Ora di Ottawa

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martedì 17 dicembre 2019

Calzature di ogni epoca al Museo della Moda e del Costume



Una passeggiata tra le robuste caligae dei soldati romani, i seducenti sandali delle cortigiane greche, i raffinati calzari indossati dagli dei oppure dall’aristocrazia romana; senza dimenticare la ricca varietà di calzature indossate dalle star dei colossal dedicati all’antichità, da Ben Hur al Gladiatore, e le più recenti creazioni di moda, ispirate dallo stile delle calzature del mondo classico e realizzate da protagonisti del fashion contemporaneo come Emilio Pucci, Salvatore Ferragamo, Yves Saint Laurent. 
È “Ai piedi degli dei”, mostra a cura di Lorenza Camin, Caterina Chiarelli e Fabrizio Paolucci, accolta nel museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti fino al 19 aprile 2020. 
La mostra, incentrata su un tema tanto affascinante quanto inedito, vuole raccontare gli infiniti ruoli che la scarpa ha rivestito in Occidente dai tempi antichi ai giorni nostri. Veri e propri protagonisti del percorso espositivo, formato da circa 80 opere (alcune delle quali giunte in prestito da importanti musei internazionali come il Louvre), saranno gli esemplari delle principali tipologie di calzature usate nel periodo compreso fra il V secolo a.C. e il IV d.C. e testimoniateci sia su preziose opere d’arte, fra le quali rilievi e vasi dipinti, sia in originale, come gli eccezionali reperti provenienti dal forte romano di Vindolanda nell’Inghilterra del nord. 
L’antico è messo a diretto confronto con il contemporaneo. Scarpe di alcuni tra i più grandi stilisti (come Genny, Céline, Richard Tyler, Renè Caovilla, Donna Karan) saranno esposte insieme ai modelli originali realizzati dalla più celebre manifattura italiana di calzature per il cinema, il calzaturificio Pompei, per alcuni dei film peplum divenuti veri e propri cult: si potranno ammirare i sandali di Liz Taylor-Cleopatra, i calzari di Charlton Heston-Ben Hur, quelle del Gladiatore Russell Crowe, le calighe dell’Alexander-Colin Farrell. ‘Ai piedi degli dei’ trova infine il suo naturale completamento nella multivisione, ideata e diretta da Gianmarco D’Agostino (Advaita Film) per immergere il visitatore in un universo di immagini in cui archeologia, fashion si fondono con i miti del grande schermo.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Da sempre l’Uomo ha voluto riversare nelle calzature, strumento umile e quotidiano, un riflesso di quei principi di armonia e simmetria che governavano il gusto classico. La scarpa divenne cosi essa stessa opera d’arte, un oggetto plasmato più per esigenze estetiche che pratiche. Proprio per illustrare compiutamente questo ‘destino’ della calzatura, i cui presupposti sono già nel mondo greco-romano, si è voluto allargare il tema di questa mostra a due espressioni della cultura contemporanea intimamente legate fra di loro: il cinema e la moda. Sotto il segno della classicità, i curatori hanno esplorato questo inedito aspetto della ‘Fortuna dell’Antico’, recuperando suggestioni, echi e consonanze che, attraverso le pellicole di film come Cleopatra e l’ispirazione di stilisti, creano un inaspettato legame fra passato e contemporaneità”.
Fabrizio Paolucci, curatore della mostra e direttore del Dipartimento Antichità degli Uffizi:
“La scarpa non è soltanto un accessorio e questo concetto era ben chiaro già agli antichi, al pari dell’abilità che richiedeva il realizzarle. Platone, ad esempio, non esitava a definire l’arte del calzolaio una vera e propria scienza. Con la sua foggia o i suoi colori, questo indumento raccontava tutto della persona che le indossava: il sesso, la condizione economica, la posizione sociale e il lavoro. Quel che è stato sempre considerato un semplice dettaglio del vestiario, diviene ora il protagonista di un’esposizione, il cui fine è proprio quello di restituire alla scarpa il suo ruolo di prezioso documento del gusto e della tecnica del mondo greco-romano”. 




UN PO’ DI STORIA DELL’ANTICA CALZATURA
Nel mondo classico la foggia delle calzature costituiva spesso connotazione tipica di ben precise categorie sociali. Le caligae chiodate, ad esempio, erano usate prevalentemente dai soldati perché ideali per le lunghe marce, mentre i calcei, simili a bassi stivaletti e spesso vivacemente colorati se indossati dalle donne, connotavano le classi più elevate (patrizi, senatori e imperatori). Le fonti tramandano che le cortigiane, invece, erano solite indossare sandali che recavano, sul lato inferiore della suola, dei chiodini disposti in maniera tale da lasciare sul terreno un’impronta con la scritta “seguimi”. 
La seduzione, del resto, è da sempre un aspetto connaturato con questo capo dell'abbigliamento che, non a caso, svolgeva un ruolo simbolico di primo piano anche nel rito nuziale antico. E già nel mondo antico, la scarpa era protagonista di favole come quella di Rodopi, diretta antenata di Cenerentola, raccontata per la prima volta da Erodoto e poi da Strabone. Fin da allora, inoltre le calzature sono protagoniste di modi di dire. Cicerone, in una delle sue Filippiche, usa l'espressione “mutavit calceos” per dichiarare il mutamento del rango sociale di un personaggio, divenuto senatore, dal momento che i calcei dei senatori differivano da quelli dei patrizi.


Fabrizio Del Bimbo 
Nicoletta Curradi 


Un prestigioso volume di Franco Maria Ricci dedicato all'Oltrarno


’Firenze. Oltrarno, i Banchi, il giovane Leonardo’ è il nuovo volume di Franco Maria Ricci realizzato in collaborazione con Crédit Agricole Italia e presentato il 16 dicembre al Museo Bardini davanti ad un folto pubblico e alle istituzioni cittadine.
Una pubblicazione di prestigio che celebra  la ricchezza e la storia di un territorio meraviglioso nell’anno dedicato al grande Genio di Leonardo Da Vinci. Duecento pagine  con i testi di Alvar González Palacios e Tim Parks e le fotografie di Massimo Listri, presenti al Museo Bardini insieme all’editore Franco Maria Ricci e ai vertici nazionali di Crédit Agricole con Giampiero Maioli, responsabile del CA Italia e regionali con Massimo Cerbai, direttore regionale CA Toscana. Ad aiutare i presenti nella narrazione di questo libro, Edoardo Pepino, direttore di Franco Maria Ricci Editore che ha ringraziato il vicesindaco di Firenze Cristina Giachi e l’assessore alla cultura di Firenze Tommaso Sacchi.
I due autori hanno ripercorso il loro approccio a questa opera che  fa cultura e trasmette la percezione del bello e del buono" di questo angolo di Firenze così ricco di capolavori . Un approccio condiviso da Crédit Agricole che in Toscana sta crescendo consolidandosi con 90 filiali, 6 poli affari dislocati su 9 province, 2 mercati banca d’impresa, 1 area large corporate, 1 mercato private e 1 mercato consulenti finanziari. Tanti gli interventi attivati da Crédit Agricole sul territorio toscano. Dalla costituzione dei Comitati Territoriali all'importante finanziamento al Consorzio Depuratore Di Santa Croce Sull’Arno Spa, uno dei principali e più innovativi impianti di depurazione in Europa, passando per l'intervento di bioedilizia Firenze con la realizzazione di 24 unità abitative in classe energetica A4 e la convenzione con Cral Ataf.


