno, il celebre format ideato e realizzato da Daniela Corti Events con il patrocinio dell’Enit e in collaborazione col Tour Operator canadese Susan Barone di Luxury Weddings Worldwide e InStyle Vacations. 

Venti fra wedding e meeting planner nonché giornalisti provenienti da testate generaliste e specializzate sia italiane sia di altre nazioni, Brasile e Russia inclusi, hanno visitato un territorio premiato durante la recente estate da un grande successo di incoming, frutto di un altrettanto grande sforzo autopromozionale della filiera turistica locale, che non si è arresa alla pandemia e ha sfruttato sino in fondo, con eccezionale sapienza, i suoi punti di forza.

Oltre che dall’Enit, l’itinerario è stato patrocinato dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia. Partner per i servizi di terra è stato Antoior Travel. La copertura mediatica locale è stata di LaC Tv.

Molte le location proposte, tutte suggestive, adatte alla celebrazione di matrimoni o per eventi internazionali. Inoltre è stato favorito l’incontro con le eccellenze locali che operano nel settore, compresa la filiera food & wine.

La prima location visitata è il Villaggio Sporting Calabria a Isca Marina, sul tratto di mar Ionio conosciuto come Costa degli Aranci. Quaranta appartamenti suddivisi in bilocali e trilocali, tutti con entrata indipendente e dotati di balcone o veranda, distano appena 200 metri dalla spiaggia di sabbia bianca e fine. Eccezionale l’atmosfera per i ricevimenti nuziali o anche per i matrimoni in spiaggia.

Interessante per la storia e l'architettura religiosa è la Certosa di Serra San Bruno, un monastero certosino situato vicino all’omonima cittadina, in una valle verdeggiante a  800 metri sul livello del mare. Risale addirittura al 1084 e la sua importanza come luogo di culto è attestata da illustri visitatori, come due papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli.




Il bergamotto, frutto che nasce solo in Calabria, ha il suo interessante museo a Reggio Calabria, un’esposizione di strumenti che raccontano più di 300 anni di cultura, storia e tradizioni sull’agrume e il suo utilizzo.

Il Lungomare di Reggio Calabria, un chilometro costeggiato da  palmizi e specie vegetali estremamente variegate, merita una passeggiata. Il viale è adornato da palazzi in stile liberty, monumenti commemorativi, una fontana monumentale e alcuni siti archeologici.  Nelle sue vicinanze è immancabile una visita al
Museo Archeologico Nazionale che  espone una delle più ragguardevoli collezioni di reperti provenienti dalla Magna Grecia. Sorto nel XIX secolo, è cresciuto poi coi molti reperti frutto delle campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza archeologica della Calabria, tra cui i celebri “Bronzi” di Riace.

L’A Gourmet L’Accademia del celebre chef Filippo Cogliandro, noto alle cronache per le sue ferme posizioni anti racket, nasce nel 1995 e attualmente ha sede nell’antico Palazzo Mottareale, nel cuore di Reggio Calabria. In un'atmosfera molto piacevole vengono serviti piatti della tradizione culinaria del Mediterraneo realizzati con materie prime del  territorio. Le creazioni gastronomiche sono raffinate e di alta qualità e  disponibili anche come servizio catering esterno.




Uliveto Principessa Park Hotel di Cittanova (RC), affacciato sul mar Ionio e a 30 minuti d’auto da Tropea, comprende 56 camere, due parcheggi, oltre a un vasto parco verdeggiante con piscina scenografica. Perfetto l’equilibrio fra comfort e stile, dolci le atmosfere esaltate dalla bellezza mozzafiato del paesaggio. È senza dubbio destinata a diventare una delle migliori location per wedding ed eventi.

Last, but not least, il ristorante Castello degli Dei nasce dall’idea imprenditoriale dei fratelli Raso,  giovani chef, che dopo varie esperienze sono tornati nella loro terra d’origine e hanno trasposto l’esperienza maturata in una struttura, architettonicamente molto suggestiva, che richiama i castelli  medievali ma che non disdegna la modernità. Si distingue per il servizio, l’originalità dei piatti e la freschezza delle materie prime.

Uno sguardo alla storia del territorio  con la visita  al villaggio rupestre di Zungri  che  occupa un’area di quasi 3.000 metri quadri su un costone roccioso. Cinquecento case-grotta si affacciano sulla valle del torrente Malopera, mentre una scalinata scavata nella roccia attraversa tutti i livelli che compongono il villaggio,.

Tutti di ottima qualità i produttori presentati:
Serfunghi Calabria dal 1964  commercializza funghi freschi e semilavorati. I funghi sono raccolti manualmente sul luogo da persone esperte, nel massimo rispetto dell'ambiente, selezionati e lavorati con cura seguendo le più antiche ricette calabresi.Ottimi anche i prodotti del Salumificio Suppa.

Borgo dei Vinci produce formaggi e latticini utilizzando il latte dei pascoli di Monte Poro, talvolta unendo prodotti tipici come il peperoncino e la ‘nduja. Le erbe aromatiche del Monte Poro rendono unici i formaggi di quest’area. La tradizione casearia millenaria fa il resto.


Ph  Johanna Jacobson

L'Azienda Agrituristica Caridà produce il pecorino del Poro. La famiglia Mazzitelli  rafforza la territorialità del pecorino di Zaccanopoli, piccolo paesino collinare su cui sorge l’azienda. Il suo nome deriva dal greco Zagharopoulos, traslato in seguito nel termine dialettale zaccanu, ossia ovile, con il suffisso polis, città, dunque “città dei recinti”. È proprio qui che la storia racconta la nascita del primo pecorino del Poro.

Ha affermato Daniela Corti a conclusione del tour:
«La Calabria si conferma una delle regioni più attive e proattive dell’Italia 2020, inarrendevole nel volersi offrire in tutta la sua ricchezza, meravigliosa come sempre nel verde delle sue valli, nell’abbondanza delle sue tradizioni e nell’incanto del suo mare. Un sogno per ogni evento, non solo per i matrimoni».
                       
