Ora di Ottawa

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mercoledì 30 maggio 2018

A Siena una mostra monografica di Li Chevalier



Attraverso musica e pittura si esprimono le idee di Li Chevalier, che divide la propria identità tra due territori, quello francese e quello cinese.Nella mostra Obscure clarté, aperta dal primo giugno al Santa Maria della Scala a Siena, si rivelano tutte le sfaccettature e l’eclettismo che identifica il lavoro della pittrice, in un allestimento che trova la pace di uno spazio spoglio e al tempo  stesso suggestivo, quello dei Magazzini della Corticella. Le tele che aprono il percorso espositivo rispecchiano, in scala di grigi, la grandezza cromatica e stilistica dell’artista, che sotto la leggerezza dell’esile linea nasconde una pittura complessa e ben delineata, dove lo spessore della materia pittorica e la bellezza della tecnica emergono con tutta la loro forza.  Nell’installazione monumentale e multimediale site specific, invece, assistiamo ad un grande organico di violini, accordati sulle musiche di Karol Beffa
e ornati dalle poesie di padre Alfredo Scarciglia. L’affiancamento delle tele all’installazione dedicata al violino bilancia la fruizione delle opere, che
 oscilla sempre tra visivo e uditivo e celebra il legame appassionato dell’artista con il mondo musicale. 
Le opere in mostra rivelano la “traiettoria” spirituale dell’artista con i suoi dubbi e le sue rivelazioni, 
in un’arte che ricerca la bellezza ma che 
non si sottrae alla contemporaneità. Li Chevalier, infatti, afferma di essere profondamente contemporanea ma rifiuta appassionatamente 
iprecetti del nichilismo estetico. Le sue opere hanno un carattere primordiale: nessuna vera emozione può scaturire dal confronto con un’opera d’arte se non attraverso il prisma dell’emozione estetica.

Nicoletta Curradi 

martedì 29 maggio 2018

Il compleanno di Dante festeggiato a Marina Romea




Nei giorni scorsi il Romea Beach ha ospitato il compleanno di Dante Alighieri". 

Fra gli ospiti, il celebre artista torinese Max Petrone che ha realizzato  una sua interpretazione dantesca su una parete dello stabilimento balneare. 





Romea Beach, lo stabilimento balneare di Marina Romea che si sta caratterizzando grazie alle sue poliedriche iniziative come un vero catalizzatore per la località balneare ravennate, ha organizzato dal 25 al 27 maggio l’evento “Buon compleanno Dante Alighieri”: un modo originale per festeggiare la nascita dell’autore della Divina Commedia, avvenuta fra il 22 maggio e il 13 giugno  del 1265, ovvero 753 anni fa.

Tre giornate in cui si sono alternate letteratura, arte, enogastronomia, grazie alla partecipazione di personalità importanti che hanno sposato l’iniziativa con entusiasmo. Da Max Petrone, pittore e illustratore torinese, fra i nomi di punta dell’arte italiana contemporanea – grazie alla sperimentazione continua di nuovi stili, usando spray, olii, acrilici, grafica, video… – che  ha realizzato una sua interpretazione dantesca su una parete dello stabilimento balneare, dal pomeriggio di venerdì fino alla tarda mattina della domenica.; il professor Riccardo Pratesi, matematico fiorentino, collaboratore del museo Galileo di Firenze, ritenuto tra i migliori dantisti italiani, che ha recitato  il XII canto del Paradiso nella lingua originale del Sommo Poeta. 

Nelle due serate di venerdì e sabato il connubio fra Toscana e Romagna rappresentato da Dante è stato espresso anche a livello culinario: con una cena della tradizione toscana ed una della tradizione romagnola. Direttore artistico dell’evento Marco Miccoli, gallerista ravennate, creatore del festival di Street art e del progetto “Dante Plus: uno, nessuno e centomila volti di Dante”.

I frequentatori del Romea Beach hanno a disposizione un campo di basket a 3 che nel 2020 sarà specialità olimpica. Inoltre si consiglia di visitate le Valli di Comacchio in barca elettrica e la splendida Ravenna con i mosaici e la tomba di Dante.


