Ora di Ottawa

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venerdì 30 marzo 2018

Collezione Casamonti, un nuovo museo a Firenze


Dal 25 marzo 2018  Firenze ospita un nuovo luogo dedicato all’arte moderna e contemporanea in uno spazio collocato al Piano Nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni. Lo storico edificio, capolavoro architettonico rinascimentale opera di Baccio d’Agnolo, si affaccia sull’asse visuale che congiunge piazza Santa Trinita con la prestigiosa via Tornabuoni.
L’antica dimora – attentamente restaurata – accoglierà la selezione delle opere che Roberto Casamonti, nella sua lunga attività nel mondo dell’arte, ha raccolto per costituire il corpus principale della propria Collezione.




I dipinti e le sculture esposte sono il frutto di anni di appassionate ricerche che danno vita ad un assieme in grado di rappresentare l’eccezionale evoluzione storico artistica che attraversa per intero il XX secolo.
“La Collezione, con le sue dotazioni in permanenza, si appresta a qualificarsi – sottolinea il critico Bruno Corà – come una delle maggiori raccolte d’arte moderna e contemporanea aperte al pubblico esistenti in Italia. La scelta di offrire questa sua Collezione a fiorentini e turisti – evidenzia ancora il curatore scientifico della Collezione – si esprime come un autentico gesto mecenatizio (…) l’atto di riconoscenza di un cultore appassionato d’arte, per la città che lo ha seguito nel corso della sua attività professionale e della sua stessa vita”.
Per precisa scelta dell’Associazione Culturale, appositamente costituita per gestire e animare questo nuovo spazio culturale, il pubblico potrà ammirare le opere esposte accedendovi gratuitamente, su semplice prenotazione.
La Collezione di opere d’arte italiane e straniere si articola in due grandi nuclei: il primo considera opere di artisti agli esordi del Novecento e sino ai primi anni Sessanta, il secondo, dal 1960 ai nostri giorni.
In Palazzo Bartolini Salimbeni, la Collezione sarà proposta per sezioni. Il primo nucleo, dal 24 marzo 2018 e sino alla primavera del ’19 e, a seguire, il secondo.
Al primo appartengono capolavori di Fattori, Boldini, Balla, Viani, Sironi, Severini, Marini, Morandi, de Chirico, Savinio, Prampolini, Casorati, Magnelli, Licini, Picasso, Leger, Soutine, Klee, Chagall, Ernst, Kandinsky, Hartung, Fautrier, Matta, Lam, Dorazio, Accardi, Afro, Vedova, Capogrossi, Burri, Klein, Fontana, Castellani, Manzoni, Lo Savio e numerosi altri.
L’Associazione per l’Arte e la Cultura, denominata “Collezione Roberto Casamonti” si propone l’obiettivo di organizzare mostre ed eventi multidisciplinari finalizzati a valorizzare il dialogo tra le arti con la sola motivazione di animare il dibattito culturale che interessa l’arte moderna e contemporanea.
“La nascita dell’Associazione – evidenzia Roberto Casamonti –sancisce il punto di arrivo di una lunga storia che attraversa e caratterizza la mia famiglia, raccontandosi oggi per mezzo del linguaggio vivo dell’arte. Ho pensato di voler condividere con la città di Firenze, alla quale sono da sempre affettivamente legato, la mia collezione per poter fare in modo che i valori di cui l’arte è portatrice possano essere condizioni non esclusive ma pubblicamente condivise. Sono fortemente convinto del potenziale educativo dell’arte, in grado di strutturare ed educare il pensiero, l’animo e la consistenza del nostro vivere. Perché anch’io sono convinto che la bellezza sia in grado di salvare il mondo, come affermava Dostoevskij”.
La direzione è stata affidata a Sonia Zampini, storica dell’arte e da anni collaboratrice della galleria Tornabuoni Arte.

Informazioni e prenotazioni: www.collezionecasamonti.com
tel. 055.602030
prenotazioni@collezionerobertocasamonti.com
info@collezionerobertocasamonti.com
Orari di apertura pubblico: mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica dalle ore 11.30 alle ore 19.00, chiusura biglietteria ore 18.30


Fabrizio Del Bimbo

giovedì 29 marzo 2018

Faeto e Celle San Vito, enclave francoprovenzale in Puglia



Faeto e Celle San Vito in Puglia, enclave franco-provenzale
Non solo arbereshe, la ricchezza linguistica della Puglia comprende anche il franco-provenzale


L’origine delle colonie linguistiche di Faeto e Celle di San Vito risale al 1269, quando Carlo I d’Angiò inviò un distaccamento di soldati a presidiare il centro fortificato di Crepacore, concedendo loro, poi, di insediarsi con le proprie famiglie nell’omonimo vicino Casale e nei dintorni.
Verso il 1340, con la ripresa delle ostilità prima tra gli stessi Angioini e quindi contro gli Aragonesi, una grossa parte degli abitanti lasciò il casale per trasferirsi nell’attuale sede di Faeto, mentre gli altri occuparono il territorio dell’odierna Celle.
In accordo con l’editto del 1274 con cui Carlò I d’Angiò dispose che «usque ad centum focularia» (un centinaio di famiglie) scendessero in Capitanata dalla Provenza, si è sempre pensato che Faeto e Celle fossero provenzali.
Così nel 1490 il guascone (occitano) Philippe de Voisins, tornando dalla Terra Santa, si stupiva che nella vicina Monteleone si parlasse la sua lingua. Allo stesso modo, nel 1556, Pio V in una bolla chiamò gli abitanti di Faeto e Celle «provenzali».  E non diversamente lo storico valdese Pierre Gilles, nel 1641, parlò di valdesi provenzali che in successive ondate tra l’inizio e la fine del XIV secolo, perseguitati dal papa, si rifugiarono nelle Valli valdesi cisalpine (occitane) per poi trasferirsi in Puglia e fondare «cinq villettes closes: assavoir Monlione, Montavato, Faito, la Cella et la Motta». Provenzale, infine, viene definito dall’Avv. Francesco Alfonso Perrini il dialetto di Celle in cui traduce la Novella IX della prima giornata del Decamerone
Approfondiamo la conoscenza di questi due paesi:
Faeto fa parte della Comunità Montana del Subappennino Dauno Meridionale ed è il più alto ed uno dei più graziosi paesi della Capitanata.
Situato a 866 metri di altitudine, nella parte meridionale del Subappennino Dauno, è abitato da circa 800 persone. Il territorio è prevalentemente montuoso e raggiunge le massime altezze con il Monte Cornacchia a 1.151 metri di altitudine.
Il paese si sviluppa a mezza costa e "come un nido di uccello" è adagiato sul fianco est del Monte Perazzoni. e per la sua felicissima posizione offre ai visitatori uno spettacolo notevole di bellezze paesaggistiche ancora incontaminate, di storia, di costumi, di folclore.
Da qui, come dalle cime del Subappennino che circondano il paese, si possono dominare  valloni, la piana del Tavoliere e, nelle giornate prive di foschia, il mare Mediterraneo e i monti del Gargano.
Qui si può trovare una ricca varietà di alberi: querce, cerri ippocastani, aceri, olmi, robinie, salici, faggi, frassini, agrifogli, cornioli; biancospino, ginestre, susini selvatici; di fiori di campo: viole, primule, anemoni, gigli, narcisi, orchidee, asfodeli, oltre a ruscelli e sorgenti d'acqua limpida e fresca.
Il clima è quello tipico appenninico: inverni freddi, estati non molto calde.
Per chi vive a Faeto, conoscere la storia del proprio territorio serve non solo come conoscenza del passato per una più corretta valutazione del presente, ma anche come motivo di riappropriazione della propria identità e della propria civiltà, con l'impegno di conservare il patrimonio di cultura e di tradizioni derivante dal passato.
L'attività predominante è quella agricola con  produzione locale di grano, oltre a girasole e mais. Di una certa importanza è la coltivazione delle leguminose e tuberose; da segnalare, in particolare, la produzione di fagioli e patate che per la loro bontà e squisitezza sono rinomati e ricercati. Fama di bontà, giustamente meritata, godono i salumi prodotti sul posto.


