Ora di Ottawa

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lunedì 29 aprile 2019

Artisans of Taste ad Anteprima Vini della Costa Toscana 2019




Dal Piemonte alla Sicilia, un viaggio nel gusto alla scoperta

dei prodotti tipici e di qualità del nostro paese

Non solo grandi vini ma un'esperienza nel gusto a 360 gradi. Sono molte le novità dell'edizione 2019 di Anteprima vini della costa toscana, la più grande rassegna enologica della Toscana costiera. Tra queste, una delle più significative è “Artisans of Taste” (www.artisansoftaste.it), un vero e proprio salone del gusto, a ingresso gratuito, che nei chiostri del Real Collegio proporrà per la prima volta un percorso alla scoperta delle eccellenze gastronomiche italiane.

L’appuntamento è per sabato 4, domenica 5 e lunedì 6 maggio con una ricca selezione di artigiani del gusto, che proporranno degustazioni, prodotti da acquistare e laboratori. “Abbiamo deciso di creare un evento nell’evento per garantire al visitatore un’immersione nell’eccellenza, nella qualità e nella ricercatezza a tutto tondo - spiega Alessandra Guidi, titolare di Event Service Tuscany e ideatrice di Artisans of Taste -. In questo modo le persone potranno continuare ad assaggiare le anteprime e le annate migliori delle tante etichette presenti, oltre 800 per un totale di più di 100 viticoltori, e, allo stesso tempo, allietare il palato con prodotti unici, da mangiare sul posto o da acquistare e portare a casa. Un connubio tra cibo e vino che quest’anno troverà piena affermazione nella due-giorni del Real Collegio”. L'evento è realizzato con la direzione di Carlo Banducci – Il Cuore- che da anni lavora per introdurre nelle tavole lucchesi l'eccellenza gastronomica italiana e se ne fa ambasciatore con i turisti che visitano la città.

Il programma. Accanto alle masterclass dedicate al vino, sarà possibile degustare alcuni prodotti tipici per degli abbinamenti raffinatissimi e accuratamente studiati.

Si comincia sabato 4 maggio con la degustazione dell'aceto Gambigliani (in replica anche domenica 5). Sempre sabato ci sarà una verticale interamente dedicata a uno dei formaggi italiani più famosi nel mondo: il parmigiano. Assaggi di 5 diverse stagionature in abbinamento a vini della costa toscana, a cura del caseificio Malandrone 1477 di Pavullo nel Frignano (in replica anche domenica). Sabato 4 è ancora il formaggio a essere protagonista con un workshop dal titolo "Ascolta il formaggio", a cura del caseificio Marovelli direttamente dal parco dell'Orecchiella (in replica anche domenica alle 18). Chiude il pomeriggio la verticale dedicata al prosciutto crudo con assaggio di diverse stagionature in abbinamento con i vini della costa toscana (in replica anche domenica alle 12). Domenica 5 maggio in sala 1 alle 16.30 spazio alla cioccolata con il workshop dal titolo "Il cioccolato, tra mito e piacere. Storia e degustazione di Noalya Cioccolato Coltivato" a cura di Alessio Tessieri. Non solo vino, non solo cibo anche sigari e distillati con un'introduzione al mondo della miscelazione curata da Mauro Picchi ogni pomeriggio dalle 17,30.

I protagonisti. Un’immersione nell’eccellenza italiana, è questo l’identikit delle tante aziende che hanno deciso di aderire ad Artisans of Taste: da Lucca con Birrificio Birroir, Garfagnana Trote, Quisibeve, i Fortini, Il Podere del Moro, Marovelli; da Pisa con Agricola Arcenni, Azienda Agricola La Ghiraia, Noalya, Tartufi Nacci, Il Carretto; da Livorno con Helice; da Modena con Azienda agricola Mario Gambigiani Zoccoli, Malandrone 1477; da Parma con Bedogni Egidio; da Piacenza con Capriss; da Siena con il Poggio Convivium; da Ancona con Rinci; da Cuneo con Terraviva; da Siracusa con PachinEat; da Udine con Nonino Distillatori; da Bari con Agricola del Sole; da Treviso con Nonno Andrea. E poi ancora saranno presenti l’Onaf (Organizzazione nazionale assaggiatori formaggi) e l’onar (Organizzazione nazionale assaggiatori salumi).