Nicoletta Curradi

venerdì 13 dicembre 2019

Dopo Caravaggio, dipinti seicenteschi in mostra a Prato


Dipinti inediti della Fondazione De Vito insieme alle tele più suggestive del Seicento del Museo di Palazzo Pretorio a Prato danno vita ad un percorso espositivo che vuole raccontare l’impatto determinante della pittura di Caravaggio su alcune delle personalità più rilevanti della scena artistica partenopea nel XVII secolo, attraverso una scelta di opere di grande qualità delle due collezioni.




Arriva "Dopo Caravaggio - Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito", dal 14 dicembre 2019 al 13 aprile 2020 a Prato, Museo di Palazzo Pretorio. A cura di Rita Iacopino direttrice scientifica Museo di Palazzo Pretorio e Nadia Bastogi direttrice scientifica Fondazione Fondazione De Vito.


Orario 10.30 -18.30 tutti i giorni eccetto il martedì non festivo. La biglietteria chiude alle 18.
Biglietto museo e mostra 10€ intero, 8€ ridotto (riduzioni e gratuità sul sito www.palazzopretorio.prato.it).



Nicoletta Curradi

martedì 10 dicembre 2019

I ritmi slow di Castel San Pietro Terme





È risaputo che l'Emilia-Romagna sia una delle regioni italiane in cui si vive meglio e in cui si mangia meglio. E sono tante le città che confermano questa, considerazione, come la città di Castel San Pietro Terme, che è situata fra Imola e Bologna, lungo la storica via Emilia, proprio dove l’Emilia diventa Romagna. Quindi si può dire che si colloca, ... "sul trattino" che separa i due toponimi. Fondata nel 1199 come città fortificata, ha molto da offrire a chi la visita: roccaforti, castelli, siti archeologici, paesaggi mozzafiato, ma soprattutto tante persone che ti accolgono col sorriso.  Forse gli abitanti perseguono la filosofia della “lentezza”, tra tradizioni, prodotti genuini, acque termali e paesaggi  naturali di pace e serenità.
L'origine del luogo è molto antica, come dimostrano gli scavi archeologici svolti sul territorio, che hanno evidenziato tracce di insediamenti etruschi e celti, precedenti a quelli romani. 

Ma qui  più diffuse sono le atmosfere del medioevo e del rinascimento: nel centro storico cittadino è ancora visibile un torrione ed un tratto di mura che un tempo difendevano  l’intera città, testimonianze di una cinta muraria un tempo imponente. Notevole è il “cassero” del 1200,  simbolo della città, all’interno del quale si trovava un teatro, probabilmente realizzato dopo il 1500 quando il territorio fu conquistato dalle armate dello Stato Pontificio ed il cassero perse la funzione difensiva.

Alle sue spalle  si trova poi la massiccia torre trecentesca dell’orologio: l'’installazione dell’orologio risale al 1784 e grazie ad una continua manutenzione i meccanismi sono ancora intatti e l’orologio scandisce i lenti ritmi della città. Ma qui, nonostante i ritmi slow, ci si diverte tutto l'anno tra decine di feste, sagre ed eventi che attraggono sempre un buon numero di visitatori che uniscono allo svago la possibilità di gustare le specialità  locali. La gastronomia tipica si esprime con prodotti come il formaggio Squacquerone di Romagna Dop,   i savoiardi, il miele.  

la patata di Bologna Igp, la cipolla di Medicina, la pasta fatta in casa. 

Una verde collina coperta da vigneti sale fino all’azienda vitivinicola Umberto Cesari, una cantina degli anni’60 che coltiva vitigni autoctoni come Sangiovese, Albana, Pignoletto e Trebbiano, oltre ad alcune varietà internazionali come Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot, con sei poderi, Ca’ Grande, Liano, Laurento, Tauleto, Casetta e Parolino, ognuno con caratteristiche diverse  

La Cantina “Fratta Minore" realtà nata nel 2012, è gestita dai coniugi Nicola e Marianna Marrano, due professionisti con la passione per la vigna e il rispetto per l’ambiente. Nella loro produzione troviamo ancora  i classici di questa zona, Pignoletto, Albana, e Sangiovese. Il must è Dama Bianca Pignoletto Metodo Classico. 

L’Osservatorio Nazionale Miele ha sede proprio a Castel San Pietro Terme ed è un organismo nazionale che dal 1988 supporta il settore apistico. Nel mese di settembre si svolge la Fiera Del Miele e la premiazione del Concorso Grandi Mieli D’Italia con le  Tre Gocce D’oro.


Lo Squacquerone di Romagna DOP prodotto dal caseificio Comellini deve il suo nome alla particolare consistenza deliquescente della sua pasta, che si "squacquera" appunto.

Va infatti servito in un piatto perché non mantiene la forma dello stampo.

Oltre che per gustare buon cibo e bere buon vino, si va a Castel San Pietro Terme anche per godere del benessere generato dalle  acque termali solfuree e salsoiodiche che sono il cuore di queste Terme.  Il Polo termale, di recente perfettamente ristrutturato, presenta  nuove sale per le cure inalatorie, le polverizzazioni, i fanghi e le piscine per la riabilitazione, per un benessere a ,360°.  Sono disponibili trattamenti sia  riabilitativi, sia estetici. L'origine delle cure termali a Castel San Pietro risale al 1337, anche se il primo vero e proprio stabilimento termale è sorto nel 1870 e già allora si caratterizzava per l'approccio scientifico.
Adiacente alle Terme si trova il Golf Club Le Fonti a18 buche, di proprietà comunale, sede di competizioni a livello internazionale. Conta 800 soci ed un primato nazionale per campi a 18 buche.




A breve distanza da Castel San Pietro Terme si consiglia, prima di lasciare la regione, di visitare il caratteristico borgo medievale di Dozza Imolese, dal centro storico a forma di fuso. Sono affascinanti i numerosi, vivaci murales disseminati sui muri delle case e  imponente è la Rocca Sforzesca, nei cui sotterranei ha sede l'Enoteca Regionale, promotrice dei vini dell'Emilia-Romagna. La Rocca è di origine medievale, ma fu trasformata da Caterina Sforza in castello fortificato e, in epoca rinascimentale, fu adibito a residenza nobiliare. Oggi è una Casa-Museo aperta al pubblico.
Info: www.imolafaenza.it

Fabrizio Del Bimbo 




giovedì 5 dicembre 2019

Arcadia e Apocalisse, una nuova mostra al PALP





Dall’8 dicembre 2019 il PALP Palazo Pretorio di Pontedera ospita la mostra Arcadia e Apocalisse. Paesaggi italiani in 150 anni di arte, fotografia, video e installazioni, ideata e curata da Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci e promossa dalla Fondazione per la Cultura Pontedera, dal Comune di Pontedera, dalla Fondazione Pisa, con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana. La mostra, che proseguirà sino al 26 aprile 2020, ha l’obiettivo di indagare il modo in cui il paesaggio è stato percepito e rappresentato artisticamente dal 1850 fino ai giorni nostri, mettendo in luce quelli che sono stati i cambiamenti in materia di estetica e di codici rappresentativi e cercando al contempo di sensibilizzare la coscienza dei visitatori sul tema del degrado ambientale.