Oltre a Faeto, anche  il comune di Celle di San Vito, il centro più piccolo della Capitanata e della Puglia per numero di abitanti , rappresenta l’unica minoranza francoprovenzale in Puglia.
Il toponimo è da ricondurre alla presenza, nel Duecento, di un cenno biologico utilizzato come residenza estiva dai monaci benedettini del convento di San Nicola e dal piccolo santuario dedicato a San Vito situato sull'omonimo monte che sovrasta il paese.
Sebbene l’uso della lingua originaria della Francia alpina si attesti intorno alla metà del XVI secolo, è più che probabile che la sua diffusione abbia avuto inizio molto prima, intorno al 1200 quando alcuni ex soldati angioini si stabilirono nel centro di Celle di San Vito, dove dei monaci avevano costruito un piccolo Eremo. Il francoprovenzale è stato per secoli la lingua dominante, tanto che fino a meno di trent’anni fa, la maggioranza dei cittadini di Celle e di Faeto parlava esclusivamente il provenzale. Con la legge 482 del 1999, lo Stato ha riconosciuto la tutela delle minoranze linguistiche presenti in Italia, incluso il francoprovenzale.
I due centri hanno  istituito uno Sportello Linguistico (Faeto, nel 2003 e Celle San Vito nel 2010) che ha come scopo principale il recupero del patrimonio linguistico, la sua promozione e valorizzazione. Nel corso degli anni sono stati organizzati incontri a tema, oltre a ricerche (in collaborazione con la Facoltà di Lettere dell’Università di Foggia) che hanno condotto alla pubblicazione di una brochure, di un libro e di un calendario in francoprovenzale
Con la Legge n. 482 del 15 Dicembre 1999, denominata “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” e pubblicata il 20 dicembre 1999 nel numero 297 della Gazzetta Ufficiale, la Repubblica Italiana, che già valorizza il patrimonio linguistico e culturale della Lingua Italiana, si impegna anche nella valorizzazione delle cosiddette lingue e culture “minoritarie” presenti nel territorio italiano.
Richiamandosi all’articolo numero 6 della Costituzione che afferma “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche” e richiamando i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, con la Legge 482 lo Stato Italiano afferma dunque di voler tutelare “la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo”.
È fondamentale coinvolgere le nuove generazioni: a Celle San Vito  gli ultimi. nati sono venuti alla luce nel 2014.
Sono numerose le iniziative che vengono organizzate nel piccolo borgo dalla Via Crucis del Venerdì Santo alla Sagra dell’agnello, quando la cucina Daunia presenta i suoi straordinari prodotti e dove la carne d’agnello viene coniugata in mille modi, in ricordo di quell’epoca delle transumanze che non è mai stata dimenticata.
La Festa di San Vito, San Modesto e Santa Crescenzo si tiene due volte l’anno, con una processione molto sentita dalla popolazione devota che segue composta i carri addobbati e drappeggiati con sopra le statue dei suoi santi. Con la Festa dell’emigrante, l’intero paese si raduna attorno ai propri amici e parenti che ritornano al borgo per qualche giorno per ritrovare la propria lingua, con la quale viene anche celebrata una messa.
La Festa patronale di S. Vincenzo Ferrer e la Sagra dei Cicatelli, un tipo di pasta simile ai cavatelli ma un po' più lunghi, senza apertura centrale, e con un'incavatura all'interno, servita con sughi o salse a base di carne o di verdure molto saporite, sono altri appuntamenti tradizionali che la popolazione di Celle San Vito predilige per ritrovarsi, divertirsi e rinnovare la sua secolare cultura francoprovenzale.
Per alloggiare:
Hotel  Apulia Palace Lucera
www.hotelpalacelucera.it

Nicoletta Curradi

Lucca Film Festival dall'8 al 15 aprile

Stephen Frears, Martin Freeman, Rupert Everett, Anton Corbijn, Sabina Guzzanti e Laura Morante sono fra i protagonisti del Lucca Film Festival e Europa Cinema 2018, la manifestazione cinematografica che dall’8 al 15 aprile si terrà nelle città di Lucca e Viareggio. Un red carpet stellare che sarà arricchito da omaggi con proiezioni, premi e incontri col pubblico dedicati a ciascuna delle star presenti. Torna inoltre per il terzo anno consecutivo il Concorso internazionale di lungometraggi, con 14 film in competizione da tutto il mondo in prima italiana, a cui si affiancheranno le Anteprime fuori concorso e il consueto appuntamento con il Concorso internazionale di cortometraggi. Il festival si svolgerà in vari luoghi della città tra cui, a Lucca, i cinema Astra e Centrale, il Teatro del Giglio, Palazzo Ducale e Fondazione Ragghianti.


  



Martin Freeman, 9 aprile - Divo dal percorso poliedrico, in vent’anni di successi sul grande e piccolo schermo Martin Freeman ha vestito i panni di personaggi indimenticabilicome Bilbo Baggins nei tre adattamenti cinematografici del romanzo fantasy di J.R.R. Tolkien Lo Hobbit, il dottor Watson nell’applaudita serie televisiva Sherlock e Lester Nygaard in Fargo, pluripremiata produzione ispirata all’omonimo film dei fratelli Coen, senza dimenticare l’arguto addetto alle vendite Tim Canterbury serie che lo ha portato alla notorietà: The Office. Al momento al cinema con il superhero film Black Panther, l’attore inglese il 9 aprile sarà ospite del festival per ricevere il premio alla carriera e presentare in anteprima italiana il suo ultimo lavoroGhost stories di Jeremy Dyson e Andy Nyman, adattamento dell’omonima opera teatrale in cui Freeman interpreta il personaggio Mike Priddle. Il uscirà nelle sale italiane dal 19 aprile, distribuito da Adler Entertainment. Dopo la proiezione Freeman incontrerà il pubblico.