Info: https://danielacortievent.com

Nicoletta Curradi



venerdì 24 luglio 2020

Il sogno di Lady Florence Phillips si avvera a Santa Maria della Scala

Uno splendido evento a Siena  sancisce la ripartenza dopo il periodo buio dovuto all'emergenza Coronavirus. 



Il sogno di Lady Florence Phillips - La Collezione della Johannesburg Art Gallery è la mostra di Opera – Civita, promossa dal Comune di Siena, a cura di Simona Bartolena, che presenta fino al 10 gennaio 2021, al Santa Maria della Scala, la collezione di capolavori conservata permanentemente alla Galleria d’Arte di Johannesburg.



Una selezione di circa sessanta opere, tra olii, acquerelli e grafiche, ripercorre oltre un secolo di storia dell’arte internazionale, dalla metà del XIX secolo fino al secondo Novecento, attraverso i suoi maggiori interpreti: Degas, Monet, Cézanne, Van Gogh, Matisse, Modigliani, Turner, Rodin, Moore, Lichtenstein, Derain, Pissarro, Corot, Sargent, Sisley, Bacon, Rossetti, Warhol, Signac, Picasso e molti altri.


Aperta al pubblico nel 1910, la Johannesburg Art Gallery è il principale museo d’arte del continente africano. La mostra presenta una selezione di 64 opere scelte dalle sue vastissime collezioni, spaziando dai grandi artisti europei dell’Ottocento ai maestri (ben meno noti e per questo ancor più sorprendenti) della scena sudafricana del XX secolo: da Degas a Rossetti, da Corot a Boudin, da Courbet a Monet, da Signac a Van Gogh, da Picasso a Bacon, Lichtenstein e Warhol, fino a William Kentridge. Una serie inaspettata di capolavori che permettono di percorrere un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte del XIX e XX secolo, spaziando dall’Europa agli Stati Uniti, fino al Sudafrica.



Ma la vera protagonista dell’esposizione è Lady Florence Phillips, la fondatrice del museo, figura straordinaria, tutta da scoprire. Lady Phillips era nata il 14 giugno 1863 a Cape Town. Suo padre, Albert Frederick Ortlepp, è un naturalista, ispettore dei territori di Colesberg. Nel 1885 Florence aveva sposato Lionel Phillips, figlio di mercanti della lower middle-class londinese, e con lui si era trasferita a Johannesburg. Nel 1892 Lionel era stato eletto presidente della Chamber of Mines, acquistando sempre più potere e perseguendo interessi politici che sfoceranno nel coinvolgimento personale nel “Jameson Raid”, il fallimentare tentativo britannico di sovvertire il governo sudafricano, allora ancora in mano ai boeri. Consegnatosi alla giustizia per chiedere la grazia, Phillips venne invece condannato a morte, ma dopo sei mesi di prigionia venne liberato e costretto all’esilio in Inghilterra. Florence, che fino ad allora aveva viaggiato molto, torna in quell’occasione accanto al marito e lo segue a Londra. È in questo periodo che Florence comincia ad appassionarsi all’arte, prima timidamente, poi con sempre maggior convinzione, cominciando a maturare la convinzione che l’arte possa essere utile, farsi strumento di aiuto sociale, in particolare per le fasce di popolazione più bisognose. Tornata a Johannesburg nel 1906, comincia a dare corpo al suo sogno di realizzare qualcosa di importante per il Sudafrica. Guidata da uno straordinario filantropismo, oltre che dalla volontà di dare visibilità e credibilità culturale al proprio paese d’origine, Lady Phillips immagina una galleria pubblica di livello internazionale, con sede a Johannesburg. Ma il contributo di Florence per il proprio paese non si ferma alla creazione del museo. Collezionista di manufatti africani, Lady Phillips si prodiga nella divulgazione e protezione delle tradizioni dei nativi. Florence morì il 23 agosto del 1940, nella tenuta di famiglia nel West Somerset. Le sembianze di questa donna straordinaria sopravvivono in alcune immagini fotografiche e, soprattutto, in alcuni splendidi dipinti. Uno di questi è la tela di Antonio Mancini, che ritrae Florence a 46 anni, da cui prenderà avvio il percorso della mostra.
Nei propositi espressi in occasione della fondazione del Museo, Lady Phillips sottolinea un importante scopo del suo progetto: “Noi possiamo sperare che in futuro cresca una Scuola d’Arte Sudafricana e che lo studio dei capolavori che siamo riusciti ad assicurare a questa galleria aiuti anche a incentivare gli artisti locali”. La valorizzazione dell’arte e della cultura sudafricane ha quindi un ruolo importante nelle finalità dell’Art Gallery.
Dopo un’introduzione alla figura di Lady Phillips, la mostra comincia il proprio percorso espositivo con la sezione dedicata all’Ottocento inglese, con opere del grande protagonista del romanticismo britannico Joseph Mallord William Turner, dei Preraffaelliti Dante Gabriel Rossetti e John Everett Millais e di Sir Lawrence Alma-Tadema.
Un nucleo di opere francesi della seconda metà dell’Ottocento sono le protagoniste della sezione successiva: in esposizione la veduta delle falesie normanne di Étretat di Gustave Courbet e opere di François Millet e Henri-Joseph Harpignie.
Il percorso prosegue con la straordinaria novità del linguaggio impressionista delle opere di Monet, Sisley, Degas e Guillaumin e con alcuni protagonisti della scena postimpressionista. Notevole  spazio ha in mostra il pointillisme grazie alla presenza di due capolavori di Paul Signac, un paesaggio di Lucien Pissarro e un importante lavoro di Henri Le Sidaner.
Segnano, invece, il passaggio al XX secolo i disegni di due grandi scultori: Auguste Rodin e Aristide Maillol. In mostra, al rigore di André Derain fanno da contrappunto l’approccio già avanguardista di Ossip Zadkine e l’inconfondibile eleganza del segno di Amedeo Modigliani e dello sguardo di Henri Matisse. Quattro grafiche e una significativa Testa di Arlecchino a pastello raccontano la ricerca di Pablo Picasso.
La collezione storica dedicata al secondo Novecento è testimoniata da un tormentato ritratto maschile di Francis Bacon, un intenso carboncino di Henry Moore, e due capolavori pop di Roy Lichtenstein e Andy Warhol.
L’ultima sezione della mostra è dedicata all’arte africana e si chiude con tre splendide opere di William Kentridge, il più noto rappresentante dell’arte sudafricana nel mondo contemporaneo.
Fino al 10 gennaio sarà possibile, quindi, ammirare questa collezione di capolavori presso le sale del Santa Maria della Scala, attraverso questa grande mostra, organizzata in collaborazione con Vidi e con catalogo Skirà, che si preannuncia come l’esposizione più significativa del 2020 a Siena.