Fabrizio Del Bimbo

domenica 27 maggio 2018

Cimone Outdoor Festival

Importante appuntamento per il Cimone Outdoor Festival
E' un grande evento outdoor multisport dell’Appennino emiliano-romagnolo è fissato pr  23 e il 24 giugno a Montecreto, sul Monte Cimone. Save the date!
Montecreto (MO) ospiterà la 1° edizione del Cimone Outdoor Festival, un momento di sport all’aria aperta, divertimento ed enogastronomia da vivere in famiglia o con gli amici, in contemporanea con il Cimone Bike Festival.  Cimone Outdoor Festival vi aspetta il 23 e il 24 giugno 2018  nella splendida cornice dell’Appennino emiliano-romagnolo per godere insieme un week end denso di appuntamenti dove outdoor, bike, intrattenimento e buona cucina si intrecciano.
Questo evento  offre ai visitatori un’esperienza unica, con una vasta scelta di attività da provare. Per chi sceglierà di passare il week end sul Monte Cimone, si prospetta 2 giorni caratterizzata da un’ampia offerta che vuole soddisfare i gusti di tutti gli appassionati della montagna. In particolare, sarà possibile cimentarsi nell’escursionismo fra trekking, hiking, nordic walking e trail running, grazie a percorsi appenninici per tutti i livelli, dedicati a coloro che sono già esperti, ma anche per i più piccoli e chi si cimenterà nella disciplina. Sarà possibile inoltre provare l’esperienza del vero survival immersi nei boschi del Monte Cimone e assistere a dimostrazioni di tecniche di sopravvivenza per tutti. Il mondo del fuoristrada itinerante dischiuderà i suoi segreti ai visitatori che scopriranno come allestire un vero fuoristrada per partire all’avventura, e saranno organizzati alcuni tour con partecipazione a numero chiuso. Tra le performance mozzafiato troveremo anche la highline, disciplina estrema della slackline: si tratta di un esercizio di equilibrio, che consiste nel camminare su una fettuccia di nylon tesa fra due punti. Dei professionisti esperti daranno prova delle loro abilità durante il weekend, e gli avventori del festival avranno la possibilità di muovere i primi passi sulla slackline in tutta tranquillità grazie alla test experience. Anche lo yoga sarà protagonista della due giorni a contatto con la natura, per ritrovare equilibrio e armonia. In più, la comunione col mondo mountain bike viene sancita dal fatto che il Cimone Bike Festival si svolge in contemporanea all’interno dello stesso villaggio evento, ai piedi della Seggiovia Stellaro. Questa è un'occasione per visitare dei luoghi ancora incontaminati e particolarmente belli.
Del Bimbo Fabrizio

venerdì 18 maggio 2018

Per sogni e per chimere, a Lucca una mostra dedicata al rapporto tra Puccini e le arti visive


Molto interessante e coinvolgente la mostra aperta dal 18 maggio a la Fondazione Ragghianti a Lucca. 


"Ricostruire la trama di relazioni tra Puccini e il mondo artistico, che questa mostra restituisce per la prima volta nella sua totalità".Con queste parole Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione Ragghianti ha illustrato il fine che si sono posti i curatori della mostra "Per sogni e per chimere. Giacomo Puccini e le arti visive", cioè Fabio Benzi, Maria Flora Giubilei, Umberto Sereni e lo stesso direttore. La mostra è stata allestita dalla scenografa Margherita Palli nei locali della Fondazione. Sarà visitabile fino al 23 settembre e nell'occasione a Viareggio aprirà al pubblico in via straordinaria la Villa del maestro, dal 26 maggio al 22 settembre.