Per ulteriori informazioni e per iscriversi ai laboratori: www.artisansoftaste.it


Fabrizio Del Bimbo 

venerdì 26 aprile 2019

Solidarietà, 'Corri per la vita': all'ippodromo premiati i cappelli più belli in occasione della 192esima Corsa dell'Arno



Quella dell'Arno è la corsa al galoppo più antica d'Italia, nata a Firenze agli inizi dell'Ottocento come confronto tra i rampolli della nobiltà italiana ed europea che risiedeva in città. La prima corsa codificata è stata disputata nel 1827. Quella andata in scena il 25 aprile è stata l'edizione numero 192 della corsa e sono stati  protagonisti i fantini sardi.

Ha vinto l'oristanese Dario Vargiu in sella a Frutireu, dopo un'appassionante volata che gli ha consentito di rimontare e superare  Domenico Migheli in sella all'outsider Blu Kraken che aveva conquistato lo steccato e stava puntando ad una vittoria clamorosa, dato che era il meno quotato tra i cavalli in gara. Ma il sei volte campione italiano Dario Vargiu è riuscito a vincere di mezza lunghezza.

Al terzo posto Mario Sanna su Mixology che ha prevalso di una corta testa su un altro fantino sardo, Fabio Branca, che ha montato Natoire. Alla quinta piazza un altro fantino sardo, Sergio Urru, in sella a Keplero. I fantini sardi hanno quindi dominato la corsa più antica d'Italia.

L’Ippodromo di Firenze per un giorno si è trasformato,  tra corse al galoppo e cappelli d’autore all’insegna della beneficenza. proprio come Royal Ascot. Infatti, insieme alla Corsa dell'Arno, si è svolta la VI edizione de ‘’Il cappello più bello per CORRI LA VITA’’, organizzata da Sanfelice in collaborazione con il Consorzio Il Cappello di Firenze.




Protagonisti della giornata, insieme a cavalli purosangue, i cappelli più eleganti ed estrosi, ma anche la solidarietà: tutto il ricavato della vendita dei cappelli realizzati dalle aziende del Consorzio che hanno aderito all’iniziativa - Angiolo Frasconi, Grevi, Luca Della Lama, Marzi, Rossomenta, Trendintex - verrà infatti devoluto a CORRI LA VITA Onlus, l'associazione presieduta da Bona Frescobaldi che  raccoglie fondi da destinare a progetti concreti a sostegno di donne vittime di tumore al seno.
All'evento hanno preso parte oltre 2000 persone, e i partecipanti al concorso sono stati 100.



I vincitori del 2019 sono : 
categoria Junior: Elide Filindassi
categoria Creatività: Roberta Cipriani
categoria Eleganza: Giovanna de Palma (già vincitrice dell'edizione 2018)

Presenti anche il sindaco Dario Nardella, l'assessore Cecilia Del Re e l'assessore Sara Funaro.