Attraverso un lungo racconto che si avvale di opere pittoriche, scultoree, arti decorative, fotografia e nuovi media – dalla metà dell’Ottocento ad oggi – l’esposizione ruota intorno al pensiero creativo sul paesaggio, un genere pittorico ereditato dal Settecento come rispecchiamento della natura nell’arte, in antitesi alla pittura mitologica e di storia, che si libera dai suoi stereotipi senza però scomparire, per la capacità che il paesaggio stesso ha di rinnovare profondamente i propri significati e codici rappresentativi, di riflettere le radicali trasformazioni della cultura artistica italiana e della società nel suo complesso.
La mostra si articola in vari capitoli, dalla diversa estensione, che servendosi della pittura, della fotografia, più avanti del video, del film e delle installazioni, conducono lo spettatore ad immergersi nei sentimenti e nelle riflessioni che – di decennio in decennio – il paesaggio ha ispirato negli autori e nei fotografi e ad apprezzare e comprendere opere che vogliono essere, oltreché immagini coinvolgenti, anche documenti in cui si travasa l’intera cultura di un’epoca. La pittura di paesaggio è infatti il frutto di un processo molto complesso di interpretazione e ‘ricostruzione’ della natura, che coinvolge il momento storico di riferimento con il suo sistema di relazioni, la cultura artistica cui l’autore appartiene e la storia individuale. Sentimenti e riflessioni che nel corso della lunga trasformazione del Bel Paese, trapassano dalla scoperta, in epoca ottocentesca, di un “paesaggio italiano” ereditato dal “Grand Tour” offerto alla modernità come cornice d’inalterata bellezza, alla testimonianza delle azioni talvolta violente che la storia ha inflitto al territorio italiano (dalle demolizioni alle devastazioni delle guerre), agli sconvolgimenti legati all’epoca della ricostruzione postbellica, al definitivo tramonto del mito post-romantico e alla  sua sostituzione con azioni di trasformazione così invasive e devastanti da far presagire una imminente Apocalisse.


Un autentico sentimento della natura. Nella pittura italiana del secondo Ottocento si afferma un sentimento della natura ereditato dal Romanticismo che porta a una interpretazione che si fonda su un più autentico rapporto con il vero. In area ticinese e toscana il processo di depurazione dai cliscé accademici passa attraverso l’idea del paesaggio come teatro della contemporanea storia risorgimentale (da cui muovono molti pittori macchiaioli come Giovanni Fattori e Odoardo Borrani, Cristiano Banti), come libera ricreazione luminosa del paesaggio toscano ereditato dai padri, e più tardi come ambientazione della vita all’aperto della emergente società borghese rappresentata della pittura da maestri come Michele Tedesco e Giovanni Boldini e della fotografia come Giacomo Caneva e Robert Macpherson. In area laziale, il paesaggio della Campagna romana, fra i riferimenti del Grand Tour, ancora documentato nei grandi album dei fotografi, si afferma nella sua classica magnificenza e desolazione come testimonianza, l’unica intatta, dell’antica grandezza in contrasto con la modestia del presente. Verso la fine del secolo, e a cavallo del nuovo, è prevalentemente sul paesaggio che si riversano le predilezioni dei pittori divisionisti innamorati della scomposizione della luce (Angelo Morbelli, Plinio Nomellini, Vittore Grubicy de Dragon), che rivaleggiano con i fotografi (Gustavo Bonaventura, Stefano Bricarelli, Filippo Rocci) nella ricerca di sfolgoranti effetti luminosi, nella apparente emulazione dei fenomeni naturali, ma con esiti di sofisticata astrazione.


La stagione del futurismo. Respinto ai margini del rutilante mondo iconografico del primo Futurismo macchinista, il paesaggio trova comunque i suoi cultori fra quegli artisti innamorati dell’analisi del fenomeni naturali o più suggestionati dalle atmosfere simboliste; più avanti nel corso degli anni trenta, il paesaggio diventa la naturale cornice dell’aeropittura e dell’aerofotografia, ma anche di svagati esperimenti di fotocollage, mentre la sua ultima stagione si caratterizza per una forte impronta spiritualista, basata sull’«idealismo cosmico», rappresentazione per simboli dello spazio siderale come metafora della densità psichica dell’uomo. Saranno presenti in mostra opere di Giacomo Balla, Leonardo Dudreville e Gerardo Dottori, Enrico Pedrotti, Fortunato Depero.


L’età delle trasformazioni: l’invenzione delle città. I due decenni fra le due guerre vedono, con in consolidarsi del fascismo l’avvio di una politica di lavori pubblici di grande impatto territoriale, destinata a imporre profonde modificazioni nel paesaggio italiano, accompagnate dall’enorme risonanza propagandistica creata dai moderni mezzi di comunicazione. I lavori di bonifica nell’Agro Pontino ingoiano ettari di territorio paludoso abitato da contadini transumanti e da butteri, portando alla fondazione delle “città nuove”, mito del fascismo, dominate dalla geometria del razionalismo (Giulio Aristide Sartorio, Duilio Cambellotti). La Capanna, archetipo residuale di una cultura autoctona di miseria e pura sopravvivenza, è finalmente sconfitta, almeno nelle intenzioni della propaganda.


Dagli anni Venti alla guerra. La pittura del Novecento è letteralmente dominata dal paesaggio, soggetto ambiguo nel quale si rispecchiano gli orientamenti espressivi e anche contraddittori di una intera generazione espressi da Antonio Donghi, Ottone Rosai e Giorgio Morandi; dall’impossibile recupero di una perduta Arcadia senza tempo all’aspra denuncia di problemi sociali lasciati irrisolti (Lorenzo Viani). Schermo perfetto per la idealizzazione del “ruralismo” primitivista antiurbano, nutrito di arcaiche virtù e incorrotti sentimenti (Ardengo Soffici), è per altri artisti una via di fuga tutta privata, trasposizione degli intimi moti dell’animo e di uno sgomento di fronte alla incommensurabile varietà e incombenza della natura.
Il paesaggio devastato: gli anni della guerra. Il decennio che si chiude con lo scoppio della guerra, si apre con un presagio di distruzione contrabbandato come pretesa di rivoluzione (le demolizioni nei grandi piani urbanistici) cui gli artisti, come Mario Mafai e Afro Basaldella, rispondono con sgomento e angoscia. Queste immagini saranno poi sinistramente simili alle fotografie dei bombardamenti che sventrano le nostre città e i territori. I pittori invece preferiscono non ritrarre eventi bellici e si affidano alla metafora e al simbolo proiettando sul paesaggio, reso afono e privo di bellezza, l’angoscia individuale e collettiva provocata dai tragici eventi bellici (Carlo Levi, Fausto Pirandello, Galileo Chini).