Le informazioni, le prevendite e le prenotazioni sono aperte al numero +39 0577 286300 o scrivendo una mail a sienasms@operalaboratori.com



Nicoletta Curradi

domenica 12 luglio 2020

Passo dell'Acquavite.la location perfetta per i momenti più belli




Il tour organizzato nella Tuscia da Undiscovered Italy Tours e Daniela Corti Event ha permesso di conoscere splendide locations, come il Passo dell'Acquavite.

Immersa in una natura incontaminata nella campagna di Bassano Romano, a breve distanza da Viterbo e da Roma, il Passo dell'Acquavite è un’accogliente location dal profilo originale. In questo luogo incantevole, una stalla costruita ai primi del 900 da un mugnaio,   dopo l'accurata ristrutturazione effettuata negli anni '70, si possono celebrare (con rito civile in sede) e  festeggiare  nozze ed altri eventi in una cornice rustica e al tempo stesso  elegante. Il locale dispone di una cucina interna, dove il catering di fiducia della proprietà oppure il catering scelto dagli sposi, può preparare ogni piatto per allietare gli ospiti. 


 I porticati e le vetrate che  circondano la struttura offrono una vista illimitata sul grande parco con l’elegante fontanile e restituiscono ancor più spazio e luminosità agli ambienti. È  perfetta anche per compleanni e  ricevimenti di vario genere. 


Il paesaggio incantevole, l’atmosfera e la versatilità della struttura renderanno indimenticabile un giorno speciale.  Grazie ad un vasto giardino accoglie circa 250 invitati anche all’esterno, all’ombra di gazebo e nel prato verde. Disponibili un ampio parcheggio, un impianto da discoteca e una suite per gli sposi.


PASSO DELL’ACQUAVITE
Strada Comunale Oriolese, 10, 01030 Bassano Romano VT,

Tel. 34766535304
www.passodellacquavite.it



Nicoletta Curradi 

lunedì 22 giugno 2020

Il 10 settembre il Premio Fair Play Menarini 2020



L’appuntamento con l’attesa kermesse sportiva è fissato per il prossimo 10 settembre a Castiglion Fiorentino




Inizia finalmente il conto alla rovescia per la XXIV edizione del Premio Internazionale Fair Play – Menarini. Dopo mesi tragici di incertezza e timori dovuti all’emergenza sanitaria Covid-19, gli organizzatori hanno infatti rotto il silenzio circa lo svolgimento nel mese di settembre di quello che è oggi considerato uno dei più importanti riconoscimenti sportivi dedicato ai valori del fai play, della solidarietà e della tolleranza. Valori che, mai come quest’anno, nello scenario di un’Italia che riparte dopo il complicato periodo del lockdown, assumono un significato ancora più profondo in termini di fiducia verso il futuro. Non mancheranno inoltre i grandi nomi e la qualità che da sempre contraddistinguono il Premio Fair Play - Menarini: anche quest’anno infatti la kermesse porterà a Castiglion Fiorentino i più prestigiosi personaggi della scena sportiva mondiale che ritireranno l’ambito riconoscimento nel corso della cerimonia di premiazione in calendario il prossimo giovedì 10 settembre alle ore 20:30.
“Siamo ripartiti e la macchina del Fair Play - Menarini sta già marciando a pieno regime – illustra Angelo Morelli, presidente dell’associazione Premio Fair Play.-  Non era affatto scontato che la nostra manifestazione riuscisse a timbrare la propria presenza in questo 2020, e siamo felici che la XXIV edizione del premio sia in calendario anche per quest’anno. Dopo una situazione critica come quella che ci siamo trovati ad affrontare, esserci era necessario per lanciare un importante messaggio di speranza a quanti ci hanno seguito in questi anni. Siamo già al lavoro per la convocazione dei premiati che verranno insigniti del nostro prestigioso riconoscimento e siamo certi che anche questa sarà un’edizione all’altezza delle precedenti. Proprio per il particolare momento storico che abbiamo vissuto, non mancheranno momenti di altissima emotività e probabilmente anche i messaggi che i premiati ci vorranno lasciare verranno recepiti con un’attenzione e una profondità diverse”. 
Come da otto anni a questa parte, al fianco del premio si schiera il rinomato Gruppo Farmaceutico Menarini che, anche per l’edizione 2020, ha voluto legare il proprio marchio ai valori dell’etica e del fair play confermandosi title sponsor dell’iniziativa.
“Molti degli sportivi che abbiamo premiato nel corso di queste ultime edizioni ci hanno ricordato che la prima cosa da fare dopo una caduta è cercare in tutti i modi di rialzarsi – ha detto Ennio Troiano, Direttore Risorse Umane Corporate di Menarini – Con la sua partecipazione al Premio Fair Play, Menarini vuole omaggiare chi, in questi duri mesi di lockdown, ha lottato, si è rialzato e non si è arreso, attraverso i valori sani e belli dello sport”.
In attesa di ufficializzare il programma definitivo della manifestazione e l’elenco dei campioni presenti, il Premio Internazionale Fair Play – Menarini conferma anche il vincente connubio nato con il comune di Castiglion Fiorentino che, negli ultimi otto anni, si è rivelato un partner fondamentale oltre ad essere la principale location della kermesse. Anche quest’anno la splendida Piazza del Municipio sarà infatti il teatro della cerimonia finale di premiazione che riunirà sotto un cielo di fine estate le più grandi leggende dello sport internazionale.
“In questa edizione 2020 del Premio Fair Play – Menarini, ai temi dell’etica e del rispetto dentro e fuori il campo da gioco, si affiancano quelli dell’ottimismo e della fiducia nel futuro – dichiara Mario Agnelli, sindaco del comune di Castiglion Fiorentino. – Essere qui quest’anno significa dare un segnale forte a tutti, dal mondo dello sport a quello economico che affonda le sue radici nei comparti agricolo, industriale ed artigianale. Questa manifestazione rappresenta l’occasione migliore per trasmettere alle persone l’energia e la certezza di un domani migliore. Le sfide che dovremo affrontare non saranno sicuramente facili, ma prendendo esempio dall’universo sportivo e dai suoi rappresentati, abbiamo la possibilità d’individuare la meta verso il traguardo. Ringrazio dunque chi, nonostante le difficoltà, non ha perso la capacità di guardare avanti organizzando la XXIV edizione di questa meravigliosa kermesse. E soprattutto, buon soggiorno a tutti i partecipanti nella città di Castiglion Fiorentino”.