Info: www.visarno.it

Fabrizio Del Bimbo
Nicoletta Curradi 

martedì 23 aprile 2019

Cavalli e cappelli protagonisti al Visarno il 25 aprile





Il 23 aprile è stata presentata la VI edizione de ‘’Il cappello più bello per Corri la Vita’’, che di terrà il 25 aprile in occasione della 192esima Corsa dell'Arno all'Ippodromo del Visarno a Firenze.
Protagonisti, oltre ai cavalli in gara, saranno i  cappelli più eleganti ed estrosi, ma anche la solidarietà: tutto il ricavato della vendita dei cappelli sarà devoluto all’Associazione CORRI LA VITA Onlus.Al parco delle Cascine, il prossimo 25 aprile, una sfilata per premiare i cappelli più originali. Il ricavato della vendita andrà a sostenere i progetti di Corri la Vita
per contribuire a realizzare e qualificare le strutture sanitarie di Firenze specializzate nella lotta contro il tumore al seno. 
Per partecipare al concorso è necessario indossare un cappello, o acquistarlo il giorno stesso della gara presso il "corner" del Consorzio posizionato all’ingresso dell’Ippodromo (nel costo del cappello sono comprese la quota d’ingresso e la donazione a CORRI LA VITA).

Sarà una giuria di qualità  a premiare i concorrenti con i copricapi più originali, assegnando riconoscimenti offerti dagli sponsor. Dopo la sfilata, il portavoce della Giuria, raccolte le preferenze dei giurati, proclamerà i vincitori di tutte le categorie, tra cui Eleganza e Creatività (aperte alle donne, senza limiti di età).
La Corsa dell'Arno è la punta di diamante del Visarno ed è la corsa più antica d'Italia che non manca mai di attrarre pubblico e partecipanti.

Fabrizio Del Bimbo

giovedì 18 aprile 2019

A San Gimignano una retrospettiva dedicata a Helmut Newton


Presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano è aperta fino al  primo settembre una grande retrospettiva dedicata a Helmut Newton promossa dai Musei Civici del Comune di San Gimignano e prodotta da Opera-Civita con la collaborazione della Fondazione Helmut Newton di Berlino.
Il progetto espositivo è di Matthias Harder, curatore della Helmut Newton Foundation di Berlino, che ha selezionato 60 fotografie con lo scopo di presentare una panoramica, la più ampia possibile, della lunga carriera del grande fotografo tedesco.
Apre “idealmente” l’esposizione il ritratto di Andy Wharol realizzato nel 1974 per Vogue Uomo, l’opera più tarda è invece il bellissimo  ritratto di Leni Riefenstahl del 2000. In questo lungo arco di tempo Newton ha realizzato alcuni degli scatti più potenti e innovativi del suo tempo. Dei numerosi ritratti a personaggi famosi del Novecento sono visibili circa 25 scatti, tra i quali quello a Gianni Agnelli (1997), a Paloma Picasso (1983), a Catherine Deneuve (1976), ad Anita Ekberg (1988), a Claudia Schiffer (1992) e a Gianfranco Ferrè (1996). Delle importanti campagne fotografiche di moda, invece, sono esposti alcuni servizi realizzati per Mario Valentino e per Tierry Mugler nel 1998, oltre a una serie di importanti fotografie, ormai iconiche, per le più importanti riviste di moda internazionali.