Dal 1960 al 1990. Gli anni Sessanta sono dominati, come in tutta Europa, dalle ricerche postinformali e astratte. Il paesaggio è per lo più un riferimento interiorizzato e rimanda ad una esperienza di carattere profondamente individuale (Tancredi, Giulio Turcato, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice); tuttavia è sul versante della pop art e delle nascenti ricerche concettuali (Mario Schifano, Luca Maria Patella, Mario Cresci) che il paesaggio riprende piena legittimità in artisti che affrontano il tema attraverso il confronto fra pittura, nuovi media espressivi e nuovi materiali industriali, in uno sforzo di creazione di nuovi linguaggi e totale oggettivazione dell’immagine. I grandi maestri della fotografia di paesaggio, (Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Guido Guidi, Franco Fontana) s’impongono per il rigore formale che coniuga soggettività e dati della realtà esterna.
Fino ai nostri giorni. È un racconto aperto, nel quale si confrontano esperienze anche molto diverse, ormai affidate prevalentemente ai linguaggi del video e delle installazioni tridimensionali, (Michelangelo Pistoletto); ma all’interno delle quali il paesaggio è quasi univocamente assunto come elemento di preoccupazione e riflessione per gli esiti delle attività umane, una cornice sempre più fragile ed esposta. Fa eccezione la rinnovata utopia dei parchi di scultura ambientale, arcadici dialoghi fra arte e paesaggio, documentabili solo attraverso le fotografie di un grande maestro come Aurelio Amendola. Spoglio da ogni retorica, il paesaggio italiano contemporaneo ripreso dai grandi maestri mette a nudo la sua fragilità, ma anche la sua capacità di resilienza e la forza comunicativa di una imprevedibile, inedita e ostinata bellezza.
Arcadia e Apocalisse. Paesaggi italiani in 150 anni di arte, fotografia, video e installazioni è organizzata con la consulenza di Paolo Antognoli, Giovanna Conti, Alessandro Romanini e Francesco Tetro. La sezione fotografia è a cura di Maria Francesca Bonetti.

PALP Palazzo Pretorio Pontedera
Orario: da martedì a venerdì 10-19, sabato, domenica e festivi 10-20, lunedì chiuso
Ingresso: intero € 8, ridotto € 6 e 3

Nicoletta Curradi 



martedì 26 novembre 2019

Agli Uffizi Pietro Aretino, il regista del Rinascimento



Nell’aula magliabechiana della Galleria degli Uffizi si apre la prima mostra in assoluto dedicata al poliedrico intellettuale del Cinquecento: in esposizione oltre 100 opere tra dipinti, sculture, scritti, oggetti preziosi
“Mi dicono ch'io sia figlio di cortigiana; ciò non mi torna male; ma tuttavia ho l'anima di un re. Io vivo libero, mi diverto, e perciò posso chiamarmi felice. - Le mie medaglie sono composte d'ogni metallo e di ogni composizione. La mia effigie è posta in fronte a' palagi. Si scolpisce la mia testa sopra i pettini, sopra i tondi, sulle cornici degli specchi, come quella di Alessandro, di Cesare, di Scipione. Alcuni vetri di cristallo si chiamano vasi aretini. Una razza di cavalli ha preso questo nome, perché Papa Clemente me ne ha donato uno di quella specie. Il ruscello che bagna una parte della mia casa è denominato l'Aretino. Le mie donne vogliono esser chiamate Aretine. Infine si dice stile aretino. I pedanti possono morir di rabbia prima di giungere a tanto onore”
“Io non son cieco ne la pittura, anzi molte volte e Rafaello, e fra
Bastiano [del Piombo], e Tiziano si sono attenuti al giudizio mio.
Perché io conosco parte de gli andari antichi e moderni”

“Divino in venustà fu Raffaello,
E Michel Agnol, più divin che umano,
Nel disegno stupendo; e Tiziano,
Il senso de le cose ha nel pennello.
Forma paesi in rilievo sí bello
Che ne stupisce il d’apresso e il lontano,
Fa vivi e pronti la sua dotta mano
Ogni animale, ogni pesce, ogni uccello.
Le linee poi nei lor propri giri
Sí ben tondeggia che il dose [=doge] dipinto
Par che parli, che pensi e che respiri”.

Dalle Lettere di Pietro Aretino 
Fu poeta, commediografo, drammaturgo, sferzante penna satirica, consigliere di potenti, talent scout di grandi artisti: Pietro Aretino (Arezzo, 1492 - Venezia, 1556), oggi noto principalmente per i suoi celeberrimi quanto scandalosi Sonetti lussuriosi, è stato, nei fatti, una delle voci culturali più autorevoli del Cinquecento, un intellettuale assai temuto da signori e alti prelati, amico del condottiero Giovanni dalle Bande Nere, del cardinale Giulio de’ Medici, che lo portò a Roma alla corte di Papa Leone X, e di maestri come Tiziano, Raffaello, Parmigianino, che lo ritrassero nelle loro opere e con i quali intratteneva fitte e appassionate corrispondenze epistolari. 
Alla poliedrica figura di Aretino, anticipatore (per stessa ammissione di Giorgio Vasari) della storia e critica dell’arte come disciplina autonoma, gli Uffizi dedicano ora, per la prima volta in assoluto, una grande mostra arricchita da importanti prestiti di musei internazionali. Il percorso espositivo raccoglie oltre cento opere tra pittura, grafica, libri a stampa, scultura, arti decorative, che raccontano la vita e lo spirito di Aretino nei luoghi simbolo del Rinascimento, dove egli visse ed esercitò la sua grande influenza sul fervido mondo culturale della prima metà del Cinquecento: la Roma dei papi Medici, la Mantova dei Gonzaga, la Venezia del doge Gritti, la Firenze dei duchi Alessandro e Cosimo I, ma anche Urbino, Perugia, Arezzo, Milano. 
Ad aprire la mostra è il Ritratto di Pietro Aretino, uno dei capolavori di Tiziano: conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti, si trova a Firenze dal 1545, anno in cui fu donato dallo stesso letterato al duca Cosimo de’ Medici. Opere celeberrime testimoniano alcuni tra i principali momenti della vita di Pietro, dagli esordi tra Arezzo e Perugia, all’approdo alla corte pontificia a Roma, dove entra in contatto con Raffaello (in esposizione il Ritratto femminile prestato dal Museo di Strasburgo e un arazzo dei Musei Vaticani), fino al trasferimento nel nord Italia, a Mantova prima, infine a Venezia, rappresentata soprattutto da altre opere di Tiziano, tra le quali lo Stendardo della Resurrezione, prestito speciale della Galleria delle Marche di Urbino. 

Da segnalare poi la rassegna dei ritratti dei potenti con i quali Aretino fu in contatto (tra questi, anche un busto in bronzo di Carlo V opera di Leone Leoni dal Louvre), e la sezione finale della mostra, intitolata “Imago Petri” e focalizzata sulla efficace promozione visiva che Aretino seppe fare della sua figura, con una attenta strategia di marketing comunicativo: dipinti, medaglie, stampe, libri  oggetti di uso ‘griffati’ con il suo nome ed il suo volto, quasi una sorta di ‘linea’, grazie alla quale il sagace intellettuale toscano riuscì far conoscere se stesso e la propria immagine. Protagonista di questa parte dell’esposizione è il ritratto del Kunstmuseum di Basilea recentemente attribuito a Tiziano, in cui Aretino appare assai giovane, con in testa un copricapo allora assai di moda, lo ‘scuffiotto’. Di origini umili (era figlio di un calzolaio e di una cortigiana) Aretino ebbe a Perugia una formazione artistica e, per qualche tempo, coltivò velleità di carriera nell’ambito della pittura. Il suo vero, grande talento naturale fu però la scrittura, che praticò in varie forme a partire dai poemetti satirici (le Pasquinate), fino a comporre, nel 1526, i Sonetti lussuriosi, caratterizzati da contenuti esplicitamente pornografici che lo resero immediatamente famoso tra i suoi contemporanei. In mostra si possono ammirare le pagine dell’edizione originale (illustrata a Venezia su ispirazione dei disegni eseguiti dall’allievo più talentuoso e versatile di Raffaello Sanzio, Giulio Romano), miracolosamente scampata ai roghi di successive messe all’indice da parte della censura e poi appartenuta anche al figlio del compositore e musicista Arturo Toscanini. Una ricca selezione epistolare testimonia poi l’altra grande novità della produzione di Aretino, costituita dall’immenso corpus di oltre 4000 lettere attraverso le quali l’intellettuale toscano ebbe modo di parlare e condividere le proprie idee con i principali protagonisti della sua epoca. Nella loro caratteristica di storia in presa diretta, le Lettere - per la prima volta redatte per essere pubblicate e diffuse a una crescente platea di lettori - sono un colossale giornale ante litteram, in cui i pensieri dell’Aretino sulle arti assumono l’aspetto di vere e proprie recensioni, ponendosi dunque alle basi della nascita della moderna storia e critica dell’arte. Pietro infatti fu amico e corrispondente di alcuni tra i maggiori artisti del tempo, come Raffaello, Michelangelo, Parmigianino, Sebastiano del Piombo, Tiziano, Tintoretto, e Jacopo Sansovino. Il costante confronto con questi personaggi gli fornì gli strumenti necessari per comprenderne i segreti, raccontarli al suo pubblico e sviscerarne vari aspetti, stili e caratteristiche. Fu così che poté intuire, come un vero e proprio talent scout, le capacità dei giovani più dotati sulla piazza, quali Leone Leoni, Tintoretto, Danese Cattaneo e di promuoverli sulla scena internazionale grazie alla autorevolezza della sua parola. 