Anton Corbijn, 10 aprile 
- Noto in tutto il mondo per aver immortalato i giganti della storia del rock, dai Joy Division a Tom Waits, dagli U2 ai Rolling Stones, e per aver prodotto più di 60 videoclip tra cui capolavori come Heart-Shaped Box dei Nirvana e Personal Jesus dei Depeche Mode, il fotografo e regista olandese Anton Corbijn sarà a Lucca per raccontare più di quarant’anni di militanza dietro l’obiettivo in una masterclass dedicata alla relazione tra cinema e musica, alla quale parteciperanno anche Mimmo D’Alessandro, Enrico Stefanelli e Alessandro Romanini. Precederà la masterclass mattutina (10 aprile) la proiezione di Control, pellicola biografica dedicata al leader dei Joy Division Ian Curtis, premiata a Cannes 2007 e da lui stesso firmata.

Rupert Everett, 12 aprile – Everett presenterà il suo nuovo film “The Happy Prince. L’ultimo ritratto di Oscar Wilde” distribuito da Vision Distribution e prodotto da Palomar nei cinema d’Italia dal 12 aprile lo stesso giorno in cui a Lucca incontrerà il pubblico al cinema Astra. The Happy Prince recentemente presentato al Sundance Film Festival e al Berlinale Special Gala Event porta sul grande schermo gli ultimi giorni di Oscar Wilde e vede Everett nel duplice ruolo di regista e protagonista accanto ad attori del calibro di Colin Firth ed Emily Watson. Un’intensa e straordinaria vita cinematografica quella di Everett, che spazia dalla letteratura ai fumetti, dal cinema al teatro fino alla televisione. Questo ultimo film, fortemente voluto dall’attore e regista inglese, arricchisce una lunga carriera che lo ha portato a dare corpo e voce a personaggi celebri della letteratura britannica come Oberon in “Sogno di una notte di mezza estate”, Lord Arthur Goring in “Un marito ideale”, Algy ne “L’importanza di chiamarsi Ernesto” e a collaborare con registi italiani di fama internazionale come Francesco Rosi in “Cronaca di una morte annunciata”, Giuliano Montaldo in “Gli occhiali d'oro” e Michele Soavi in “Dellamorte Dellamore”.

Stephen Frears, 13 - 14 aprile - Dopo David Lynch (2014), David Cronenberg (2015), George Romero (2016) e Oliver Stone (2017) sarà Stephen Frears il protagonista di una delle principali sezioni del Lucca Film Festival e Europa Cinema 2018. Il regista britannico due volte nominato agli Oscar (nel 1991 per Rischiose abitudini e nel 2007 per The Queen) sarà ospite della cittadina toscana dall’8 al 15 aprile per ricevere il premio alla carriera e tenere una masterclass durante la quale risponderà alle domande del pubblico e incontrerà gli studenti, in una vera e propria lezione di cinema. In programma anche una retrospettiva che ripercorrerà i momenti salienti sua carriera di cineasta: dal film d’esordio Sequestro pericoloso (1972) al recente Vittoria e Abdul (2017), passando per classici indimenticabili tra cui Le relazioni pericolose (1988) e Alta fedeltà (2000), senza tralasciare lavori meno conosciuti come Vendetta (1984), Rischios e abitudini (1990) e Florence (2016).

Sabina Guzzanti e Laura Morante
A Lucca, inoltre, saranno presenti le attrici Sabina Guzzanti e Laura Morante tra incontri e proiezioni, focus organizzato dalla giornalista e storico componente del festival Silvia Bizio, dedicato al cinema al femminile, uno sguardo forte e audace, nuovo e attuale, che interpreta i conflitti generazionali, internazionali, religiosi e politici, raccontando per immagini il rapporto tra madri e figlie, tra donne e lavoro, soprusi e violenza di genere, utilizzando il mezzo cinema per rileggere la più stringente attualità. Gli incontri con le due attrici metteranno al centro le donne e la loro capacità di riflettere e fare, in maniera creativa e professionale e allo stesso tempo di essere organizzate tra famiglia, lavoro e vita quotidiana. Il tema cinema e donne verrà esplorato ulteriormente nel corso del festival durante un incontro pubblico moderato da Silvia Bizio in cui interverranno produttrici, registe, attrici e operatrici del settore dal titolo “Donne che spezzano barriere”.
Anteprime Fuori Concorso
Oltre ai già citati film Ghost stories e The Happy Prince, la sezione contiene titoli spettacolari che sono passati ai festival internazionale e italiani prossimamente al cinema. In programma Isle of Dogs di Wes Anderson (distribuito dalla 20th Century Fox prossimamente in Italia); Lucky di John Carrol Lynch (della Wanted in uscita a settembre); Storie di altromare (di Lorenzo Garzella) e Papa Francesco di Claudio Rossi Massimi.

Concorso internazionale lungometraggi - Il concorso di lungometraggi presenterà quest’anno 14 titoli in anteprima italiana. A breve saranno individuati il presidente della giuria e i membri della stessa, grazie alla quale sarà assegnato il premio “Miglior film”. Al regista vincitore sarà corrisposta la cifra di 3.000 euro.  Anche nel 2018 sarà organizzata la giuria universitaria, che per la prima volta assegnerà il premio “Miglior Film - Giuria universitaria”. Sarà presente inoltre una giuria popolare, che assegnerà come sempre la “Menzione speciale” ad uno dei film.

Concorso internazionale cortometraggi - Il concorso di cortometraggi continuerà ad essere una delle più importanti vetrine europee per il cinema di ricerca e sperimentale. Al regista vincitore sarà corrisposta la cifra di 500 euro. A partire da quest’anno i corti saranno sottoposti anche al giudizio della giuria universitaria, che decreterà il vincitore del premio “Miglior film cortometraggio - Giuria universitaria”.  Il concorso presenterà 22 opere selezionate durante le quattro giornate di programmazione, che si terranno tra Lucca e Viareggio il 10/11/12/13 aprile. La selezione 2018 si caratterizza per raccontare la più stringente attualità grazie alla sua eterogeneità geografica e di genere. A far parte della giuria di qualità saranno infatti il regista Luca Ferri, la visual artist e disegnatrice Laurina Paperina e Astra Zoldnere, regista e curatrice del 2Annas Riga International Film Festival.

Effetto Cinema Notte 2018 - Una particolare sezione del festival creata per omaggiare i film più iconici della storia del cinema, trasformando l’intera città in un set cinematografico a cielo aperto. Per tutta la durata della manifestazione dentro e fuori gli esercizi commerciali del centro storico di Lucca prenderanno vita eventi con proiezioni, performance, scenografie e costumi, con cinque aree tematiche e 41 locali coinvolti. Ogni sera del festival la città sarà animata da concerti, ed eventi, fino al gran finale sabato 14 aprile durante il quale tutte le scenografie e le performance itineranti saranno attive contemporaneamente dal pomeriggio a notte inoltrata. A impreziosire la serata del sabato anche un main event, co-prodotto dal festival e dai locali della zona interessata e dedicato agli ospiti presenti. Una giuria tecnica assegnerà il premio Effetto Cinema Notte come miglior costumi allo staff del locale più a tema con il film assegnato.
  