Nicoletta Curradi 

domenica 21 giugno 2020

Estate post Covid 19: c:'è più gusto sull'altopiano di Asiago



Nel 2020, per ovvi motivi, la parola d'ordine è "Estate  nel Bel Paese" . Un'ottima scelta è senza dubbio l'Altopiano di Asiago, chiamato anche  “dei Sette Comuni”, località veneta a 1000 metri di altitudine, che possiede tutte le attrattive per la vacanza ideale, unendo storia, natura e gusto. 
Salendo dalla pianura per una ripida strada di dieci tornanti, l'altopiano mostra un magnifico paesaggio fatto di vasti prati, paesi dagli alti campanili e una corona di vette.
Le zone di Ortigara, Cima Caldiera, Portule, Cima Undici, Cima Dodici, teatro di aspri combattimenti durante la prima Guerra mondiale, sono oggi una destinazione privilegiata degli escursionisti. Sacro agli alpini, il monte Ortigara è il luogo di battaglia più conosciuto della zona, e vale una visita il Museo all’aperto di Zebio, con camminamenti, trincee e ricoveri.
La visita dell'Altopiano può partire da Rotzo, il comune più antico, come testimonia la chiesa di Santa Margherita, fondata nell'anno Mille, per proseguire verso alcuni siti preistorici, tra cui il Bostel. Il comune di Roana, memore della cultura e della lingua cimbra, di derivazione germanica, è caratterizzato da sei borgate, dette i sei campanili. 
Immersa nelle colline, ecco Asiago, completamente ricostruita dopo la Grande Guerra, famosa meta turistica, considerata una delle capitali dello sci di fondo in Italia.
L’aria tersa e la scarsa luce urbana fanno di Asiago un luogo perfetto  per osservare le stelle, tanto che nel 1942 vi fu fondato l’Osservatorio astrofisico.  Nelle vicinanze, sulla cima del colle Leiten, spicca la sagoma del Sacrario Militare dove sono raccolte le spoglie di oltre 54. 000 soldati. Verso est, ecco Gallio, noto per le sue strutture sportive, come il trampolino da sci, ma anche per gli impianti per lo sci alpino che in estate si trasformano in un bike park. 
Tra i boschi sorge Foza, dai caratteristici decori realizzati da artisti provenienti da tutt’Italia, mentre all’estremità dell’altopiano si trova Enego, con la trecentesca torre scaligera; dal paese si può godere di uno splendido panorama sulle Dolomiti e sul monte Grappa. Insomma, sull'altopiano  di Asiago, sia in inverno sia in estate, si possono conciliare natura, sport, cultura e gastronomia. 


Visitando l'Altopiano non si può non assaggiare uno dei prodotti più noti della gastronomia locale, appunto il  formaggio Asiago, prodotto qui dove il clima mite, l'aria salubre, l'acqua pura e la ricca vegetazione forniscono ai pascoli il nutrimento più adatto a produrre un latte genuino. Da questo si ottiene un formaggio inconfondibile nel gusto e lavorato secondo un rigido disciplinare. Dietro l'Asiago DOP c'è una storia millenaria, fatta di tradizioni alpine che si conservano e si arricchiscono ogni giorno.  Il formaggio Asiago prodotto con latte di aziende agricole montane e trasformato interamente al di sopra dei 600 metri, ottiene la menzione aggiuntiva “Prodotto della Montagna”.
Solo il formaggio Asiago prodotto in questa zona è l'autentico formaggio Asiago Dop a pasta semicotta prodotto esclusivamente con latte vaccino in due tipologie. La tipologia Asiago DOP Pressato, con latte intero, ha sapore dolce e delicato mentre l'Asiago DOP d’Allevo, con latte parzialmente scremato, ha sapore più deciso.
Al latte - intero per la tipologia Pressato e parzialmente scremato per quella d'Allevo - devono essere aggiunti il caglio bovino e il sale.  Seguono la rottura della cagliata e la semicottura, poi la pressatura per circa 12 ore. Quindi le forme vengono conservate per 48 ore in locali a 10-15°C. La stagionatura minima è di 20 giorni per l’Asiago DOP Pressato e di 60 giorni per l’Asiago DOP d’Allevo.  L’Asiago DOP,  “Prodotto della Montagna, deve essere ottenuto con latte di due o quattro mungiture, proveniente da allevamenti montani; in questo caso, la stagionatura minima è di 30 e 90 giorni. 
L’Asiago DOP Pressato ha una crosta sottile ed elastica, pasta bianca con occhiatura marcata e irregolare. L’Asiago DOP d’Allevo ha una crosta liscia e regolare, la pasta interna è compatta, di colore che va dal paglierino  all’ambrato e presenta occhiatura sparsa di piccola o media grandezza.
Il Consorzio per la Tutela del Formaggio Asiago,  nato nel 1979 per controllare la qualità del prodotto finito e vigilare sul corretto uso delle denominazioni, dei contrassegni, dei marchi, ne promuove la conoscenza in Italia e all'estero, riunendo oltre cinquanta tra produttori e stagionatori.