La mostra include anche un ‘cameo’ cinematografico: per rendere omaggio alla profonda amicizia tra Aretino e Giovanni dalle Bande Nere, vengono proiettati segmenti del ‘Mestiere delle armi’, film di Ermanno Olmi dedicato alla figura del grande condottiero mediceo, nel quale l’intellettuale, interpretato dall’attore Sasa Vulicevic, svolge il ruolo di voce narrante e compare in numerose scene.
‘Pietro Aretino e l’arte del Rinascimento’ si inserisce nell’ampia serie di eventi organizzati dalle Gallerie degli Uffizi e dalla città di Firenze nell’anno 2019 per il cinquecentenario della nascita di Cosimo I ed anticipa, al tempo stesso, le celebrazioni per l’anno di Raffaello, tra pochi mesi. 


Nicoletta Curradi 

Cacao tra Cielo e terra alla Fondazione Scienza e Tecnica

E’ stata presentata presso il Museo della Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze, la mostra CACAO tra Cielo e Terra.


Il percorso espositivo è un viaggio nella storia che affonda le sue radici nell’America precolombiana e continua nel Vecchio Continente dove il cacao, superata la diffidenza iniziale, si affermò come bevanda, farmaco, alimento del gusto e del piacere. Successivamente demonizzato, è stato recentemente riabilitato dalla ricerca biomedica, come dimostra il Congresso Cacao & cioccolato, dolcezze per la salute che si terrà a Firenze il prossimo 14 dicembre.

La mostra prosegue in una sorta di percorso di approfondimento sul cacao e sul cioccolato iniziato dall’Accademia dei Georgofili nel 2018. Ai pannelli didascalici offerti dall’Accademia, vengono ad aggiungersi reperti, strumenti e volumi del Museo della Fondazione Scienza e Tecnica, oggetti di collezionisti privati e un programma di eventi inediti.

Per la Presidente della Fondazione Scienza e Tecnica Donatella Lippi: “Le collezioni della Fondazione Scienza e Tecnica e le potenzialità del suo Museo non cessano di stupire, proponendo sempre nuovi percorsi, all'insegna della interdisciplinarietà, riuscendo a far dialogare mondi diversi e proponendo, quindi, la Fondazione come vero e proprio centro formativo, soprattutto per le giovani generazioni."

La mostra sarà seguita da un ricco programma, sviluppato in attività tematiche per il pubblico, attraverso laboratori, conferenze e lezioni di Silvia Giomi in Planetario.

Tra gli eventi, alle curatrici Laura Faustini e Stefania Lotti “preme ricordare quelli legati al planetario, il cui tema principale è stato individuato nell'Archeoastronomia delle popolazioni precolombiane, e la conferenza di Giovanna Zipoli, esperta di alimentazione antica in Italia, nel bacino del Mediterraneo e in Europa”.

È prevista la partecipazione di alcuni celebri Maestri cioccolatieri, tra cui Mirco Della Vecchia che, con una degustazione dei suoi prodotti, darà inizio a questa serie di incontri il giorno della presentazione.

Programma incontri:

·         Sabato 30 novembre

§              18.00 - 19.00            Planetario: L’Archeoastronomia dei Maya, il popolo del cacao

·         Domenica 22 dicembre

§              18.00 - 19.00            Planetario: L’Archeoastronomia dei Maya, il popolo del cacao

·         Lunedì 6 gennaio

§              15.30 - 16.30            Planetario: Stelle di cioccolato

§              17.00 - 18.00           Le star della cioccolata: incontro con un Maestro cioccolatiere

§              18.00 - 19.00            Planetario: L’Archeoastronomia dei Maya, il popolo del cacao

·         Venerdì 14 febbraio

§      19,30 - 20.30            Le star della cioccolata: incontro con un Maestro cioccolatiere

§      20.30 - 21.30            Planetario: L’Archeoastronomia dei Maya, il popolo del cacao

·         Domenica 16 febbraio

§            15.30 - 16.30    Planetario: Stelle di cioccolato.

§            16.45 - 17.45    Laboratorio: Fabbrichiamo le chicchere!

·         Venerdì 13 marzo

§            16.00 - 17.00            Giovanna Zipoli: Una esperienza sensoriale: la cioccolata in chicchera

                                            A seguire: degustazione a tema

Domenica 22 marzo
§            15.30 - 16.30    Planetario: Stelle di cioccolato

§            17.00 - 18.00    Planetario: L’Archeoastronomia dei Maya, il popolo del cacao

Lunedì 13 aprile
§            16.00 - 17.00    Planetario: Stelle di cioccolato

A seguire: degustazione a tema

§            18.00 - 19.00    Planetario: L’Archeoastronomia dei Maya, il popolo del cacao



Si ringraziano l’Accademia dei Georgofili, l’Accademia della Crusca, la Biblioteca Medicea Laurenziana e l’Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella per la collaborazione concessa alla realizzazione della mostra.

Orario Mostra: da lunedì a venerdì 10.00 - 14.00; sabato e domenica 10.00 - 17.00

Per info e prenotazioni: +39 055 2343723; iscrizioni@fstfirenze.it

Fabrizio Del Bimbo

Una mostra nel segno di Cosimo I al Museo de' Medici



Lo scorso giugno in via dei Servi a Firenze, tra la Cattedrale e la Basilica della Santissima Annunziata, è stato inaugurato il nuovo Museo de’ Medici.