Helmut Newton (1920-2004) è uno dei fotografi più importanti e celebrati al mondo. Sin dall’inizio della sua carriera è riuscito a circondarsi di personaggi importanti dell’editoria che hanno apprezzato i suoi concetti visivi. Il risultato è un corpus di opere che, trascendendo i generi, ha raggiunto un pubblico numerosissimo di persone soprattutto attraverso riviste di moda. Le sue fotografie di moda, infatti, sono andate oltre la normale prassi ed hanno intrapreso una narrativa parallela, a volte intrisa di surrealismo o di suspense, come in un film di Alfred Hitchcock, dove, spesso, appare poco chiaro il confine tra realtà e messa in scena e dove gli elementi sono mescolati per creare un gioco di potere e seduzione. La sua fotografia ha superato gli approcci narrativi tradizionali e si è intrisa di lussuosa eleganza e sottile seduzione, oltre che di interessanti riferimenti culturali e di un sorprendente senso dell'umorismo.
Il tema ricorrente delle sue foto è la vita strabordante di eccentricità, bellezza, ricchezza, erotismo e arte culinaria. Egli ha utilizzato e contemporaneamente interrogato i cliché visivi, a volte arricchendoli di autoironia o sarcasmo, ma sempre restandovi in empatia. Newton è riuscito a unire la nudità e la moda in maniera sottile, con un senso di eleganza senza tempo. Il suo lavoro può essere considerato pertanto la testimonianza e l’interpretazione del mutevole ruolo delle donne nella società occidentale.
Il senso estetico di Newton è riscontrabile in tutti gli aspetti del suo lavoro, ma è in particolare nella moda, nella ritrattistica e nella fotografia di nudo dove raggiunge vette inarrivabili. Le donne sono al centro del suo universo, consacrando, con la sua arte, personalità del calibro di Paloma Picasso, Ornella Muti, Catherine Deneuve e Carla Bruni, solo per citarne alcune.
Durante la sua permanenza a Parigi, negli anni '70 e '80, Newton affina il suo stile, sfidando scherzosamente le convenzioni e i tabù. In questo periodo la fotografia di moda comincia ad attirare un pubblico sempre più ampio - aumentando la popolarità di libri fotografici e mostre sull’argomento - resa ancora più attraente dalla partecipazione di influenti fotografi come Richard Avedon, Irving Penn, William Klein e lo stesso Helmut Newton e dalle loro originalissime interpretazioni.
Dalla metà degli anni Ottanta i lavori di Newton subiscono un cambiamento: le fotografie cominciano a prendere la forma di una vera e propria narrazione fotografica. Tra i lavori più rappresentativi di narrativa visuale: le campagne in bianco e nero per Villeroy & Boch (1985), una serie di fotografie a colori con Monica Bellucci per Blumarine (1998) e diversi scatti per un calendario di riviste sportive (2002), dove giovani donne vestite in bikini non sono raffigurate in spiaggia ma nel deserto.
Negli ultimi anni della sua carriera Newton intensifica la collaborazione con le edizioni tedesche, americane, italiane, francesi e russe di Vogue, ambientando i set fotografici principalmente a Monte Carlo. Una location privilegiata per le sue fotografie sarà il garage della sua casa a Monaco, dove le modelle e le auto parcheggiate vengono disposte come in un elegante dialogo visivo, trasformando un luogo apparentemente banale in una originale sala di posa.