Nicoletta Curradi

sabato 30 maggio 2020

Villa Bibbiani lancia lo shop online per le sue tichette


Dal Chianti Montalbano DOGC, ai rossi IGT Treggiaia, Pulignano e Montereggi, fino al rosato IGT Flora: pronti da degustare i primi vini prodotti nella nuova cantina della storica tenuta che si estende sulle colline del Montalbano, tra Firenze ed Empoli.






Dopo due anni di lavori per riportare all’antico splendore la storica tenuta, Villa Bibbiani è pronta a fare degustare i suoi vini portandoli direttamente a casa degli appassionati dei rossi toscani. La proprietà – che si estende sulle colline toscane del Montalbano, tra Firenze ed Empoli – lancia il suo shop online da dove ordinare le prime cinque etichette prodotte nella cantina ottocentesca completamente ristrutturata e oggi dotata delle più avanzate tecnologie per la vinificazione. 
“Il 2020 era iniziato a Villa Bibbiani con l’entusiasmo di veder imbottigliato il frutto del lavoro degli ultimi due anni e il desiderio che il nostro vino venisse degustato da un pubblico più ampio possibile”, racconta il direttore marketing Simone Pezzatini. “L’attuale emergenza ci ha spinto a rivedere i piani e anticipare progetti, come quello di aprirci alla vendita online sia in Italia sia all’estero. Il primo passo è quello dello shop online gestito direttamente dalla squadra di Villa Bibbiani, guidata all’enologo interno Leopoldo Morara, che sarà a disposizione degli appassionati per raccontare i vini e offrire suggerimenti, proprio come accade durante le visite in cantina. Entro i prossimi tre mesi apriremo i nostri canali Amazon per servire l’Europa e gli Stati Uniti nonché Alibaba, Tmall e Wechat per aprire ai mercati asiatici”.

L’eccellenza dei vini rossi toscani in cinque etichette

I vigneti di Villa Bibbiani coprono un’areadi  diciotto ettari: la maggior parte è piantata a Sangiovese, re indiscusso del territorio, ma sono anche presenti Colorino e Canaiolo nero. Tre ettari sono coltivati a Cabernet Sauvignon che in quest’area riesce a esprimere al meglio le proprie caratteristiche. 

Sono questi i vitigni alla base della cinque etichette presenti sulla piattaforma shop.villabibbiani.it, a partire dal Chianti Montalbano DOGC, di cui Villa Bibbiani punta ad essere, come in passato, rappresentante di spicco per la qualità superiore delle proprie bottiglie. Il fresco e vibrante rosato Flora IGT, 100% Sangiovese, si ispira ai profumi dello splendido parco botanico della tenuta; il Treggiaia IGT, un blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon, si distingue per la sua intensità e ricchezza aromatica; il Pulignano IGT è un Sangiovese in purezza, suadente e fine, capace di evolversi nel tempo; infine, il Montereggi IGT è un Cabernet Sauvignon in purezza di grande personalità e con un elevato potenziale di invecchiamento. Vini pregiati che raccontano in bottiglia il lavoro, la passione e l’impegno per ricerca della cantina di Villa Bibbiani.
Olio delle colline toscane
La tenuta ospita cinquemila piante di olivo, mentre duemila esemplari si trovano nell’oliveto nei pressi di Vinci. Le varietà sono Leccino, Frantoio e Moraiolo, cultivar tipicamente toscane che producono un olio di grande personalità. Accanto al vino, nello shop online è possibile anche ordinare l’olio extravergine di oliva IGP toscano di Villa Bibbiani.

L’impegno verso la comunità locale
Accolto con calore in quella che considera ormai casa, l’imprenditore texano George Mc Carroll Rapier III, proprietario di Villa Bibbiani dal 2018, sin da subito si è impegnato a favore del territorio. Un’attenzione oggi ancora più forte che si è tradotta in una donazione personale all’ospedale San Giuseppe di Empoli e per il sostegno della comunità locale, e che si riflette anche nei valori etici e solidali della cantina. Agli operatori impegnati a gestire l’emergenza legata al Covid-19, all’interno sia delle strutture ospedaliere sia delle residenze per anziani, e residenti nei comuni limitrofi a Villa Bibbiani la consegna sarà effettuata direttamente dalla cantina senza costi e con uno sconto sull’ordine. 

“Un piccolo gesto per coloro che stanno assistendo i nostri concittadini senza sosta da settimane”, commenta l’enologo Leopoldo Morara. “Ci auguriamo riescano a ritagliarsi un momento di pausa e che un buon bicchiere di vino possa aiutare ad allentare la tensione”. 
Villa Bibbiani è stata inoltre la prima “cantina solidale” ad aderire a Vino vs Virus, progetto che coinvolge esperti e appassionati di vino nella raccolta fondi di Mission Bambini e volta a potenziare la strumentazione informatica durante l’emergenza per garantire ai bambini più vulnerabili il diritto all'istruzione. 
1300 anni di storia
Villa Bibbiani si estende su circa quattrocento ettari adagiati alle pendici del colle Montalbano, tra le località di Capraia e Limite nella provincia fiorentina. L’area è dominata da una splendida villa cinquecentesca, circondata da giardini all’italiana, il parco botanico ideato da Cosimo Ridolfi, esperto agronomo, vigneti e uliveti che digradano dolcemente verso la piana dell’Arno. Oltre 1300 anni di storia sono tornati a risplendere a partire dal 2018 grazie all’opera di George Mc Carroll Rapier III.  
Un progetto di ampissimo respiro che ha coinvolto ogni angolo della tenuta: dalla ristrutturazione della villa rinascimentale, al rifacimento delle cantine e degli altri edifici e strutture adiacenti, al recupero del parco botanico, dei vigneti e degli uliveti, fino alla valorizzazione dell’area archeologica etrusca di Montereggi.