La sezione Educational -Tra gli eventi la sezione Educational, dedicata e rivolta alle scuole di ogni ordine e grado, con un ricco programma che prevede importanti proiezioni e lezioni frontali. Alcuni delle proiezioni della sezione sono La storia dimenticata di Camp Monticello di Matteo Borgardt; Pertini Il combattente; Alla ricerca delle radici del male; Non ne parliamo di questa guerra; Una voce in prestito 2015 e Robert Doisneau - La lente delle meraviglie.

Le mostre - Due le mostre di quest’anno realizzate per il Lucca Film Festival e Europa Cinema. La prima, Luchino Visconti. Alla ricerca del tempo perduto. Storia di un film mai realizzato, si svolgerà a Palazzo Ducale di Lucca, dal 17 marzo al 21 aprile, prodotta dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e a cura di Alessandro Romanini e Francesco Frigeri. Dopo l’omaggio a Fellini e al suo Viaggio di Mastorna, proposta nell’edizione 2017 del festival alla GAMC di Viareggio, quest’anno gli studenti del corso di scenografia diretto da Frigeri e quelli del corso di costume diretto da Maurizio Millenotti propongono oltre 40 progetti scenici esecutivi (pronti cioè per essere trasformati in set cinematografico) e altrettanti bozzetti di costumi, insieme a un vasto apparato di documentazione, che intendono raccontare il sogno di Visconti di tradurre sul grande schermo l’opera epocale di Marcel Proust, À la recherche du temps perdu, un progetto faraonico al quale Visconti dovette rinunciare per mancanza di finanziamenti.

Nelle sale del “mezzanino” della Fondazione Ragghianti ci sarà, invece, CINEMA D'ARTE - DIALOGO INEDITO. Dietro le quinte delle produzioni artistiche Sky (23 marzo - 23 aprile 2018), curata da SKY in collaborazione con Alessandro Romanini. Oltre 40 fotografie ci illustreranno la “macchina dei sogni” sotto ogni suo aspetto: i set, gli attori nelle varie fasi di produzione, i tecnici al lavoro, i direttori alla Fotografia, gli studi di Cinecittà, la preparazione delle scenografie (dalla progettazione alla realizzazione), la concezione e la confezione dei costumi e, infine, i processi legati alle nuove tecnologie “immersive” 3D illustrate. Vedremo, tra gli altri gli scatti delle opere di Michelangelo, di Caravaggio e di Raffaello dei Musei Vaticani, le suggestive immagini aeree delle basiliche romane (riprese per la prima volta dall'alto e da vicino grazie ai permessi concessi dal Vaticano), le Gallerie degli Uffizi a Firenze.

Dal 19 al 22 aprile, la manifestazione sarà arricchita da un ciclo di proiezioni di tutti i film d’arte prodotti da Sky con Magnitudo Film. La rassegna cinematografica, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio in collaborazione con il Lucca Film Festival – Europa Cinema e Fondazione Ragghianti, si aprirà nel Complesso monumentale di San Micheletto con la proiezione di Caravaggio – l’Anima e il Sangue che ha esordito al cinema lo scorso febbraio classificandosi come il documentario d’arte più visto in Italia con oltre 130 mila spettatori. La proiezione di questo viaggio unico, emozionante, viscerale dentro la vita, le opere e i tormenti di Michelangelo Merisi da Caravaggio sarà introdotta da Cosetta Lagani, Responsabile e Direttore Artistico Cinema d’Arte Sky, dal regista Jesus Garces Lambert e dalla sceneggiatrice  Laura Allievi. Le proiezioni proseguiranno, nei giorni successivi, nel vicino San Franceschetto, con i precedenti successi del Cinema d’Arte Sky, distribuiti nei cinema di 60 paesi del mondo: Musei Vaticani – Tra cielo e terra, San Pietro e le Basiliche Papali di Roma (20 aprile), Firenze e gli Uffizi. Viaggio nel cuore del Rinascimento (21 aprile) e Raffaello - Il Principe delle Arti (22 aprile).

La sezione mostre quest’anno viene integrato da un ciclo di proiezioni dedicate agli intensi e variegati rapporti che intercorrono fra cinema e arti visive. In occasione dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, un focus particolare - in comune con la rassegna promossa da SKY dal 19 al 22 aprile illustrata sopra - è dedicato all'utilizzo del mezzo cinematografico per illustrar la creazione artistica e valorizzare i beni culturali. Da un documentario dedicato a uno dei più famosi videoartisti internazionali Bill Viola a quello sull’archistar Bjarke Ingels passando per la storia della Land Art, al salvataggio della Reggia di Carditello per arrivare alla super star della street art Banksy a un poeticissimo viaggio dalla Cina e Amasterdam per vedere Van Gogh.

Immagini che suonano bene
E' una sezione - che vede la collaborazione del Lucca Summer Festival - che indaga le relazioni fra cinema e musica, quest'anno agli onori della cronaca festivaliera con la presenza di Anton Corbijn, autore di innumerevoli e super premiati videoclip, film e foto a tema musicale, a cui sarà dedicata un'esaustiva retrospettiva. Tra i filmati proiettati si ricorda quelli dedicati a due protagoniste della scena rock al femminile, Marianne Faithfull (dirette o dall'attrice e regista francese sardine Bonnaire) e quello dedicato alla musa di Andy Warhol e dei Velvet Underground, Nico, diretto da Susanna Nicchiarelli (già ospite in una precedente edizione del festival lucchese). Ciliegina sulla torta, un film che incrocia cinema, musica e letteratura, "Restare Vivo. Un metodo", che vede protagonisti il controverso scrittore francese Michel Houllebeq e l'iguana del rock Iggy Pop.

“Il festival internazionale di Lucca – ha spiegato Giambattista Chiarelli di Banca Pictet – è un esempio di come la cultura, il privato e il pubblico possono intercettare un programma di star internazionale per il grande pubblico, al cinema, facendo conoscere e amara un territorio alle grandi icone del cinema, con l’idea, magari, che un giorno possano girare anche un film a Lucca”.

“La manifestazione di quest’anno – ha detto Paolo Tacchi di Banca Generali Private Banking – rende a Lucca un programma stellare che porta a compimento un percorso in cui abbiamo creduto sin dall’inizio. E’ un esempio di come si può confezionare un prodotto culturale in Italia di qualità internazionale”.

 “Lucca Film Festival e Europa Cinema - spiega Marcello Bertocchini, Presidente della Fondazione Cassa Di Risparmio di Lucca - è diventato, anno dopo anno, ormai un punto di riferimento per il mondo del cinema italiano e internazionale, per il pubblico e anche, grazie alla presenza di due sezioni competitive, due vetrine sia per i giovani registi sia per quelli affermati  Il festival vuole essere un centro di cultura cinematografica per regalare al pubblico, anno dopo anno, programmi e selezioni di sempre maggior qualità e interesse”.