Nella mostra, veramente suggestiva, sono esposti 160 pezzi tra dipinti, sculture, foto, documenti e oggetti, con molti inediti. I visitatori troveranno opere ispirate a Puccini, compresi dei ritratti di Giovanni Boldini, Giacomo Grosso, Lino Selvatico, Edoardo Gelli, Leonetto Cappiello, Arturo Rietti e Paolo Troubetzkoy, e ai personaggi delle sue opere. Spazio anche agli artisti milanesi con cui Puccini fu in contatto durante il suo soggiorno meneghino negli anni Ottanta dell'Ottocento: i naturalisti Pompeo Mariani e Vespasiano Bignami; gli scapigliati Tranquillo Cremona, Eugenio Gignous; i tardo-scapigliati Luigi Conconi e Roberto Fontana. Inoltre vi sono opere di pittori e scultori che hanno lasciato testimonianza dei loro rapporti con Puccini, tra cui Galileo Chini, Plinio Nomellini, Luigi De Servi, Antonio Discovolo e tanti altri. Presenti anche opere dei pittori toscani che ruotarono intorno al Club La Bohème di Torre del Lago. Puccini era anche un collezionista di opere d'arte e in particolare apprezzava Gaetano Previati. La mostra si compone inoltre di fotografie d'autore, dei manifesti dei primi melodrammi del maestro, di bozzetti scenografici, abiti ed elementi di arredamenti. Da notare il video inedito che ci mostra immagini dell'ultimo periodo di vita del maestro. 
Il direttore della Fondazione ha sottolineato l'importanza del lavoro svolto per allestire il tutto, avvenuto recuperando diversi pezzi da diversi luoghi e coinvolgendo numerosi enti. La mostra è dedicata alla memoria di Simonetta Puccini, nipote del maestro,  sottolineando che l'esposizione vuole avere anche il significato di una "riconciliazione" nei rapporti tra Lucca e la famiglia di Puccini, che non sono sempre stati idilliaci.
La mostra è realizzata dalla Fondazione Ragghianti, in collaborazione con la Fondazione Giacomo Puccini, il centro studi Giacomo Puccini, la Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini, con il patrocinio della regione Toscana, della provincia di Lucca, dei comuni di Lucca, Viareggio, Massarosa, Pescaglia e con il sostegno della Fondazione CRL. Il biglietto intero è di 5 euro, ridotto 3 euro, gratuito per alcune tipologie di visitatori. Possibili anche visite guidate per scuole e gruppi.



Nicoletta Curradi 

mercoledì 16 maggio 2018

Le fotografie di Abelardo Morell a Villa La Pietra

Inside Out
Camera Obscura Views of Villas and their Environs
The photography of Abelardo Morell

Limonaia Villa La Pietra, Firenze
17 maggio – 14 settembre 2018



Villa La Pietra, sede fiorentina della New York University, dal 17 maggio al 14 settembre 2018 ospita nella sua Limonaia, sulle colline a due passi dalla città, la mostra Inside Out: Camera Obscura Views of Villas and their Environs. The photography of Abelardo Morell che inaugura la quattordicesima edizione della rassegna estiva “The Season”.

La villa e il suo bellissimo giardino, progettato dalla famiglia Acton all’inizio del Novecento prendendo spunto dai grandi giardini rinascimentali, sembrano far parte di un unico insieme, richiamandosi l’un l’altra in un gioco continuo di rimandi: le finestre della villa che danno sul giardino, fanno da cornice agli scorci che si aprono davanti al visitatore delle sale, mentre il verde dell’esterno che si specchia nelle superfici vetrate delle finestre, le fa sembrare a chi passeggia sul viale messe lì apposta per coglierne il riflesso. E ne’ l’una, ne’ l’altra cosa sono casuali, gli Acton avevano studiato tutto esattamente con questo scopo: far dialogare tra loro la villa e il giardino. Dialogo riproposto alla perfezione dalla mostra di Abelardo Morell, il fotografo/artista di origine cubana che da anni lavora con la tecnica della camera oscura, portando negli interni che fotografa il riflesso delle immagini esterne, in un modo che restituisce alla fotografia tutta la magia che doveva avere ai suoi esordi.