Nicoletta Curradi 

venerdì 12 aprile 2019

A Firenze la prima mostra dedicata a Isadora Duncan


 Dal 13 aprile al 22 settembre Villa Bardini e il Museo Stefano Bardini ospiteranno la prima mostra italiana dedicata alla danzatrice americana Isadora Duncan e al suo rapporto con le arti figurative italiane. L’esposizione a cura di Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi, in collaborazione con Rossella Campana, Eleonora Barbara Nomellini e Patrizia Veroli, è promossa da Fondazione CR Firenze e da Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, cony il patrocinio del Comune di Firenze.





Dipinti, sculture e documenti, fra i quali fotografie inedite, ripercorreranno il legame con l’Italia di colei che rivoluzionò le teorie accademiche della danza, per avviare una moderna e innovativa visione del corpo femminile, e del suo movimento, nello spazio, prendendo le mosse dall’influenza che ebbe nel contesto internazionale. Sono circa 170 i pezzi che saranno allestiti su due piani di Villa Bardini e una speciale sezione dedicata alle grandi sculture sarà allestita nel Museo Stefano Bardini.
Ribelle ad ogni convenzione e di forte carisma, Isadora si distinse per il suo danzare svincolata da condizionamenti sociali. Centrale è il tema della liberazione del corpo femminile che si coniuga con l’esaltazione di modelli tratti dal mondo archeologico e classico. Niente più corsetti stretti e punte di gesso per la danza ma abiti leggeri e piedi nudi per ritrovare il contatto energetico con la terra. La danzatrice ebbe una significativa influenza sul mondo culturale dei primi del Novecento, quel ‘gusto Duncan’ che connotò molte scelte culturali e stilistiche del suo tempo. Si esibì non solo sui palcoscenici di Parigi, Berlino e Monaco, ma anche nei teatri Armonia di Trieste (1902) e Costanzi di Roma (1912), e mantenne uno speciale legame con Firenze, sin dal 1902, grazie all’amicizia con Eleonora Duse e, successivamente, alla lunga permanenza di uno dei suoi compagni, lo scenografo inglese Edward Gordon Craig, nel capoluogo toscano dal 1906.
Nella mostra  saranno presentate importanti opere di artisti italiani che la ritrassero dal vero mentre danzava nei salotti aristocratici parigini o sulla spiaggia di Viareggio: disegni e olii di Plinio Nomellini, bronzi di Romano Romanelli e di Libero Andreotti. Numerose le opere di artisti colpiti dalla sua figura durante la sua movimentata esistenza, costellata da significativi successi, ma anche da tragici eventi che la segnarono inesorabilmente come la morte dei due figli, Deirdre e Patrick, di 7 e 3 anni, annegati nella Senna. Fra gli artisti rappresentati in mostra, protagonisti delle arti quali: Rodin, Bourdelle, Stuck, Carrière, Zandomeneghi, Previati, Sartorio, Bistolfi, Baccarini, De Carolis, Chini, Cambellotti, Nonni, Boccioni, Depero, Severini, Casorati, Campigli, Sironi, Raphaël, Gio Ponti, in un intrigante avvicendamento di arti maggiori e arti decorative, con preziosi abiti, e ceramiche.
«Questa mostra – ha dichiarato il Presidente della Fondazione Bardini e Peyron Jacopo Speranza – è davvero un gradito regalo che offriamo agli amanti delle arti e della danza. Uno sforzo scientifico e organizzativo non indifferente per le nostre due istituzioni, che si inserisce nel percorso di valorizzazione e, in molti casi, di conoscenza, del legame tra la nostra città e grandi figure del passato, nelle varie espressioni artistiche. Per l’occasione collaboriamo con piacere col Museo Bardini per favorire un ‘incontro’ ancora più ampio e completo con una personalità così straordinaria ‘’».

Nicoletta Curradi 

La mostra di fine anno degli studenti dell'Accademia Italiana



“Break the rules” è il tema della mostra di fine anno accademico dell’Accademia Italiana Arte Moda Design, inaugurata il 12 aprile davanti ad un folto pubblico. In esposizione i lavori di Design, Grafica e Fotografia degli studenti. Inaugura la rassegna, lo scrittore e filosofo Franco Bolelli, esperto di linguaggio, progettazione, comunicazione, comportamento e forme di pensiero. Il 16 aprile alla 17 in collaborazione con l’Ordine degli architetti, conferenza sul tema “Religioni e Design: gli spazi del culto”. Tra i relatori l’ìmam di Firenze, Izzedin Elzir.
                  

Convegno-conferenza “Religioni e Design: gli spazi del culto” il 16 aprile alle ore 17
Palazzina Reale di Santa Maria Novella, Piazza della Stazione, 50. Fino al 22 aprile.