Fino al 24 marzo 2020 il museo propone la sua prima mostra dal titolo Cosimo I. Spolveri di un grande affresco, a cura di Alberto Bruschi, antiquario e esperto della famiglia Medici. Saranno esposti oggetti e opere provenienti da collezioni private: circa quindici pezzi tra dipinti, reliquie, manoscritti, medaglie, libri a stampa e oggetti di vario genere che celebrano la figura di Cosimo I nel cinquecentesimo anniversario della sua nascita.
Tra le opere più significative esposte il quadro-bozzetto preparatorio di Jacopo Ligozzi per il dipinto su lavagna nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, dal titolo Bonifacio VIII riceve gli ambasciatori fiorentini, che l’artista terminò nel 1592 e il cui disegno è oggi conservato nel Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi. Saranno presenti anche il Ritratto di Cosimo I attribuito all’Allori e due reliquie di Pio V, ovvero il Guanto della mano destra di San Pio V con il quale benedisse le truppe della Battaglia di Lepanto e donato a Marcantonio Colonna, e una Pantofola, che Cosimo dovette baciare il giorno della sua Incoronazione a Granduca. E ancora, due manoscritti: Provanze de Quarti di tutti i Cavalieri di S. Stefano Fiorentini dalla Fondazione della Religione sino a’oggi - Il tutto estratto da Libri della Cancelleria di Pisa e Origine, e Descendenza della Real Casa de Medici, e lo spartito Per le Cantore - Cavalieri di S. Stefano, alcuni libri a stampa e quattro medaglie della settecentesca serie medicea, opera di Antonio Selvi che raffigura Cosimo I, Eleonora di Toledo, Camilla Martelli e il Don Fagoro (in realtà Don Pedricco, figlio del Granduca e di Eleonora, morto a meno di un anno di età, ma raffigurato dall’incisore come un giovinetto di almeno quindici anni con armatura). Esposte inoltre venti litografie su tela dei Granduchi e consorti del XVII e XVIII secolo, un piombo per reggere la staffa di un elemento architettonico con stemma mediceo, il ricamo dell’affresco perduto di Porta Romana Bando della fine della Repubblica Fiorentina e una placchetta che riporta la Legge sopra il vestire, Ornamenti, & altre Pompe delli Huomini, & Donne della Città, & contado di Fiorenza del 1568.
Coniugando elementi reali e virtuali, il Museo de’ Medici, nato dalla startup ideata da Samuele Lastrucci, giovane direttore d’orchestra appassionato della celebre dinastia fiorentina, intende narrare la storia dei Medici attraverso sale tematiche, mostre temporanee, eventi, una libreria specializzata, incontri, presentazioni editoriali e conferenze. Oltre alla galleria di pittura virtuale, la nuova sede museale conserva una preziosa collezione di monete originali dal XV al XVIII secolo, ritratti a incisione dei Granduchi, la scultura di Giovanni Battista Foggini che ritrae Ferdinando II; propone inoltre l’installazione interattiva grazie alla quale è possibile ascoltare la musica che ascoltavano i Medici. Nella stanza del tesoro è invece stata ricostruita in 3D la corona granducale oggi perduta.
Per info: www.museodemedici.com
Orari: Tutti i giorni dalle 10 alle 18.
Biglietti: Intero 9 euro, ridotto 5 euro


Nicoletta Curradi

sabato 23 novembre 2019

Conclusa la VII edizione del Premio Internazionale Semplicemente Donna


Grande partecipazione per il primo anno del Semplicemente Donna a Castiglion Fiorentino: forti emozioni nella cerimonia di consegna ed un bilancio di settecento studenti raggiunti grazie agli incontri con le scuole del territorio aretino


Si è conclusa con un grande successo la VII edizione del Premio Internazionale Semplicemente Donna. Una due giorni ricca di emozioni che, venerdì 22 e sabato 23 novembre, ha portato, a Castiglion Fiorentino e nelle scuole della provincia aretina, il vissuto di donne e realtà esemplari, portatrici di valori positivi e messaggi di speranza. Determinate, coraggiose e sognatrici: le protagoniste dell’edizione 2019 hanno approfondito la delicata tematica della violenza di genere parlando di discriminazioni e dolore, ma anche di realizzazione e leadership femminile in ambiti considerati ancora di appannaggio maschile.    
 “Siamo felici di aver incontrato anche quest’anno donne dalle qualità straordinarie- spiegano Angelo Morelli e Chiara Fatai, organizzatori e ideatori della manifestazione. – Le caratteristiche principali del premio sono la sua trasversalità e la sua capacità di parlare ai giovani. Durante la cerimonia e nel corso del nostro tour per le scuole, ciò che è emerso da questa settima edizione è l’importanza di imparare a credere in se stessi, reagendo con forza e lottando sempre per le proprie idee e la propria libertà”.
Condotta dalla giornalista di SkyTg 24 Monica Peruzzi, insignita quest’anno del Premio per l’Informazione, la cerimonia di premiazione del Semplicemente Donna ha visto il teatro “Mario Spina” di Castiglion Fiorentino gremito di spettatori visibilmente emozionati. A ritirare il riconoscimento sono infatti arrivate l’avvocato Nicoletta Milione, vittima di violenze da parte del marito, il segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni, il direttore d’orchestra Cinzia Pennesi, la neuroscienziata castiglionese Susanna Rosi, l’imprenditrice Luciana Delle Donne, ideatrice del brand Made in Carcere, l’Associazione Italiana Calciatori con il progetto #Facciamogliuomini, l’afghana Suraya Pakzad, executive manager di Voice of Women Organization e il progetto “Mamma e Bambino” a cui è stato assegnato il Premio speciale “Sos Villaggi dei bambini”.
 “Castiglion Fiorentino è una realtà aperta e sensibile- dichiara il sindaco Mario Agnelli.- Aver ospitato una manifestazione come il Premio Semplicemente Donna è dunque per noi motivo di vanto ed orgoglio. Un messaggio concreto che la nostra città lancia per spingere la popolazione ad una riflessione sui temi della violenza di genere e delle pari opportunità. ”-
Importante e sentita anche la partecipazione degli studenti delle scuole superiori del territorio che, per due giorni consecutivi, sono stati gli interlocutori privilegiati delle premiate e delle ambasciatrici. All’istituto superiore Signorelli di Cortona e all’Isis Vegni delle Capezzine, storici partner della manifestazione, si sono infatti aggiunte il Liceo da Castiglione di Castiglion Fiorentino, il liceo classico Petrarca e il liceo Colonna di Arezzo. Un totale di circa settecento studenti che hanno potuto entrare direttamente in contatto con esperienze di toccante sofferenza, ma anche di riscatto e  ferma lotta per i diritti umani.

Nicoletta Curradi 

martedì 12 novembre 2019

Al TuscanyHall il 2020 inizia con la musica, la magia e le acrobazie



Al TuscanyHall di Firenze il 2020 inizia con
la musica, la magia e le acrobazie di

The Black Blues Brothers
Venerdì 3 e sabato 4 gennaio 2020 ore 21
e  
Gran Gala du Cirque
Domenica 5 ore 20,45 e lunedì 6 gennaio 2020 ore 18

 



Cinque acrobati con l’Africa nel sangue e i Blues Brothers nel cuore, e un Gran Gala con le stelle internazionali del nuovo circo.

Al TuscanyHall di Firenze il 2020 prende il via con la musica, la magia e le acrobazie dei Black Blues Brothers (venerdì 3 e sabato 4 gennaio alle ore 21) e il Gran Gala du Cirque (domenica 5 ore 20,45 e lunedì 6 gennaio ore 18), due spettacoli che approdano nel capoluogo toscano dopo aver entusiasmato il pubblico di mezzo mondo.

I biglietti (posti numerati da 28 a 52 euro, compresi diritti di prevendita) sono disponibili nei punti vendita Box Office Toscana (www.boxofficetoscana.it/punti-vendita) e online su www.ticketone.it.   

