Ora di Ottawa

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venerdì 30 dicembre 2022

Alla Fondazione Ragghianti di Lucca una mostra su Nuove tendenze e Leonardo Dudreviille





Il percorso di Leonardo Dudreville (1885-1976), tra i fondatori nel 1913 del gruppo Nuove Tendenze, è esemplare per comprendere la situazione delle avanguardie artistiche nella particolare congiuntura in cui si muovevano sia i Futuristi, sia quei giovani che, non riconoscendosi pienamente nei princìpi del movimento di Marinetti e Boccioni, cercavano via autonome.


La mostra Nuove Tendenze. Leonardo Dudreville e l’avanguardia negli anni Dieci, a cura di Francesco Parisi, realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e con il contributo di Anthilia Sgr e di Banco BPM, offre lo spunto per un’indagine approfondita sul periodo e sulla situazione che portò, nella Milano del tempo, alla formazione di questo eterogeneo gruppo.





Il percorso di Dudreville è paradigmatico per tracciare una mappatura completa degli anni cruciali del primo anteguerra italiano, quando, con lo spostamento dell’asse futurista verso Roma, Milano divenne un centro aperto a diverse sperimentazioni artistiche. La mostra segue la sua carriera dalla fase divisionista, culminata con l’ingresso nella celebre galleria del mercante Alberto Grubicy, che tanto contribuì alla diffusione anche all’estero dell’arte derivata da Giovanni Segantini, fino alle esperienze astrattiste (fra i primi esempi italiani del genere), per concludersi con il riavvicinamento alla compagine futurista e alla stesura del manifesto Contro tutti i ritorni in pittura nel gennaio del 1920.


Il movimento Nuove Tendenze è esaminato nell’ambito di questo vivace contesto espositivo, che comprendeva anche le cosiddette mostre di ‘fronda’ che precedettero la formazione del gruppo (composto, oltre che da Dudreville, da Adriana Bisi Fabbri, Mario Chiattone, Carlo Erba, Alma Fidora, Marcello Nizzoli, Giovanni Possamai e Antonio Sant’Elia). In particolare, la Mostra di Arte Libera (1911) e la Mostra dei Rifiutati del Cova (1912), che, con l’esposizione Nuove Tendenze, costituirono i principali momenti in cui l’avanguardia milanese si propose come alternativa rispetto ai canali ufficiali legati al mondo accademico.


Nell’itinerario espositivo una sezione è dedicata proprio a opere e artisti presenti nella mostra del Cova, alcuni dei quali confluirono poi in Nuove Tendenze, come Carlo Erba e Achille Funi, ma anche Mario Chiattone, che ne disegnò la copertina del catalogo in puro stile secessionista, rivelando l’affinità dell’esposizione alle similari esperienze europee (lo palesano, per esempio, alcuni dipinti di artisti quali Aroldo Bonzagni).


Accanto ai lavori di Leonardo Dudreville eseguiti fra il 1905 e il 1919 – anno in cui realizzò Il caduto, che segna il punto di passaggio verso un nuovo concetto di figurazione – le opere degli artisti aderenti al movimento accompagnano dunque il visitatore nel brillante clima culturale d’inizio secolo, in un percorso che va dagli avveniristici progetti architettonici di Mario Chiattone e Antonio Sant’Elia alle indagini pittoriche di Adriana Bisi Fabbri, Carlo Erba e Marcello Nizzoli, alla scultura di Giovanni Possamai, fino a giungere al manifesto Contro tutti i ritorni in pittura, firmato da Dudreville assieme ad Achille Funi, Luigi Russolo e Mario Sironi, che chiude idealmente la mostra.


La mostra è accompagnata da un libro-catalogo edito dalla Fondazione Ragghianti con Silvana Editoriale, che includerà le riproduzioni delle opere esposte, di documenti e di materiali d’epoca, e i saggi del curatore Francesco Parisi con quelli di Alessandro Botta, Niccolò D’Agati, Roberto Dulio, Elena Pontiggia e Sergio Rebora, studiosi specialisti della materia.