Nicoletta Curradi

lunedì 26 marzo 2018

Summa 2018, torna la rassegna del vino organizzata da Alois Lageder


 
La due giorni altoatesina propone come sempre un programma ricco e originale, che vede protagonisti temi d’innovazione e sperimentazione, in vigna e in cantina, sviluppati in diverse degustazioni speciali come:
“Oops! Error. Wine mistakes” e “We are not ready yet”







Il 14 e il 15 aprile 2018, dalle 10 alle 18, torna SUMMA, l’appuntamento annuale organizzato da Alois Lageder a Casòn Hirschprunn & Tòr Löwengang, Magrè (BZ)che raccoglie il meglio della produzione vitivinicola internazionale. Anche quest’anno la manifestazione conferma la volontà di allontanarsi dal concetto di fiera del vino per offrire invece a operatori del settore, a stampa internazionale, agli stessi partner – inclusi i produttori – e, fino ad esaurimento biglietti, anche a privati appassionati e wine lover, uno scenario importante di condivisione e di viticoltura sostenibile e vivibile, in un’atmosfera familiare ed accogliente. La kermesse altoatesina si prepara quindi a ricevere nuovamente oltre ottanta vignaioli provenienti da diverse parti del mondo, uniti dal fil rouge della produzione di alta qualità e sostenibile, che condividono valori, obiettivi e il desiderio di creare un momento unico con il visitatore. Francia, Austria, Italia, Germania, Slovenia, Australia, Kazakhstan e Nuova Zelanda si riuniscono a Magrè per presentarsi ad un pubblico che, consapevolmente, sceglie un ambiente che permette di entrare maggiormente in contatto con i produttori e la loro filosofia.
 
Come ogni anno, Summa offrirà un ricco programma di degustazioni guidate e verticali esclusive, condotte dagli stessi vignaioli o da esperti, seminari e visite della cantina, aperto a tutti i visitatori e diviso nelle tre lingue italiano, tedesco e inglese, a cui sarà possibile iscriversi esclusivamente in loco, presso il desk dedicato.

Parole chiave della ventunesima edizione saranno ‘sperimentazione’ ed ‘innovazione’, temi che verranno trattati in occasione di wine tasting molto particolari, un po' “fuori dagli schemi”, come “We are not ready yet”, dedicati alle componenti del vino e alle prove di botte. Un argomento molto caro ad Alois Clemens Lageder, che da quando è entrato in azienda, pochi anni fa, porta avanti con passione e dedizione un lavoro di ricerca e sperimentazione in vigna e in cantina: “Per noi è importante fare tesoro delle opinioni di esperti e professionisti del settore e capire con loro come piccole percentuali di una certa componente possano cambiare completamente un vino” dichiara Clemens Lageder, e continua “scoprire come influisce un suolo calcareo o suolo vulcanico su un determinato vitigno, capire se sia possibile piantare e utilizzare uve della tradizione abbandonate o dimenticate e in che modo una piccola quantità d’uva trattata in modo differente in vinificazione può cambiare la struttura del vino finale... L’unico modo per scoprirlo è ‘smontare’ e studiare il vino nelle sue componenti”.

E sperimentare a volte significa sbagliare. Da qui la degustazione “Oops! Error. Wine mistakes”: in cantina non sempre c’è l’happy ending, ma sbagliare significa ripartire e tentare sempre nuove strade. E ancora, i tasting “Hidden Treasures”, tesori della tradizione enoica dimenticati e recentemente riemersi, portavoce del proprio territorio d’origine che forse torneranno alla ribalta.

Immancabili, infine, le degustazioni verticali dedicate a capolavori inttps://mail.yahoo.com/?.intl=it&amp%3B.lang=it-IT&amp%3B.partner=none&amp%3B.src=fp#2963360729discussi - e guidate da chi li ha prodotti - come “The first 30 years of Granato” (Foradori), “Grüner Veltliner Der Ott” (Tenuta Bernhard Ott), “30 years LÖWENGANG Cabernet” (Tenuta Alois Lageder), “Slate extreme Marienburg Fahrlay-Terrassen” (Clemens Busch), “Bòggina” (Petrolo) ed “Etna Rosso DOC San Lorenzo” (Tenuta Terre Nere). Anche i vini spumanti avranno il loro momento esclusivo, con le degustazioni in replica “We love bubbles” condotte da Christine Mayr di AIS Alto Adige.
 
In allegato il programma completo di Summa 2018 con orari di degustazioni, seminari e visite guidate. Oppure sarà possibile consultare il sito https://summa-al.eu/it/programma  

Gli ospiti di Summa 2018 avranno come sempre a disposizione una proposta gastronomica di pregio in collaborazione con il catering Hannah&Elia e il pastificio trentino Monograno Felicetti, che proporranno piatti caldi e freddi in gran parte preparati con ingredienti da coltivazione biologica. I visitatori potranno gustare prodotti tipici di affezionati partner regionali, come i formaggi di Karl Telfser feinkost & catering e del caseificio Englhorn, il pane biologico di Profanter, lo speck dell’Alto Adige della macelleria Schrott e ancora le amatissime frittelle di mele delle contadine di Magrè. Non mancheranno inoltre le pizze romane di D’Amici Food e la delicata trota di Trota Oro. New entry della prossima edizione sono i partner Beestro, ragazzi che portano in giro per il mondo con il loro furgoncino i cibi della Romagna, e le birre tedesche 100% Bio di Neumarkter Lammsbräu. Infine, Riedel – The Wine Glass Company e acqua minerale naturale Plose saranno di nuovo partner tecnici e accompagneranno tutte le degustazioni di Summa 2018.
 
Per l’elenco completo dei partner di Summa consultare il sito https://summa-al.eu/it/partner
 
Continua l’esclusiva partnership con Demeter, il marchio internazionale che controlla e certifica il lavoro – e i prodotti – degli agricoltori che praticano la coltivazione biologico-dinamica. Attraverso Summa, Alois Lageder, Presidente Demeter Italia, prosegue la sua opera di promozione, riservando all’Associazione spazi di presentazione di rilievo, allo scopo di accrescere la consapevolezza della comunità, sia tra i visitatori sia tra i produttori stessi.

Infine, anche nel 2018 Summa è Green Event certificato dall’Agenzia Provinciale per l’Ambiente e conferma il sostegno alla Casa della Solidarietà di Bressanone - che da anni accoglie e assiste persone bisognose, parecchie delle quali in condizioni di grave necessità, a cui verrà devoluto parte del ricavato della manifestazione – e la collaborazione con FAMOS – Oggetti speciali da persone speciali: i badge d’ingresso verranno realizzati dalle persone che lavorano nei laboratori protetti della comunità comprensoriale Oltradige-Bassa Atesina (BZ).