THE BLACK BLUES BROTHERS (3 e 4 gennaio)
In un locale stile Cotton Club, sulle note rhythm’n’blues di una radio d’epoca, i cinque Black Blues Brothers si trasformano in equilibristi, sbandieratori saltatori e giocolieri col fuoco. Ogni oggetto di scena (sedie, tavoli, appendiabiti, vasi e persino specchi) diventa uno strumento per acrobazie mozzafiato inserite in gag esilaranti, spassose sfide di ballo e coinvolgimento costante del pubblico. Con la colonna sonora del leggendario film, i Black Blues Brothers fanno rivivere uno dei più grandi miti pop dei nostri tempi a colpi di piramidi umane, limbo col fuoco, salti acrobatici con la corda e in due cerchi e molto altro ancora.

GRAN GALA DU CIRQUE (5 e 6 gennaio)
Tra la suspense del circo classico e il fascino della danza contemporanea, il Gran Gala du Cirque porta al TuscanyHall uno show che vede in scena stelle del panorama circense provenienti da Ucraina, Cile, Italia, Ungheria, Germania, Bulgaria e Russia. Un format di spettacolo unico che è stato applaudito da oltre 30.000 spettatori che arriva ora per la prima volta a Firenze per l’unica data toscana di questa stagione.
Tra i protagonisti dello show, il danzatore aereo Tim Kriegler, premiato al Festival du Cirque de Demain di Parigi; Francisco Rojas, acrobata di straordinario talento le cui evoluzioni con la ruota Cyr richiamano l’immagine leonardesca dell'uomo vitruviano e gli statuari Golden Power, dal corpo dorato, esaltazione della forza e della potenza umana. Un evento per tutte le generazioni, in equilibrio tra tradizione e innovazione, poesia e comicità.
 



Scarica foto e video degli spettacoli
Gran Gala du Cirque https://urly.it/333a6
The Black Blues Brothers (foto) https://urly.it/333a4
The Black Blues Brothers (video) https://urly.it/333a5


The Black Blues Brothers
Venerdì 3 gennaio 2020 ore 21
Sabato 4 gennaio 2020 – ore 21
Biglietti posti numerati da 28 a 52 euro compresi diritti di prevendita
 
Gran Gala du Cirque
Domenica 5 gennaio 2020 – ore 21
Lunedì 6 gennaio 2020 – ore 18
Biglietti posti numerati da 28 a 52 euro compresi diritti di prevendita

Info spettacoli
TuscanyHall (ex Obihall) – via Fabrizio De André / Lungarno Aldo Moro – Firenze
Info tel. 055.6504112 – www.tuscanyhall.it

Prevendite
Box Office Toscana www.boxofficetoscana.it (tel. 055.210804)
TicketOne www.ticketone.it (tel. 892.101


Nicoletta Curradi 







Dodici giovani artisti per la mostra VISIO a Palazzo Strozzi

L’arte contemporanea torna a Palazzo Strozzi dal 13 novembre al 1 dicembre 2019 con la mostra VISIO. Moving Images After Post-Internet, che riunisce le opere dei 12 artisti under 35 partecipanti alla VIII edizione di VISIO. European Programme on Artists’ Moving Images - progetto promosso e realizzato dallo Schermo dell’arte Film Festival e curato da Leonardo Bigazzi.

“Lo schermo dell’arte Film Festival rappresenta una realtà importante nel panorama culturale fiorentino, una delle tante eccellenze presenti in città con le quali Palazzo Strozzi ama collaborare da sempre” – afferma Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi – “In particolare il progetto VISIO curato da Leonardo Bigazzi si è già rivelato una delle più interessanti iniziative sull’arte delle immagini in movimento e dal 13 novembre al 1 dicembre gli spazi della Strozzina di Palazzo Strozzi ne ospiteranno una nuova edizione dal titolo Moving Images After Post-Internet, che riunisce opere di 12 artisti under 35. Promuovere i giovani artisti è un’occasione che si pone coerentemente all’interno della politica culturale di Palazzo Strozzi, che è sempre di più punto di riferimento per l’arte del presente. Questa collaborazione conferma la nostra naturale vocazione a fare sistema sul territorio, creando opportunità di scambio e di confronto con altre istituzioni, confermando l'ambizione di Palazzo Strozzi di essere sempre più piattaforma multidisciplinare di Firenze”.

La mostra VISIO. Moving Images After Post-Internet – spiega il curatore Leonardo Bigazzi - intende riflettere sull'influenza che la rivoluzione digitale dell'ultimo decennio e il fenomeno post-internet hanno avuto sulla generazioni di artisti che ha vissuto questi cambiamenti negli anni della propria formazione. Le opere selezionate affrontano temi fondamentali del nostro tempo come la normalizzazione della violenza, l’identità di genere, le politiche dei confini, la privatizzazione della conoscenza, il limite tra reale e virtuale, il valore della memoria, la relazione tra uomo e animale e il senso di precarietà costante dell’esistenza. In mostra si ritrovano elementi tecnici e concettuali tipici delle pratiche post-internet, come l’uso di realtà virtuale (VR), immagini CGI, videogiochi e video appropriati dalla rete. Ci sono però anche artisti che concettualmente hanno deciso di distanziarsi da questo tipo di estetica, attraverso un linguaggio più cinematografico, film in pellicola e found footage.

Miguel Azuaga (1988, Spagna; vive e lavora in Germania) Installation view, KATHARSIS, 2019, 24’37’’. Video installazione a tre canali. Courtesy l’artista ph. Federica Di Giovanni

La mostra VISIO. Moving Images After Post-Internet prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Schermo dell’arte Film Festival e curata da Leonardo Bigazzi, offre l’occasione di un confronto con le opere di 12 artisti under 35, selezionati attraverso un bando internazionale, che lavorano con le immagini in movimento: Rebecca Jane Arthur (1984, Gran Bretagna/Belgio), Miguel Azuaga (1988, Spagna/Germania), Patrick Alan Banfield (1984, Gran Bretagna/Germania), Enar de Dios Rodríguez (1986, Spagna/Austria), Eva Giolo (1991, Belgio), Inas Halabi (1988, Palestina/Olanda), Polina Kanis (1985, Russia/Olanda), Adam Kaplan (1987, Israele/Germania), Valentina Knežević (1989, Croazia/Germania), Agnieszka Mastalerz (1991, Polonia/Germania), Jacopo Rinaldi (1988, Italia), Igor Simić (1988, Serbia).

Negli ultimi anni la rivoluzione digitale e l’accelerazione imposta dai nuovi mezzi di comunicazione, hanno profondamente cambiato il linguaggio delle moving images e i loro modelli espositivi. Gli schermi dei computer e degli smartphone sono diventati il mezzo principale con cui le immagini e i video vengono condivisi, ridefinendo così la relazione tra pubblico e opera d’arte. Si è assistito all’ascesa della cosiddetta “condizione post-internet”, definizione adottata a partire dalla fine del primo decennio del 2000 per descrivere una pratica del fare arte che non poteva più prescindere dal confronto con la crescente iperconnettività della rete, sia in termini concettuali, che produttivi e distributivi. Tuttavia il significato dell’espressione post-internet è variato alla stessa rapidità della tecnologia a cui era associato, diventando obsoleto e controverso, e riducendosi per lo più alla categorizzazione, spesso dispregiativa, di una vasta tipologia formale di opere. Un’estetica patinata influenzata dalla retorica visiva della pubblicità digitale, della computer grafica e del corporate branding. La mostra intende approfondire queste trasformazioni, l’eredità del fenomeno post-internet e le eventuali cause di un suo definitivo superamento.