Orari di apertura fino all’8 gennaio 2023 dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 18, con apertura anche  26 dicembre, 1° gennaio e 6 gennaio (chiusa il 25 dicembre).

Biglietto d’ingresso: 7 euro

Biglietto ridotto: 4 euro

Complesso monumentale di San Micheletto, Via San Micheletto, 3 Lucca 


Fabrizio Del Bimbo 

sabato 3 dicembre 2022

La mostra 2023 di arte moderna e contemporanea di Tornabuoni Arte

 




Tornabuoni Arte presenta la sua Antologia, una scelta delle più importanti opere di Arte moderna e contemporanea, che la galleria ha selezionato nel corso dell’ultimo anno.  La mostra antologica si terrà nelle due sedi italiane, a Firenze (Lungarno Cellini 3) da giovedì 1 dicembre, con inaugurazione alle ore 18.00, e a Milano (Via Fatebenefratelli 36)  da martedì 13 dicembre, con inaugurazione alle ore 17.30.



Questa esposizione offre, non solo ai collezionisti ma anche agli amanti dell’arte in generale, l’opportunità di poter ripercorre i momenti più significativi della storia dell’arte dagli inizi del XX secolo ad oggi, attraverso i capolavori di alcuni dei suoi principali protagonisti. Tornabuoni Arte è una galleria aperta a tutti che, grazie al suo fondatore Roberto Casamonti, si distingue per un attento spirito di ricerca. L’Antologia 2023, proprio in quest’ottica, è affiancata da una pubblicazione, corredata da un ricco apparato fotografico, che approfondisce alcune tematiche di questa straordinaria raccolta. Il volume è introdotto dalla storica dell’arte Sonia Zampini, che firma il saggio dal titolo L’arte nel divenire della storia. Come sottolinea la Dott.ssa Zampini nel suo testo, il fil rouge che sottende a questa mostra è il legame profondo tra la Storia dell’Arte e la Storia, l’evoluzione dei linguaggi, “con il succedersi di condizioni sociali, culturali, ideali ma anche con storie intime, personali” che danno vita a un ampio affresco pittorico dai “molteplici intrecci narrativi”.


Nella sede fiorentina, prima tappa di questo percorso, al primo piano, potremo immergerci nell’arte figurativa del primo Novecento, con una nuova e suggestiva sala dalle pareti nere che accoglie alcune delle opere più emblematiche di questo periodo. Dipinti che pongono l’attenzione verso la rappresentazione del paesaggio, come Paysage che Pierre Auguste Renoir ha realizzato nel 1919, oppure uno straordinario Impressioni di paesaggio, di qualche anno prima, del 1908, di Umbero Boccioni, un soggetto en plein air, dall’atmosfera luminosa e satura di colori. Questo tema ritorna in un nucleo degli anni Trenta, a cominciare dal Giardino dell’oblio, dove Galileo Chini nel 1933 raffigura, con un velo di malinconia, la casa nella pineta viareggina di Eleonora Duse, villino nel quale l’attrice si era ritirata dopo la fine della sua storia d’amore con Gabriele D’Annunzio. Un particolare curioso distingue questo quadro: sul retro Chini annota parole, allude al dramma dell’amore finito, evoca nomi senza citarli, ed infine disegna una planimetria di strade dove colloca la propria abitazione e quelle dei pittori Viani, Chini e Nomellini. Anche in Paese (Paesaggio con albero), del 1935, un altro dei maestri toscani, Ottone Rosai, presente in questa antologica con più opere, mette in relazione la natura, l’albero nello specifico, con elementi come le case, con la solida essenzialità che lo contraddistingue. Uno sguardo sugli interni, sulla narrazione domestica, viene interpretato in modo assai diverso da Plinio Nomellini e Alberto Savinio, rispettivamente in Interni con natura morta, 1938, e Les Prisonniers, IIème version, 1931. Tra i massimi esponenti del Futurismo, abbiamo anche Giacomo Balla con due opere, firmate FUTUR BALLA, di cui segnaliamo Balfiore, 1925 circa.