 
Ulteriori informazioni su Summa 2018: www.summa-al.eu
Ulteriori informazioni su Alois Lageder: www.aloislageder.eu
Ulteriori informazioni su Casa della Solidarietà: www.casadellasolidarieta.org

 
 
I PRODUTTORI


Italia
Alois Lageder • Castello di Ama • Anselmi • Aquila del Torre • Biserno • Il Borro
Boscarelli • Caiarossa • Capannelle • Il Carnasciale • Cavalleri • Villa Caviciana
Cefalicchio • Corte Sant’Alda • Costanti • Cucco • Delle Macchie • Delle Terre Nere
Duemani • Emidio Pepe • Fattoria di Fiorano • Foradori • Guado al Tasso • Le Macchiole
Mara • Marchesi di Grésy • Monteverro • Montevertine • Nino Franco • Oliviero Toscani
Villa Papiano • Petrolo • Pianirossi • Pio Cesare • Podernuovo • Poggio Cagnano
Poggio Nibbiale • Castello di Potentino • Prima Pietra • Querceto di Castellina
Villa Santo Stefano • Serra San Martino • Le Sincette • Tormaresca
Torre degli Alberi • Triacca • Valori

Germania
Graf Adelmann • Clemens Busch • Heitlinger • Gut Hermannsberg • Frank John
Odinstal • Rosner • Sander • Stigler • Schloss Vollrads • Wilhelm Zähringer
im Zwölberich • von Winning

Austria
Fritsch • Schloss Gobelsburg • Jurtschitsch • Moric • Hajszan Neumann • Bernhard Ott
Pichler-Krutzler • Reisetbauer • Clemens Strobl • Tement • Erwin Tinhof • Velich

Francia
Maison Boizel • Les Graves de Viaud • Pol Roger • Mas de Quernes • Les Quelles

Slovenia
Burja Estate

Australia
Salomon Estate

Nuova Zelanda
Schubert Wines

Kazakhstan
Arba Wine


Nicoletta Curradi

domenica 25 marzo 2018

Piero della Francesca, la seduzione della prospettiva a Sansepolcro




In concomitanza con la presentazione dei restauri della Resurrezione di Piero della Francesca, presso il Museo Civico di Sansepolcro, è  stata aperta la mostra "Piero Della Francesca. La seduzione della prospettiva". L’esposizione, curata da Filippo Camerota e Francesco P. Di Teodoro, e promossa dal Comune di Sansepolcro, è un progetto del Museo Galileo di Firenze con la collaborazione della Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia ed è organizzata da Opera Laboratori Fiorentini. 

Per Mauro Cornioli, Sindaco di Sansepolcro: “E’ un gran privilegio poter rappresentare l’amministrazione comunale di Sansepolcro quando è svelato al mondo, dopo lunghi anni di restauro, il vero colore di Piero della Francesca. E’ inoltre una straordinaria occasione per i visitatori, poter approfondire l’immensa cultura scientifica del nostro più celebre concittadino grazie all’esposizione Piero Della Francesca. La seduzione della prospettiva, organizzata negli ambienti adiacenti agli affreschi”.

Il progetto espositivo, che si articola intorno al De prospectiva pingendi, trattato composto da Piero della Francesca intorno al 1475, ha anche l’obiettivo di illustrare, attraverso riproduzioni di disegni, modelli prospettici, strumenti scientifici, plaquette e video, le ricerche matematiche applicate alla pittura di Piero della Francesca e la conseguente eredità lasciata ad artisti come Leonardo da Vinci, Albrecht Dürer, Daniele Barbaro e ai teorici della prospettiva almeno fino alla metà del Cinquecento. 

La mostra mira, inoltre, a mostrare al pubblico le due anime di Piero della Francesca: raffinato pittore e grande matematico. Oltre ad essere Maestro d’abaco, geometra euclideo, studioso di Archimede, Piero è stato anche un innovatore nel campo della pittura poiché per lui, quest’ultima, nella matematica e nella geometria, trovava il suo sostanziale fondamento. I suoi scritti, infine, soprattutto il De prospectiva pingendi, composto in volgare per gli artisti e in latino per gli umanisti, hanno dato inizio alla grande esperienza della prospettiva rinascimentale.

La mostra è suddivisa in otto sezioni che approfondiscono gli studi affrontati da Piero nel corso della sua vita. Nella prima sezione La prospettiva tra arte e matematica, attraverso le riproduzioni di alcuni disegni, dimostra che il De Prospectiva Pingendi è il primo trattato sistematico di prospettiva interamente illustrata, e il primo in cui sono giustificati matematicamente i procedimenti descritti. Suddiviso in tre libri, il trattato approfondisce nei primi due libri le tecniche prospettiche per le figure piane e i solidi geometrici, nel terzo, per le figure più complesse come la figura umana. Nella seconda sezione I principi geometrici, si analizza la relazione di Piero con Firenze, quando vi giunge, nel 1439, per lavorare con Domenico Veneziano ai perduti affreschi di Sant’Egidio. Attraverso un pannello che illustra lo schema prospettico della Trinità di Masaccio e alcuni calchi dei bassorilievi della Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, si può comprendere il grande fermento economico e culturale della città gigliata. Città dove già le opere di Donatello e Masaccio manifestavano la straordinaria innovazione figurativa di Filippo Brunelleschi, con l’invenzione della prospettiva lineare e dove, da qualche tempo, circolavano scritti di Leon Battista Alberti, come il De Pictura, che proponeva una codificazione teorica del nuovo linguaggio pittorico. Nella terza sezione Le regole del disegno prospettico, attraverso modelli e disegni, si comprende che Piero fu il primo a scrivere veramente per gli artisti. Mentre Alberti si era preoccupato di gettare i fondamenti teorici della nuova disciplina pittorica e Ghiberti aveva voluto riassumerne le premesse ottiche, Piero si concentrò notevolmente sulle regole del disegno. A differenza di Alberti, infatti, corredò ampiamente il trattato di numerosi disegni, estremamente precisi, puliti e di straordinaria finezza. La sua mano era in grado di tracciare linee sottilissime, veri e propri segni euclidei che ricordavano l’abilità del mitico Apelle. La “prospectiva” per Piero era essenzialmente “commensurazione”, ossia rappresentazione misurata dei corpi sulla superficie del dipinto. Il quadro per lui era il “termine” dei raggi visivi. Sul quadro, le grandezze osservate subivano una diminuzione apparente proporzionale alla distanza di osservazione. Su questo principio proporzionale si fonderà il pensiero scientifico della pittura moderna. Nella sezione I corpi geometrici, si approfondisce la relazione tra Piero e il matematico Luca Pacioli. Qui è analizzato il celebre ritratto del matematico, dipinto attribuito a Jacopo de' Barbari e custodito a Capodimonte e un altro importante trattato di Piero della Francesca: il Libellus de quinque corporibus regularibus. Concluso attorno al 1482 e dedicato al duca Guidubaldo, figlio e successore di Federico da Montefeltro il Libellus permette a Piero di riprendere il tema dei corpi regolari già trattato nella parte geometrica dell’Abaco, sviluppandolo in quattro parti, dedicate, rispettivamente, ai poligoni, ai cinque poliedri inscritti nella sfera, ai poliedri inscritti in altri poliedri, e ai poliedri irregolari. Ed è proprio attraverso il Libellus che Piero diventa artefice di quella rinascita d’interesse per i poliedri che caratterizzerà il Rinascimento e che è testimoniata anche dalle stupende “tavole leonardesche” che illustrano il De divina proportione di Luca Pacioli. Con la sezione I maestri della prospettiva, si comprende come, attraverso la frequenza con cui i disegni di Piero appaiono nelle tarsie del Quattrocento e l’amicizia che legava il pittore ai famosi intarsiatori Lorenzo e Cristoforo Canozzi da Lendinara, l’arte dei legnaioli era una delle prime aree di diffusione del De prospectiva pingendi. Tarsie prospettiche che sicuramente l’artista di Sansepolcro aveva potuto ammirare, durante il soggiorno fiorentino, nella Sacrestia delle Messe di Santa Maria del Fiore e che, negli anni tra il 1474 e il 1476, fecero dello studiolo di Federico da Montefeltro uno dei massimi capolavori del Rinascimento. Nella sezione Il disegno di architettura: ichnographia, orthographia, scaenographia si pone l’attenzione sull’interesse per il disegno architettonico. Per Piero un buon pittore doveva possibilmente essere anche un buon architetto o, almeno, conoscere dell’architettura tutto ciò che riguardava il disegno degli ornamenti, dalle proporzioni alla sintassi degli ordini classici. Attraverso alcune riproduzioni e disegni della sezione La figura umana, si può comprendere come Piero abbia risolto uno degli esercizi prospettici più complessi che si possano immaginare: il disegno prospettico della testa umana. Per risolvere il problema Piero trasforma il corpo naturale in un solido geometrico, sezionando la testa con piani meridiani e paralleli, quasi come fosse un globo terrestre. L’ultima sezione Gli inganni della visione, analizza, infine, gli studi di Piero sugli inganni della visione e gli effetti bizzarri della rappresentazione causati dalla forzatura del rapporto tra occhio e distanza di osservazione, portando Piero a terminare il trattato con alcuni esercizi che anticipano gli sviluppi dell’anamor