Ecco gli altri appuntamenti con il progetto VISIO.European Programme on Artists’ Moving Images:
gli artisti in mostra mercoledì 13 novembre dalle ore 11.00 alle 13.00 e dalle ore 14.30 alle 16.30, all’interno della Sala Ferri di Palazzo Strozzi, introdurranno i temi principali della loro pratica artistica in una presentazione aperta al pubblico;
venerdì 15 novembre alle ore 15.00 nella Sala Pistelli di Palazzo Medici Riccardi, si terrà la tavola rotonda aperta al pubblico dedicata alle modalità con cui musei e collezionisti privati costruiscono le proprie collezioni di moving images e come queste si svilupperanno in futuro. Alla tavola rotonda intervengono Beatrice Bulgari (In Between Art Film), Philippe Alain Michaud (Centre Pompidou), Mario von Kelterborn (Sammlung von Kelterborn).
Infine, sabato 16 novembre alle 21 al Cinema La Compagnia sarà assegnato a Patrick Alan Banfield il VISIO. Young Talent Acquisition Prize (V edizione), premio nato per promuovere il collezionismo di video installazioni, film e video d’artista, che consiste nell'acquisizione della sua opera Mein Blick (My View) del 2017, selezionata tra le dodici partecipanti alla mostra a Palazzo Strozzi, da parte della Seven Gravity Collection, collezione privata italiana interamente dedicata alle opere video di artisti contemporanei. 


Valentina Kneževic (1989, Croazia; vive e lavora in Germania Installation view, VOICEOVER, 2017, 6’35’’.
Courtesy l'artista ph. Federica Di Giovanni


Con VISIO. Moving Images After Post-Internet Lo schermo dell’arte prosegue l’approfondimento sulla pratica artistica degli artisti under 35 che lavorano oggi in Europa, iniziato con le quattro precedenti mostre organizzate a Le Murate PAC (2018), Palazzo Medici Riccardi (2017), Cinema La Compagnia (2016) e Palazzo Strozzi (2015).
A testimonianza del valore e dell'efficacia del progetto, i continui risultati di alcuni dei partecipanti delle precedenti edizioni: Daisuke Kosugi, protagonista fino al gennaio 2020 di una mostra personale alla Galerie nationale du Jeu de Paume di Parigi; Emilija Škarnulytė, vincitrice del prestigioso Future Generation Art Prize; Basir Mahmood la cui opera “Monument of Arrival and Return” è stata acquisita nella collezione dello Stedelijk Museum di Amsterdam dopo aver vinto il VISIO. Young Talent Acquisition Prize 2017; Diego Marcon vincitore del MAXXI Bvlgari Prize 2018, Jonna Kina che ha partecipato all’International Film Festival Rotterdam nel 2018 con il suo “Arr. For a Scene”; Arash Nassiri che alla 68ma edizione del Berlin International Film Festival ha presentato l’opera “City of Tales”.

IL PROGETTO
VISIO. European Programme on Artists’ Moving Images si conferma un progetto unico nel panorama europeo, di fondamentale importanza per approfondire la visione degli artisti che utilizzano le immagini in movimento nella loro pratica artistica, promuoverne il confronto e favorirne la crescita professionale. Come dimostra l'ennesimo record di adesioni registrato quest'anno in poco più di due settimane, con oltre 105 richieste di partecipazione arrivate da 34 differenti Paesi (Albania, Argentina, Australia, Belgio, Cina, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Ghana, Giappone, Grecia, Inghilterra, Iran, Irlanda, Israele, Italia, Olanda, Norvegia, Palestina, Perù, Polonia, Portogallo, Russia, Serbia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Sud Corea, Turchia).

IL PROGRAMMA
Nato nel 2012, VISIO è un progetto originale annuale prodotto dallo Schermo dell’arte e curato da Leonardo Bigazzi, che si rivolge a 12 artisti attivi in Europa under 35. Il programma prevede la realizzazione di una mostra e una serie di incontri e seminari con artisti e professionisti dell’arte e del cinema. Promuovendo il confronto e la mobilità internazionale di giovani creativi – ad oggi hanno preso parte oltre 100 artisti - VISIO ha favorito in questi anni lo sviluppo di un network europeo tra istituzioni, artisti e professionisti che lavorano con le moving images creando un importante archivio di una nuova generazione di artisti che lavorano in Europa. Nelle edizioni precedenti i seminari sono stati tenuti da critici e artisti internazionali quali Shirin Neshat, Isaac Julien, Marine Hugonnier, Philippe-Alain Michaud, Filipa Ramos, Deimantas Narkevicius, Mark Nash, Maria Lind, Alain Fleischer, Heinz Peter Schwerfel, Sibylle Kurz, Sarah Perks, Erika Balsom, Andrea Lissoni, Hila Peleg, Manuel Cirauqui,  i produttori Beatrice Bulgari, Anna Lena Vaney, Yorgos Tsourgiannis, Samm Haillay.

I professionisti invitati quest’anno sono: Antonia Alampi, Mónica Carroquino Rodríguez, Manuel Cirauqui, Francesca Colasante, Davide Daninos, Eva Fabbris, Cloé Perrone, Domenico Quaranta, Cristiano Raimondi, Julian Rosefeldt, Robert Trafford.

VISIO Young Talent Acquisition Prize
Dal 2015 la Seven Gravity Collection, collezione privata italiana dedicata alle opere video di artisti contemporanei, acquisisce un’opera di uno dei partecipanti al programma attraverso il VISIO Young Talent Acquisition Prize. Il Premio viene assegnato dai Soci Fondatori della Seven Gravity Collection e l’artista vincitore sarà annunciato durante la serata conclusiva dello Schermo dell’arte. Nelle precedenti edizioni il premio è stato vinto dalla francese Rebecca Digne (2015), dall’italiana Elena Mazzi (2016), dal pakistano Basir Mahmood (2017), dalla  portoghese Alice Do Reis (2018).

VISIO - European Programme on Artists’ Moving Images è promosso e organizzato dallo Schermo dell’arte in collaborazione con Fondazione Palazzo Strozzi e FST Mediateca Toscana Film Commission. Riceve il contributo della Regione Toscana, del Comune di Firenze, La Compagnia / progetto realizzato nell’ambito del Programma Sensi Contemporanei Toscana per il Cinema e della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, e il sostegno di In Between Art Film, ottod’Ame, Famiglia Cecchi, B&C Speakers, Mercato Centrale e Golden View Firenze.
VISIO - European Programme on Artists’ Moving Images – VIII edizione
Nell’ambito dello Schermo dell'arte Film Festival - XII edizione
Firenze, Cinema La Compagnia, Palazzo Strozzie Palazzo Medici Riccardi
12-17 novembre 2019

VISIO. Moving Images After Post-Internet
Firenze, Palazzo Strozzi
13 novembre – 1 dicembre 2019 – Ingresso gratuito
Orario mostra: dal 13 al 17 novembre 2019
Tutti i giorni 10.00-20.00 Giovedì 10.00-23.00
Dal 18 novembre al 1 dicembre 2019
Tutti i giorni 12.00-20.00 Giovedì 12.00-23.00

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Nicoletta Curradi