“Quando allestisco una stanza per fare questo genere di foto – racconta Abelardo Morell per spiegare il suo lavoro – copro le finestre con un telo nero di plastica sino ad ottenere l'oscurità totale. Poi, pratico un piccolo foro nel telo che fa sì che sulle pareti della stanza si proietti l'immagine rovesciata di ciò che sta all’esterno”. Come in una camera oscura, appunto. Utilizzando una lente sul foro, l’immagine diventa sempre più nitida e applicandoci un prisma davanti, si può fare in modo che la proiezione non sia più capovolta. A quel punto, come in un sogno o in una magia, l’esterno entra nell’interno e si posa sulle pareti sovrapponendosi ai quadri e mobili che già ci sono. Un’immagine nell’immagine, che solo adesso viene fotografata da Morell. In passato, con le pellicole da impressionare, i tempi di esposizione erano lunghissimi, adesso col digitale si sono molto ridotti, ma comunque per cogliere al meglio la debole luce filtrata, occorrono tanto lavoro e preparazione. Ma il risultato sembra smentirli entrambi e appare magicamente casuale e del tutto spontaneo.

Morell lavora con questa tecnica dal 1991 e le sue opere sono state presentate in tutto il mondo. Nel 2017 la direttrice di NYU Firenze, Ellyn Toscano, lo ha invitato a Villa La Pietra, luogo che si è rivelato perfetto per utilizzare il suo metodo della camera oscura, proprio per il gioco di rimandi visivi fra l'architettura e le opere d'arte negli interni e gli scorci del giardino circostante. “Attraverso la minuscola apertura della camera – scrive Ellyn Toscano nella bella introduzione del catalogo pubblicato da Edifir –  l'esterno si proietta sulle pareti delle sale buie, rovesciato e quasi trasparente, sfumando i confini fra le strutture del giardino e i contorni delle sale della villa, in una fusione di colori e in una scomposizione di forme. La visione di Morell miscela bene questo insieme, frammentato dalla luce e poi ricostituito in immagini stratificate. Per qualche motivo, è proprio la magnifica distorsione panottica lo strumento che consente di meglio comprendere l'unità di giardino e villa. Le fotografie sono disorientanti, evocative e belle. Invece di restituirci il fascino compiaciuto dei giardini toscani, le immagini di Morell fanno penetrare la natura nell'intimità degli spazi interni, creando paesaggi onirici surreali nei quali sembra che la natura lotti per il suo primato, escludendo qualsiasi segno di presenza umana”.
L’esposizione che la New York University presenta oggi, nei bellissimi spazi della Limonaia, propone le immagini scattate in villa, insieme ad altre di paesaggi urbani fiorentini. I riflessi di edifici iconici della città si sovrappongono a spazi interni o esterni, ma sempre totalmente estranei gli uni con gli altri, intrecciando natura e architettura, passato e presente: i grandi riquadri verdi e bianchi della facciata del Duomo si riflettono sulla parete di un ufficio come un’invadente carta da parati, la celeberrima silhouette della città vista dall’alto, emerge su un vialetto punteggiato di ghiaia e la torre di palazzo Vecchio è avvolta da un tralcio che fa pensare alla tela di un ragno. Visita su appuntamento (prenotazioni lapietra.reply@nyu.edu).

Abelardo Morell è nato a L'Avana, Cuba nel 1948. Emigrato negli Stati Uniti con i suoi genitori nel 1962, Morell ha conseguito la laurea presso il Bowdoin College e il suo MAE presso la Yale University School of Art. Ha ricevuto una laurea ad honorem dal Bowdoin College nel 1997 e dalla Lesley University nel 2014. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo un'illustrazione fotografica di Alice nel paese delle meraviglie (1998) di Dutton Children's Books, A Camera in a Room (1995) di Smithsonian Press, A Book of Books (2002) e Camera Obscura (2004) di Bulfinch Press, Abelardo Morell (2005) di Phaidon Press, The Universe Next Door (2013) di The Art Institute of Chicago e Tent-Camera (2018), pubblicato da Nazraeli Press. Il suo lavoro più recente, Flowers for Lisa, sarà pubblicato da Abrams nell'ottobre 2018. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui una borsa di studio Guggenheim nel 1994, un premio Infinity in Art di ICP nel 2011 e, nel 2017, un Lucie Award. Il suo lavoro è stato esposto in molte gallerie, istituzioni e musei, tra cui il Museum of Modern Art, il Whitney Museum of American Art, il Metropolitan Art Museum di New York, il Chicago Art Institute, il San Francisco Museum of Modern Art, Il museo d'arte di Houston, il museo di belle arti di Boston, il Victoria & Albert Museum e oltre settanta altri musei nel mondo. Una retrospettiva del suo lavoro, organizzata congiuntamente dall'Istituto d'arte di Chicago, The Getty di Los Angeles e The High Museum di Atlanta, si è chiusa nel 2014 dopo un anno di tappe. Questo novembre uno spettacolo tratto dal suo Flowers for Lisa sarà alla Edwynn Houk Gallery di New York City.