Nicoketta Curradi

Ventagli artistici in mostra a Cecina


La Fondazione Geiger propone una selezione di 90 lavori, realizzati da grandi artisti contemporanei e giovani emergenti. Dal 31 marzo al 13 maggio, ingresso gratuito
Il ventaglio inteso come opera d’arte è il protagonista della mostra che la Fondazione Culturale Hermann Geiger organizza e promuove a Cecina (Livorno) a partire dal prossimo 31 marzo, nei suoi spazi espositivi in Piazza Guerrazzi 32.



L’esposizione “Ventagli. Creazioni d’Artista” propone ai visitatori una selezione di 90 pezzi provenienti dalla raccolta di Luisa Moradei, studiosa e collezionista fiorentina.
Attraverso questo accessorio, la mostra offre un’ampia panoramica sull’arte contemporanea italiana. Il ventaglio, svincolato dalla sua funzionalità, viene presentato attraverso una ricca gamma di lavori che si distinguono fra loro sia per la tecnica decorativa che per la varietà dei materiali impiegati. Troviamo così impiegati legno, ferro, terracotta, carta e cartone, rame, travertino, plastica, specchi, piume, stoffa, foglie, piombo, ceramica e reti metalliche, materiali che vanno a trasformare l’oggetto ventaglio, così come siamo abituati a pensarlo, e lo declinano in opere di pittura, scultura, fotografia, incisione, oreficeria, tessitura e altro.
In molti casi il risultato, pur nelle molteplici diversificazioni, si mantiene fedele alla forma di origine mentre in altri raggiunge effetti puramente allusivi, stravolgendo la forma stessa fino ai limiti della sua riconoscibilità.

GLI ARTISTI - Sono poco meno di cento gli artisti italiani rappresentati in mostra, dai grandi nomi ai giovani emergenti, ognuno dei quali, lasciatosi suggestionare dalla storia e dagli usi del ventaglio, ha raccontato con la propria cifra stilistica questo oggetto che, così interpretato, ha abbandonato la sfera quotidiana per immergersi totalmente nel campo dell’arte. 
Abbiamo Elio Marchegiani con le sue armoniose grammature, Tino Stefanoni che presenta l’essenzialità della forma nella linearità del ventaglio; Gillo Dorfles con i disegni che fuoriescono dall’inconscio; Pietro Gilardi che per l’occasione abbandona la scultura per tradurre su carta l’elemento naturale che caratterizza le sue opere. Non mancano poi un ventaglio di Emilio Isgrò con le tipiche cancellature dell’artista e l’espressionismo astratto di Giacomo Soffiantino.
Nell’opera di Pino Pinelli, maestro dell’arte analitica, il volo di nuvole di colore rosso nello spazio della tela richiama movimento e leggerezza; Giosetta Fioroni ha creato un enorme ventaglio che esplode potente e decorativo ma che si allontana stilisticamente dai suoi lavori pop degli anni Sessanta e Settanta; Riccardo Guarneri presenta invece un delicatissimo schermo in cartone, in linea con la sua ricerca artistica aniconica e analitica.
Tra questi grandi nomi si inseriscono poi giovani artisti che propongono letture ancora diverse dell’opera ventaglio, anche grazie all’utilizzo di materiali non convenzionali come le posate in plastica deformate dal calore utilizzate da Donato Landi; le fibre ottiche unite a pizzi neri e piume di struzzo di Federico Laguzzi; la mezza ruota di bicicletta di Claudio Cammilli e Mariana Prioli; la porcellana di Nicole Grammi.

Nel corso della storia il ventaglio, in origine oggetto di uso quotidiano e con funzioni pratiche, si è trasformato acquisendo vere e proprie connotazioni artistiche e talvolta significati simbolici.
La vera e propria moda del ventaglio come indispensabile e raffinato complemento dell’abito femminile esplose nel Settecento e proseguì per tutto l’Ottocento. Il potenziale espressivo di questo accessorio non sfuggì alle fantasie interpretative dei pittori che durante la Belle Époque iniziarono a cimentarsi con il piccolo formato della pagina a lunetta trasferendovi il loro estro artistico. Prese così campo la consuetudine di dipingere un ventaglio per poi farne dono ad amiche o alla persona amata in occasione di compleanni o altre ricorrenze.
Questa illustre tradizione ottocentesca della dedica ha suggerito a Luisa Moradei l’idea di una collaborazione con artisti contemporanei che hanno reso possibile la formazione di questo corpus, unico nel suo genere. Il progetto è iniziato circa venti anni fa e ha coinvolto complessivamente oltre 150 artisti che hanno realizzato per lei opere uniche e originali. Si tratta di ventagli “ad personam” che attestano il legame tra l'autore e la dedicataria e che contribuiscono a creare un continuum ideale nell'affascinante mondo del ventaglio evidenziandone la valenza comunicativa e l’identità artistica, così come usava due secoli fa.
La mostra “Ventagli. Creazioni d’Artista”, curata dalla Fondazione Geiger con il coordinamento di Federico Gavazzi e con la collaborazione della collezionista Luisa Moradei, sarà inaugurata sabato 31 marzo alle ore 17 e resterà aperta con ingresso libero, tutti i giorni (festivi compresi), fino al 13 maggio, dalle ore 16 alle ore 20.