Chiudiamo questa sezione con autori che testimoniano il passaggio dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Non possiamo non soffermarci su una gouache Liberté, J'écris ton nom, 1953, a proposito di legame con la Storia, dove Léger si ispira alla poesia Liberté di Paul Élaurad, un canto alla libertà, stampata da Pierre Seghers, attivista della Resistenza francese, nel 1942 e lanciata in migliaia di copie sulla Francia occupata dai nazisti. Così anche la gouache di Pablo Picasso, Etude pour Taureau del 1957, ha una valenza politica, simbolo della Spagna, della sua resistenza culturale. A segnare questo momento di transizione storico, troviamo, tra gli altri, Felice Casorati, Leoncillo, Osvaldo Licini, Marino Marini e Salvatore Scarpitta. Del 1961 è la Natura morta di Morandi. Mai artista, prima di lui, come sottolineava Cesare Brandi, aveva parlato con tale intensità attraverso l’evocazione di oggetti inanimati, con squisite ricerche cromatiche e audaci soluzioni spaziali.


 



Al piano terra, proseguiamo con una carrellata di opere, espressione dei linguaggi artistici non figurativi del secondo Novecento, a cominciare dal prestigioso Concetto spaziale del 1956, che testimonia come Lucio Fontana abbia consacrato la supremazia del gesto. Giuseppe Capogrossi è uno dei pittori italiani che abbandona la figurazione in favore di un astrattismo caratterizzato dal segno e lo dimostra bene, qui, l’opera del 1961, Superficie 719. La pittura vibrante e luminosa dei Reticoli di Dorazio è rappresentata da due magistrali esempi, Senza titolo e Piccola premura, entrambi del 1962, e dal più recente Ra I, 1989-1990. Donna di grande curiosità intellettuale, Carol Rama, negli anni ’60, realizza invece, usando oggetti e materiali di recupero come occhi di bambole, un gruppo di quadri, che l’amico poeta Edoardo Sanguineti chiamerà Bricolage, due dei quali  esposti in questa sede. Sfera, 1967, e Frammento, 1972,  sono sculture nelle quali Arnaldo Pomodoro raffigura involucri freddi, geometrici e brillanti, che hanno il dono, secondo le parole di Argan, di registrare lo spazio come le pendole il tempo.


Tra le opere più recenti, riprendendo il nostro fil rouge definito dall’incedere della Storia, la Mappa di Boetti, del 1984, descrive esattamente la composizione del planisfero rappresentato in un determinato momento storico, inevitabilmente prossimo ad un futuro cambiamento in relazione ai rapporti geopolitici tra gli Stati. Christo (Christo and Jeanne-Claude) in Over the River, 2011 - progetto di un imponente lavoro dove furono previsti circa 10 km di tessuto argentato che avrebbe dovuto correre sopra il corso del fiume Arkansas in Colorado - ci pone di fronte a una riflessione sulla relazione tra opera, luogo e tempo.


Ma molti altri sono gli artisti in mostra: Carla Accardi, Antonio Bueno, Alberto Burri, Enrico Castellani, Sandro Chia, Jean-Michel Folon, Hans Hartung, Emilio Isgrò, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Uncini, Victor Vasarely, Gilberto Zorio, solo per nominarne alcuni.



Da martedì 13 dicembre, una selezione delle opere della Antologia scelta 2023 sarà visibile, oltre che nella sede fiorentina anche nella sede di Tornabuoni Arte a Milano.


 

Info:

Tornabuoni Arte

Firenze
, Lungarno Benvenuto Cellini, 3

orari apertura mostra: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 / 15.00-19.00; ingresso libero

Tel. +39 055 6812697 | info@tornabuoniarte.it – www.tornabuoniart.com


 Nicoletta Curradi