Villa Bibbiani
Alle pendici meridionali del colle Montalbano, tra le località di Capraia e Limite in Toscana, sorge Villa Bibbiani: un’antica villa rinascimentale circondata da vigne, ulivi e uno splendido parco botanico ideato da Cosimo Ridolfi. Una storia di produzione e avanguardia lunga 1300 anni in un territorio che da sempre trasmette tutta la sua eleganza e finezza nei suoi vini, sintesi di eccellenza e passione. Eccellenza di un terroir unico che conferisce al vino eleganza, struttura e ricchi bouquet aromatici che raccolgono tutti i profumi del nostro areale. Passione di una cantina che cura con grande rispetto i vigneti e il loro frutti. La cantina produce oggi cinque etichette: Chianti Montalbano DOCG, fiore all’occhiello di Villa Bibbiani, Treggiaia IGT, Pulignano IGT Montereggi IGT, e il rosato Flora IGT.. 



Ecco le note di degustazione di Chianti Montalbano DOCG 2018. 

Vino armonico, equilibrato e con un lungo finale esprime  appieno  il territorio. Colore rosso brillante, profumo di ciliegia e di piccoli frutti rossi. I tannini  sono morbidi e avvolgenti, uniti ad una piacevole freschezza, creando un vino  elegante e tipicamente toscano. 





Villa Bibbiani
località Bibbiani SNC – 50050 Capraia e Limite, Firenze
Tel. +39 338-3195652
Sito web www.villabibbiani.it
Apertura cantina: 
DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ
08.00 – 17.00



Nicoletta Curradi 




giovedì 28 maggio 2020

Borgo Scopeto, un gioiello nel cuore del Chianti Classico


Le prime notizie di Borgo Scopeto, nel comune di Castelnuovo Berardenga, cuore del Chianti Classico, risalgono al 1079, quando la cattedrale di Siena eresse un insediamento fortificato a difesa della città. Nel Quattrocento l’insediamento venne donato alla nobile famiglia senese dei 2Sozzini, che vi fondò una fiorente azienda agricola dedita principalmente alla coltivazione della vite e dell’olivo. Intorno alla bella torre trecentesca, che ancora oggi caratterizza il profilo del borgo, nacquero via via la villa padronale e le case dei contadini, abitate fino ad anni recenti. Tra il Cinquecento e il Seicento Borgo Scopeto fu al centro di animate discussioni teologiche sulla Riforma, e due dei rappresentanti della famiglia Sozzini vennero perseguitati dalla Chiesa per sospetto di eresia. 
La prima bottiglia di Chianti Classico di Borgo Scopeto venne prodotta nel 1990: sette anni dopo la tenuta fu acquistata da Elisabetta Gnudi Angelini, che iniziò subito i lavori di recupero del Borgo per trasformarlo in uno dei più affascinanti ed esclusivi relais della Toscana. Contestualmente viene costruita la nuova cantina di vinificazione e invecchiamento a qualche chilometro dal Borgo, in modo da razionalizzare tutto il processo produttivo e staccarlo dall’attività alberghiera.

LA CANTINA 
La cantina, concepita secondo la moderna tecnologia “a caduta”, è costruita su due livelli con la zona invecchiamento completamente interrata. I vecchi vigneti coltivati “a tendone” sono stati completamente reimpiantati utilizzando il più moderno sistema a cordone speronato. Borgo Scopeto vanta il più grande vigneto della Toscana per estensione, la Vittoria, che si allunga senza interruzioni per ben 26 ettari. 
In località Misciano si trova il vigneto che dà il nome alla prestigiosa Riserva di Chianti Classico nata nel 1998 per volontà di Elisabetta Gnudi Angelini. 
Il Chianti Classico di Borgo Scopeto, nelle due tipologie di Annata e Riserva, è apprezzato in Italia e nel mondo per il suo stile perfettamente aderente al territorio e alla denominazione. A questi si affiancano il Supertuscan Borgonero e il Vin Santo Doc Chianti Classico. A Borgo Scopeto infine vengono prodotti anche uno straordinario olio extra vergine di oliva a Dop Chianti Classico e “Il Balsamico”, condimento prodotto a partire dalle uve aziendali e invecchiato 8 anni presso l’Acetaia Malpigli di Modena.
I VINI DI BORGO SCOPETO 
RISERVA MISCIANO CHIANTI CLASSICO DOCG
• Misciano, piccolo comune abbandonato nel XV secolo, dà oggi il nome alla più importante vigna di Borgo Scopeto, situata a 360 metri sul livello del mare, esposizione sud/sud-est con terreno a matrice sabbioso-argillosa. 
• Viene prodotto solamente nelle ottime annate, dopo una scrupolosa selezione delle uve. 
•L’etichetta che caratterizza tutti i vini di Borgo Scopeto rappresenta il nucleo abitativo storico della tenuta. 
RACCOLTA: manuale.
UVE: Sangiovese. 
AFFINAMENTO IN LEGNO: 24 mesi in botti di rovere di Slavonia da 30 hl e tonneaux di rovere francese da 500 l.
AFFINAMENTO IN BOTTIGLIA: minimo 3 mesi. 
CAPACITÀ DI INVECCHIAMENTO: 15 anni. 
PRIMO ANNO DI PRODUZIONE: 1998
CHIANTI CLASSICO DOCG
• I vigneti si trovano a un’altitudine compresa tra i 360 e i 450 metri sul livello del mare.
• Le perfette esposizioni e le ottimali composizioni dei suoli identificano le tipicità di questo vino. 
UVE: Sangiovese, Merlot, Colorino. 
AFFINAMENTO IN LEGNO: 1 anno in botti di rovere di Slavonia da 30 hl.
 AFFINAMENTO IN BOTTIGLIA: minimo 2 mesi.
 CAPACITÀ DI INVECCHIAMENTO: 10 anni. 
PRIMO ANNO DI PRODUZIONE: 1998