         www.accademiaitaliana.com

Un caffè artistico, in un palazzo storico fiorentino di Piazza Strozzi, mette alla prova la creatività degli studenti del VI° semestre del Corso di Design, mentre quelli del V° semestre si cimentano nella progettazione di un miniappartamento in un’aula della scuola di piazza Pitti e nell’ideazione di un caffè lettario in piazza Salvemini. Tema d’ispirazione della mostra “Break the Rules”, concept ideato dal presidente della scuola, l’architetto Vincenzo Giubba, che spiega: "Break the Rules” è un invito ad andare oltre, a sperimentare, a mettersi in gioco. Questo modo di porsi comporta sicuramente qualche rischio, ma nel design le grandi idee sono sempre venute dalla sperimentazione e dal superamento di frontiere formali a favore del nuovo, inteso anche come possibilità di offrire un rapporto migliore con l'ambiente e con la vita. La scuola è il luogo migliore per realizzare ciò". Dimostrano tecnica e precisione i laureandi in Design di Accademia Italiana, coordinati dal docente Vincenzo Rocco Magrin. Hanno lavorato per la mostra di fine anno accademico – visitabile dal 12 al 22 aprile alla Palazzina Reale di Santa Maria Novella, alla Stazione di Firenze -, coniugando la contemporaneità ai contesti storici. Gli occhi critici dello scrittore e filosofo Franco Bolelli, testimonial della mostra, valuteranno anche i lavori degli studenti prossimi alla laurea in Fotografia e Graphic Design. I primi hanno raccolto la sfida dando vita a una rassegna di sguardi originali, consapevoli, mai strillati. Una sfida alle regole, cosciente dell’eredità del passato e delle urgenze espressive del presente, coraggiosa nel contenuto e nella forma. Due le sezioni della mostra a cura del docente Dario Orlandi: Fotografia di moda e Fotografia documentaria, distinte per tradizione, anche se frequenti sono gli sconfinamenti che rendono le due aree contaminate. Due sezioni accomunate dalla volontà di ripensare l’immagine nei contesti di fruizione. Così ecco il ritorno al Sud con uno sguardo poetico e tutt’altro che convenzionale, o gli anti-modelli ambientati in casting stradali che rompendo le regole, diventano icone di bellezza. Ed ecco il fashion che entra nelle cave di marmo di Carrara e rende omaggio alla tradizione operaia.
Interessante il fenomeno di spopolamento di certe aree del Sud Italia o il focus sull’artigianato fiorentino che diventa punk.
Per la Sezione Graphic Design, curata dal docente Walter Conti, la rottura delle regole deve contenere come premessa la loro conoscenza, tenendo ben presente che ogni grande cambiamento nella grafica ha rivoluzionato il mondo della comunicazione. Per esempio il linguaggio verbale si è materializzato in segni astratti poi evoluti in suoni ed alfabeti. L'invenzione del corsivo ha permesso per la prima volta ai monaci copisti di fissare velocemente su carta idee e pensieri. Gutenberg con l'uso dei caratteri mobili prima e Aldo Manuzio poi con l'invenzione del Catalogo ci portano direttamente nella modernità. Con i progetti presentati alla Palazzina Reale gli studenti hanno cercato di interpretare la rottura degli schemi da molteplici punti di vista: concettuale, linguistico, comunicativo, percettivo, visivo, compositivo, tipografico, tecnologico.
I poster degli studenti del IV semestre, presentano libere interpretazioni inspirate a quella cultura grafica che ha generato importanti cambiamenti e innovazioni nella comunicazione visiva: dalle sperimentazioni di nuovi strumenti, alle rivisitazioni di movimenti artistici di rottura, come le avanguardie storiche, fino alla ricerca di tecniche di rappresentazione più dirompenti che hanno prodotto significativi cambiamenti nel linguaggio visivo. E infine, sui cubi, i progetti frutto delle loro ricerche su tematiche eterogenee.

In concomitanza della mostra, il 16 aprile alle 17, sempre alla Palazzina Reale, si terrà una conferenza sul tema “Religioni e Design: gli spazi del culto”. “Ho pensato a un tema che potesse andare oltre le barriere che dividono – riprende Giubba -, in un'ottica di apertura mentale. Il dibattito sul design, sulla progettazione dello spazio e sull'architettura, può offrire un'occasione per elaborare nuove idee".
Relatori della conferenza promossa dall’Accademia Italiana, in collaborazione dell’Ordine degli architetti: l’Imam di Firenze Izzedin Elzir (ha studiato Design all’Accademia Italiana), il professor architetto Fabrizio Rossi Prodi; l’architetto Edoardo Milesi e Maurizio Sangalli, presidente Istituto Sangalli.