Inside Out
Camera Obscura Views of Villas and Their Environs
The Photography of Abelardo Morell
17 maggio – 14 settembre 2018
Limonaia Villa La Pietra - Via Bolognese 120, Firenze
Visita su appuntamento (prenotazioni a lapietra.reply@nyu.edu)

Nicoletta Curradi

martedì 15 maggio 2018

Troia e Pietra Montecorvino, due perle della Daunia


Lungo il Tavoliere delle Puglie e i suoi paesaggi brulli, posizionata sulle pendici del Subappennino Dauno ecco Troia, terra di conquista e nome antico che ci riporta fino alla mitologia greca. Ma non siamo in Turchia, bensì in Puglia. Troia, antichissima città, fa risalire le sue origini al famoso eroe greco della guerra Diomede. Curioso è lo stemma della città, all'inizio vi era raffigurata una scrofa che allattava sette porcellini, solo nel 1536 Carlo V decise di sostituirlo con un'anfora d'oro e una corona da dove si divincolano cinque serpenti, segno dell'astuzia degli abitanti del luogo.


La città di Troia si innalza su di una collina a circa 400 metri sul livello del mare, colma di storia, ne hanno raccontato Polibio, Strabone e Livio, il suo nome antico in epoca romana era Aecae. Terra di assedi, crociate, saccheggi, distruzioni e ricostruzioni, oggi Troia si presenta come una delle tante città pugliesi da visitare. Assediata dai Saraceni prima, poi trasformata in roccaforte dai binzantini e terra di numerosi concilli vaticani, la distruzione di Aecae avvenne nel 663 e per quattro secoli non si trovano tracce e fonti di testimonianze. Solo nel 1019 un alto ufficiale binzantino Baislio Bojoannes riedificò la città con il nome di Troia, ma non mancarono altre battaglie volte alla conquista. Troia conserva innumerevoli patrimoni artistici come la concattedrale di Santa Maria Assunta dallo stile romanico risalente al 1093 e il suo rosone ad undici raggi, unico nel mondo, rappresentato sulla vecchia banconota da 5.000 lire.  Questa città si presenta come uno dei borghi medioevali più belli del meridione. Altre architetture religiose riempiono il centro abitato di Troia: la basilica di San Basilio del XI secolo e la chiesa barocca di San Francesco. Da visitare anche il palazzo vescovile, quello del Varo, Siliceo, dei Gesuiti e dei principi D'Avalos. Meraviglioso è il museo diocesano collocato nel convento delle suore benedettine risalente al XVIII secolo,


Tra i borghi più belli d’Italia c’è anche Pietramontecorvino, che sorge su uno sperone roccioso che domina il Guado degli Uncini, un colle nell’Appennino della Daunia. 

Paese di circa 3000 abitanti, Pietramontecorvino è sorto a cavallo del millennio; il suo territorio è caratterizzato da grotte dove la popolazione trovava rifugio durante le incursioni e le guerre frequenti in quel turbolento periodo storico.

Il paese, infatti, che si chiamava solo Montecorvino, fino al termine del feudalesimo fu soggetto a frequenti passaggi di mano da una signoria all’altra e fu anche distrutto da un violento terremoto proprio negli ultimi anni dell’epoca medioevale.
Terravecchia, il centro storico di Pietramontecorvino, che prese questo nome nell’800, ha mantenuto l'originario tessuto urbanistico medievale, con le abitazioni in tufo, che sono in parte ricavate scavando direttamente la roccia tufacea.
L'abitato, di forma circolare, era un tempo cinto da opere di fortificazione lungo le quali si aprivano le tre porte, dette Porta di Santa Caterina, Portella e Port'Alta, che conserva oggi un pregevole arco ogivale.