BORGONERO IGT TOSCANA
• Supertuscan di grande personalità ed eleganza. 
• Le uve vengono selezionate nei vigneti di Cagliano e Vittoria, che presentano caratteristiche ottimali di suolo, esposizione e microclima per l’allevamento dei vitigni che compongono il vino. 
• L’altitudine dei vigneti è compresa tra i 400 e i 450 metri sopra il livello del mare e la vendemmia si svolge tra la metà di settembre e la prima settimana di ottobre. La raccolta viene effettuata a mano nei vigneti di Cagliano e meccanizzata con tecnologia per la separazione delle parti verdi nei vigneti di Vittoria.
 • La fermentazione alcolica e malolattica avvengono separatamente per le diverse uve, che solo in seguito vengono riunite in un'unica massa. 
UVE: Sangiovese, Syrah, Cabernet Sauvignon, Merlot. 
AFFINAMENTO IN LEGNO: 16 mesi in tonneaux di rovere francese da 500 l. 
AFFINAMENTO IN BOTTIGLIA: almeno 4 mesi.
VINSANTO DEL CHIANTI CLASSICO DOC
• Secondo la leggenda il nome Vin Santo deriva dal Concilio di Firenze del 1439, quando il metropolita greco Giovanni Bessarione proclamò, mentre stava bevendo il vin pretto: "Questo è il vino di Xantos!", forse riferendosi a un certo vino passito greco di Santorini. I suoi commensali, che avevano confuso la parola "Xantos" con “Santos”, credettero che egli avesse scoperto nel vino qualità degne di essere definite "sante". In ogni caso, da quel momento il vin pretto fu chiamato Vin Santo. 
• Prodotto con uve Trebbiano Toscano e Malvasia lasciate appassire per tre mesi in stanze areate. 
• Fermentazione in barrique e affinamento per 4 anni in caratelli. Altitudine: 360 metri sul livello del mare. Terreno: Argilloso/Sabbioso. 
AFFINAMENTO IN LEGNO: 4 anni in caratelli. 
AFFINAMENTO IN BOTTIGLIA: 12 mesi 
CAPACITÀ DI INVECCHIAMENTO: oltre 15 anni 
PRIMO ANNO DI PRODUZIONE: 1998

OLIO EXTRA VERGINE D’OLIVA CHIANTI CLASSICO DOP 
Nel Chianti Classico viene prodotto fin dal 1300 un ottimo olio. I frutti provengono dagli olivi opportunamente selezionati tra le 6.500 piante di Borgo Scopeto. Le olive vengono raccolte esclusivamente a mano e portate al frantoio, dove vengono frante immediatamente con il sistema continuo e a temperatura controllata di 24-26 °C.  
Le cultivar:
MORAIOLO: ha un gusto pieno, armonico e un fruttato medio-intenso, con una buona componente di piccante e di amaro, forte, saporito ed elegante allo stesso tempo. 
FRANTOIO: entra rapidamente in produzione (3-4 anni) le olive sono di buona dimensione; è robusto e adattabile a diversi climi, produce un ottimo olio dal sapore fruttato-leggero, dolce ed elegante.
LECCINO: ha rami cadenti come un salice piangente, è resistentissimo al freddo e pertanto le basse temperature non vanno a influire sulla produzione. 
Quindi il Moraiolo dona il corpo e la forza, nonché la longevità; il Frantoio l’eleganza, la leggerezza ed i profumi; il Leccino la costanza produttiva. 
PRIMO ANNO DI PRODUZIONE: 1998

I NUMERI DI BORGO SCOPETO 
  • Superficie aziendale: 482 ettari 

  • Ettari vitati: 70 

  • Oliveto: 6.500 piante 

  • Bosco: 322 ettari 

  • Produzione media annua: 350.000 bottiglie

CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE 2015 

La gamma dei vini di Borgo Scopeto, l’azienda di proprietà di Elisabetta Gnudi Angelini a Vagliagli, nel cuore del Chianti Classico, si arricchisce di una nuova, importante etichetta: il CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE. La prima annata, da poco disponibile sul mercato, è la 2015: sebbene il disciplinare del Chianti Classico preveda - dalla vendemmia 2014 - la possibilità di produrre questa speciale tipologia anche in maniera retroattiva, ovvero tramite una selezione “di cantina” di annate precedenti, Elisabetta e il suo staff tecnico hanno preferito operare una selezione delle uve sul vigneto a partire dalla vendemmia 2015.
Il Chianti Classico Gran Selezione di Borgo Scopeto è dunque un vino di alta gamma, prodotto solo nelle migliori annate, che nasce non solo da una particolare selezione delle uve, ma anche da un diverso percorso di affinamento in piccole botti di rovere da 10 HL.
La Gran Selezione è dunque frutto dei vigneti di Sangiovese più pregiati, con le migliori esposizioni e composizioni dei suoli ricchi di galestro. Caratteristiche che si traducono nella spiccata tipicità di questo vino che presenta un colore rosso rubino intenso e al naso offre un bouquet ampio e armonico, con sentori di intrigante complessità che spaziano dai piccoli frutti neri di bosco a vaniglia, cacao e liquirizia. Al gusto è molto persistente austero e ben strutturato: la sua freschezza perfettamente bilanciata da una trama tannica evidente, ma fine ed elegante.
“Borgo Scopeto è da secoli legato alla grande tradizione enologica del Chianti Classico – spiega Elisabetta Gnudi Angelini – e Vagliagli ha una propria identità e storicità che ne fanno una delle zone più antiche per la viticoltura e olivicoltura. È proprio questa biodiversità a caratterizzare l’enorme ricchezza dei territori, delle regioni, dell’Italia intera! Per questo sono molto felice di aver intrapreso un percorso di valorizzazione e tutela del territorio nel rispetto del meraviglioso patrimonio naturalistico di cui noi vignaioli siamo i primi custodi.”​
Il nucleo abitativo storico di Borgo Scopeto (fra l’altro raffigurato sull’etichetta di tutti i vini) risale infatti all’anno Mille, ma fu l’illustre dinastia senese dei Sozzini ad avviare nel Quattrocento una fiorente azienda agricola dedita principalmente alla coltivazione della vite e dell’olivo.
Non a caso Borgo Scopeto può vantare uno dei più grandi vigneti contigui della Toscana: si tratta de “La Vittoria” che si estende infatti senza interruzioni per ben 26 ettari.
Oggi la nuova cantina di invecchiamento e di vinificazione sorgono a poche centinaia di metri dall’antico Borgo trasformato, grazie a un attento e scrupoloso recupero conservativo, in un elegante Relais de charme dotato di 58 suite, ristorante e SPA.
Da sempre sensibili alla sostenibilità aziendale e rispettosi dell’ambiente, Elisabetta Gnudi e i suoi figli Igino e Alessandra Angelini hanno da tempo avviato un percorso che porterà a convertire l’azienda a conduzione biologica. Un cambiamento che nasce da un percorso e da una convinzione, non solo da un’opportunità, dal momento che già da parecchi anni (Elisabetta acquistò Borgo Scopeto nel 1997) l’azienda utilizza pratiche il più possibile rispettose dell’eccezionale contesto paesaggistico e ambientale – il Chianti – in cui è inserita. Da molto tempo, infatti, all’interno della conduzione agronomica di tipo convenzionale sono state attivate pratiche tese alla salvaguardia ambientale e volte all’abbandono graduale delle molecole di sintesi.