Fabrizio Del Bimbo
Nicoletta Curradi

















Preziose oreficerie e sculture in una mostra a Siena celebrano papa Alessandro VII




Dal  12 aprile al 3 novembre  2019, nei locali della cosiddetta Cripta del Complesso Monumentale del Duomo di Siena è aperta la mostra Marmo, bronzo e argento per Alessandro VII. Oreficeria e scultura monumentale dalla Roma di Bernini al Duomo di Siena. L’intento della mostra è quello di far  conoscere a un pubblico più vasto una serie di oggetti di oreficeria dell’età di papa Alessandro VII (1655-1667), il senese Fabio Chigi, che appartengono per lo più al Museo dell’Opera di Siena, o che sono conservati nella sacrestia della Cattedrale, restando di solito di difficile accesso e visibilità. Uno dei meriti dell’iniziativa, è quello di aver provveduto al restauro e alla pulitura di ognuno di questi preziosi manufatti, che possono essere così meglio studiati e esaminati in questa occasione.
Tra le più significative opere esposte, vanno ricordati innanzi tutto i sei reliquiari di forma monumentale con busti di santi in argento, che il papa donò nel 1663 alla sacrestia della Cappella Chigi o della Madonna, di cui lo stesso pontefice aveva patrocinato la costruzione negli anni immediatamente precedenti, con il noto intervento di Gian Lorenzo Bernini relativo alle statue in marmo. Ancora meno conosciuti al pubblico sono forse i reliquiari dei quattro antichi protettori di Siena, conservati nella sacrestia del Duomo e fatti inviare da Roma dal cardinale senese Volumnio Bandinelli nel 1660, in sostituzione dei precedenti in legno intagliati da Francesco di Valdambrino. Purtroppo queste quattro urne gemelle hanno subito nel tempo manomissioni e modifiche, senza però che il loro assetto originario venisse del tutto alterato. Si uniscono a questi, altri reliquiari provenienti ancora dal Museo della Metropolitana, come quello contenente le reliquie di San Prospero, legato a un modello di Alessandro Algardi, o quello del beato Ambrogio Sansedoni della Fondazione Monte dei Paschi, ancora legato alla stessa cultura di classicismo romano verso la metà del Seicento. Sono esposti in mostra anche tre reliquiari inviati da Roma personalmente da Fabio Chigi ancora cardinale, destinati alla chiesa di San Raimondo al Refugio e appartenenti ai Conservatori Riuniti. Altri oggetti preziosi ben poco noti risultano il piccolo busto di San Filippo Neri della Collezione Chigi Saracini, ispirato ancora a un modello di Algardi, e il Crocifisso posto sull’altare maggiore della chiesa dell’Annunziata. Questo fu commissionato dal principe Agostino Chigi verso il 1670 e fuso su modello di Ercole Ferrata, come analoghi crocifissi disposti per gli altari di San Pietro in Vaticano per volere dello stesso papa Chigi e con la regia di Bernini.  Proprio a sottolineare il nesso inscindibile tra oreficeria e scultura monumentale del Seicento romano sono esposti – a ideale inizio e conclusione della mostra – due capolavori della ritrattistica del tempo come gli straordinari busti ritratto dello stesso Alessandro VII.


Il primo, reso con sofisticati effetti coloristici, è quello che Bernini scolpì in marmo nel 1657 per il suo illustre committente, conservato oggi in collezione privata a Siena e eccezionalmente concesso in esposizione.
Il secondo risale a dieci anni più tardi, l’anno stesso della scomparsa del papa,  fuso in bronzo su modello di Melchiorre Caffà, il geniale scultore di origine maltese che offrì qui un’interpretazione del soggetto intensamente drammatica.
La mostra, promossa e organizzata dall’Opera della Metropolitana, in collaborazione con Opera-Civita, è a cura di Alessandro Angelini e Alessandro Bagnoli.  I restauri sono stati eseguiti da Antonio Mignemi, MIMARC srl.



La realizzazione editoriale del catalogo si deve a Sillabe (Livorno).


Nicoletta Curradi