Ventagli. Creazioni d’Artista
31 marzo – 13 maggio 2018
Fondazione Culturale Hermann Geiger
Piazza Guerrazzi 32, Cecina (LI)
Tutti i giorni dalle 16 alle 20. Ingresso libero


Nicoletta Curradi

venerdì 23 marzo 2018

Maestri "a rischio", le teste del Duomo di Siena esposte nella cripta



Nei locali della Cripta del Complesso Monumentale del Duomo di Siena è stata inaugurata la mostra Maestri “a rischio”. Il cantiere del duomo di Siena e le “teste grandi” per la facciata del battistero.
Per la prima volta sono esposte al pubblico otto grandi sculture raffiguranti delle teste maschili e femminili, in origine collocate nella parte alta della facciata del battistero senese, incompiuta rispetto al progetto originario. Le protomi sono state estratte dalla facciata per poterne garantire la conservazione e sono state sostituite in loco da calchi: la secolare esposizione delle sculture agli agenti atmosferici e all’inquinamento ha infatti provocato una generale corrosione degli strati superficiali del marmo e, in alcuni casi, delle fessurazioni e la forte alterazione dell’intaglio lapideo. Dopo un attento restauro, le sculture sono presentate al pubblico con un elaborato allestimento museografico, che evoca la loro funzione e collocazione originarie.
Non è facile dire se la committenza intese affidare a queste sculture un qualche significato. Oggi ne percepiamo soprattutto la valenza ‘ornamentale’, che dovette almeno in parte presiedere fin dall’origine all’ideazione della serie, destinata a enfatizzare lo stacco della cornice marcapiano posta a coronamento di quest’ordine della facciata. Grazie alla capillare documentazione dei lavori nel cantiere della cattedrale nel corso del XIV secolo, sappiamo con certezza che nel 1355-1357 si stava lavorando in questa zona della fabbrica del duomo. Le sculture si possono così riconoscere come le otto conservate di una serie di “teste grandi” che furono realizzate nel corso dell’estate e dell’autunno dell’anno 1356. Solo le sculture collocate nella sezione centrale della facciata si sono conservate; sono invece perdute quelle delle aree sinistra e destra.
Sotto la direzione del capomastro del momento, lo scultore Domenico d’Agostino, che diresse il cantiere del duomo dal 1350 al 1358 e di nuovo nel 1362, le “teste grandi” furono intagliate da cinque diversi scultori, pagati con una modalità di retribuzione che al tempo si definiva “a rischio”, ossia non secondo il tradizionale pagamento “a giornata”, bensì in base al numero dei “pezzi” lavorati. I cinque maestri impegnati nel ciclo furono Niccolò di Cecco del Mercia, Giovannino di Cecco, Paolo di Matteo, Michele di Nello e Domenico di Vanni, dei lapicidi dei quali, a parte Giovanni di Cecco, futuro capomaestro della cattedrale, avevamo finora soltanto delle notizie riemerse dalle fonti documentarie. Essi tornano oggi ad avere un’identità come scultori proprio grazie a queste “teste”.
La mostra, promossa e organizzata dall’Opera della Metropolitana, in collaborazione con Opera-Civita, è a cura di Roberto Bartalini (Università degli Studi di Siena) e di Alessandro Bagnoli (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo).
Le sculture sono state restaurate da Giuseppe Donnaloia.
Maestri “a rischio.
Il cantiere del duomo di Siena e le “teste grandi” per la facciata del battistero
Siena, Cripta del Duomo
Fino al 6 Gennaio 2019
Orari:
1 marzo - 1 novembre: 10:30 - 19:00
2 novembre - 28 febbraio: 10:30 - 17:30
26 dicembre - 8 gennaio: 10:30 - 18:00
Apertura biglietteria ore 9:4

Nicoletta Curradi 

domenica 18 marzo 2018

La Toscana punta di diamante in Europa per la medicina integrata


Dal 23 al 25 marzo al Palazzo dei Congressi il Convegno Internazionale di oncologia integrata



La salute del cittadino prima di tutto. E’ stato presentato in Palazzo Vecchio alla presenza dell’assessore al welfare e sanità del Comune di Firenze Sara Funaro, del Dr.Franco Cracolici, Direttore della Scuola di Agopuntura tradizionale della città di Firenze e uno dei presdiente del congresso, del Prof. Gianni Amunni, direttore dell’ITT, del Prof. Massimo Bonucci, presidente di ARTOI e della Dott.ssa Sonia Baccetti responsabile del Centro Fior di Prugna, il Convegno Internazionale di Oncologia integrata in programma da venerdì 23 a sabato 25 marzo al Palazzo dei Congressi.
L’evento è promosso e organizzato dalla Scuola di Agopuntura tradizionale di Firenze, dall’Azienda USL Toscana Centro, dall’Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate e dall’Istituto Toscano Tumori.
600 fra medici, paramedici, oncologi di fama mondiale, nutrizionisti e cultori della medicina integrata stanno arrivando a Firenze dagli Stati Uniti, dalla Cina e da tutta Europa per confrontarsi ed aggiornarsi sui rapporti sempre più stretti fra la medicina classica e quelle applicazioni della medicina complementare utilizzate a supporto nel mondo occidentale come l’agopuntura,  la fitonutrizione e le tecniche di rilassamento, tecniche collaudate ed utilissime per diminuire gli effetti collaterali delle terapie radio e chemio.
“Per quello che riguarda la medicina integrata la Toscana è all’avanguardia, punta di diamante in Europa, battistrada per altre realtà europee – dichiara il Dr.Franco Cracolici, uno dei presidenti del Congresso – in quanto la disciplina è stata inserita in ben 97 ambulatori regionali pubblici nei LEA (Livello essenziale di assistenza) e con un ticket ospedaliero. Tre medicine sono state approvate dalla Regione Toscana: l’agopuntura, la fitoterapia e l’omeopatia. Voglio sottolineare infine come l’Ospedale di Pitigliano- Manciano – Grosseto, è l’unico ospedale pubblico in Europa dove viene applicata una vera e propria condivisione fra i due trattamenti e rappresenta uno dei centri di riferimento più importanti della medicina integrata in Italia insieme al Centro di riferimento per l'Omeopatia di Lucca, il Centro Fior di Prugna di Firenze per la Medicina cinese e l'Ospedale di Careggi per la fitoterapia."
Finalità principali del congresso sono lo scambio di informazioni sull’oncologia, il cervello e i cervelli periferici (come pelle, intestino), la creazione di un team sempre più allargato e collaudato che collabori per la salute ‘integrata’ del cittadino, la verifica dell’attendibilità degli studi clinici e dell’erogabilità degli stessi nel servizio pubblico.
Per l’iscrizione al convegno: www.convegnomedicinaintegrata.org


Nicoletta Curradi