Nicoletta Curradi


venerdì 6 marzo 2020

Le opere di Yuri Kuper all'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze

Yuri Kuper, artista di origini russe, tra le personalità più eclettiche della scena contemporanea internazionale, ha scelto Firenze per rivelare un traguardo personale, gli ottant’anni che finirà in Luglio, e un traguardo delle cose, degli objet trouvé del quotidiano, da sempre suo principale repertorio ora vissuti, interpretati, alla luce di una nuova libertà creativa.



S’intitola Sfumato la mostra curata dalla gallerista e critica d’arte Inna Khegay che inaugura oggi presso la Sala delle Esposizioni all’Accademia delle Arti del Disegnopromossa dalla stessa Accademia insieme con l’Associazione Amici del Museo Ermitage (Italia) e la Regents Art Foundation (RAF) e sostenuta dal Ministero della cultura della Federazione russa, dall’Ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede, dall’Accademia russa di Belle Arti di San Pietroburgo e dalla Fondazione russa per la cultura.
Oltre cinquanta opere, provenienti da collezioni private e dalla Galleria Patrick Cramer di Ginevra, per raccontare il linguaggio metamorfico dell’arte, per cui è possibile liberare la magia di qualcosa che non ne possiede dall’origine. Un pennello, un tubo, un vaso da fiori, nelle mani artigiane di Kuper gli oggetti, così ogni esperienza, arrivano a sincretizzare presente e passato, estetica e funzione, per un risultato finale di grande impatto ipnotico.
La personalità artistica di Yuri Kuper attraverso questa mostra a lui dedicata – sottolinea Cristina Acidini, presidente dell’Accademia - si conferma tra le più interessanti dello scenario internazionale, per quel suo continuo lavoro di mediazione fra i movimenti creativi della sua formazione e della sua maturità, da un lato, e la sua originalità filosofica prima ancora che tecnica dall’altro”. “Da artista che ha visto il mondo e in esso vive pianamente, Kuper ha forgiato un linguaggio universale che parla a tutti, con potenza arcaica e insieme fascino contemporaneo”.
Difficile resistere alla tentazione di spiegare la complessa parabola dei nostri tempi, i mutamenti globali che hanno investito l’umanità, perciò il maestro fruga nelle tasche del quotidiano e ne eviscera simboli – testi sacri e luoghi di culto in primis - materiali, speranze, ricordi, volti, li mette al riparo dalla banalizzazione e dall’impoverimento di significato. Con magistrale capacità di composizione e l’utilizzo di tecniche miste, tra cui acrilico e collage, li traspone su tela o carta, ma anche su litografie rifinite a mano come la serie dedicata al Lago dei Cigni. Delle Metamorfosi, serie di rappresentazioni teatrali dirette dal Premio Oscar Nikita Michalkov, ispirate ai racconti di Anton Cechov e Ivan Bunin, e di cui Kuper cura le scenografie tra il 2016 e il 2019, possiamo invece cogliere la raffinatezza delle riproduzioni su carta con innesti di foto e collage.
Alcuni frammenti di queste performance sono riproposte anche attraverso un filmato della durata di 12 minuti proiettato all’interno del percorso espositivo. “Il video – dice Inna Khegay - mostra l’approccio innovativo nella realizzazione degli allestimenti, di finissimo tessuto o multimediali, rivelatori di uno stile unico”.
Su tutti i lavori esposti, il velo plastico della rarefazione, quell’effetto di “sfumato” che Kuper mutua dai grandi maestri del passato e a cui torna con lo sguardo in una mostra evento nella città d’arte per antonomasia. Fino al 30 marzo. 
Yuri Kuper
Nato nel 1940 a Mosca, in Russia, ha continuato a studiare all'Accademia d'arte di Mosca dal 1957 al 1963 prima di emigrare in Israele, stabilendosi infine a Londra nel 1972. Kuper ha esposto con la Serge Sorokko Gallery di San Francisco, la Kournikova Gallery di Mosca e la Galerie Patrice Trigano di Parigi. Vive e lavora tra Normandia, Francia, New York, New York e Mosca, Russia. Grafico, pittore, scultore, scenografo teatrale e per il cinema, autore di progetti architettonici, scrittore, Yuri Kuper è “cittadino del mondo”: cosmopolita per stile di vita, grazie alla propria arte rivela al mondo il codice culturale dell'identità russa. Negli ultimi anni, raggiunta la pienezza artistica e umana, è tornato a Mosca, la sua patria, “la città dei tubi di scolo”.
YURI KUPER. SFUMATO
6-30 marzo 2020
Sala Esposizioni Accademia delle Arti del Disegno
Via Ricasoli 68, Firenze
Orario: da martedi a sabato, ore 10-13 e 17-19
Domenica: ore 10-13, Lunedì chiuso, Ingresso gratuito

Nicoletta Curradi