La Torre Normanna, alta circa 30 metri, svetta non lontana dal duecentesco palazzo ducale, edificio di tre piani la cui ala nobile ha un ingresso sormontato da un mascherone che conduce nel salone di rappresentanza, mentre poco lontana si trova l'ultima casa-torre superstite.

Notevole anche la Chiesa principale, costruita nel XII secolo e ristrutturata nel ‘700 aggiungendo la scalinata esterna, il loggiato ed il portale laterale con un triplice arco ad ogiva; la torre campanaria, tipicamente medievale, è sormontata da una cupola in piastrelle di maiolica verdi e gialle.

Tra le varie iniziative che si svolgono in paese è particolarmente suggestiva la lunga processione di sette chilometri che da centotrent’anni si svolge il 16 maggio, nel giorno di Sant’Alberto, patrono del paese, tra Pietramontecorvino e l’antica Montecorvino, vero spettacolo di fede e partecipazione.

Nicoletta Curradi







lunedì 14 maggio 2018

A Spoleto si arricchisce il Complesso Monumentale del Duomo


Presentato a Spoleto il complesso monumentale che comprende spazi inediti della cattedrale, museo diocesano e basilica di Sant’Eufemia | Punto accoglienza e audioguide in duomo, che rimarrà visitabile gratuitamente

Un circuito museale che si arricchisce di nuovi spazi. Anche il duomo di Spoleto farà parte del complesso che già comprende il museo diocesano cittadino e la basilica di Sant’Eufemia. Se la cattedrale rimarrà ovviamente ad ingresso libero, sia per i fedeli che per i turisti, con il biglietto del museo sarà possibile visitare anche il campanile del duomo e i terrazzi interni, finora chiusi tranne che per occasioni speciali.


È stato presentato il 14 maggio il Complesso Monumentale del Duomo di Spoleto, che comprende appunto la Cattedrale, il Museo Diocesano e la Basilica di Sant’Eufemia, con le inedite “visioni” dall’alto – interne ed esterne – della sommità dell’abside del Duomo e del campanile. Sono intervenuti l’arcivescovo Renato Boccardo, Marica Mercalli Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, e Giuseppe Costa, amministratore delegato di Civita-Opera
Il nuovo progetto dell’Archidiocesi di Spoleto – Norcia, con la collaborazione di Civita Opera, è definito “Arte dello Spirito – Spirito dell’Arte”: due concetti, un chiasmo, una lettura più ampia, ma allo stesso tempo unitaria, dei monumenti della città, in cui la Cattedrale torna a essere non solo fulcro spirituale, ma anche artistico, da cui si diparte ogni altro itinerario.
Come ha rilevato l’Arcivescovo di Spoleto, Renato Boccardo, quella del Complesso Monumentale “è una lunga storia, una storia di fede, di arte e di cultura, una storia che si può leggere attraverso le pietre, ma è necessario anche andare al di là di quello che si vede immediatamente e di trovare “dentro” tutto ciò che racconta; bisogna tendere non solo l’orecchio del corpo ma soprattutto quello del cuore”. Tale disposizione d'animo permette al visitatore di guardare in alto; abbiamo bisogno nel nostro tempo, forse più che in altri, di non perdere la luce che illumina il cammino”.



In questa prospettiva, due “visioni” straordinarie faranno parte dell’innovazione del percorso di luce. Per la prima volta il visitatore potrà ammirare dall’alto il ciclo di Filippo Lippi nell’abside e salire sulla vetta del campanile, dalla terra al cielo come espone l’iconografia degli affreschi del pittore fiorentino: dall’Annunciazione alla Natività, dalla Morte della Vergine all’Assunzione fino alla rappresentazione dell’Empireo. In particolare, nella vista in prossimità dell’abside, si può meglio osservare l’affresco del catino con l’Incoronazione della Vergine: Dio Padre e Maria risultano così figure imponenti e il visitatore riconosce da qui il popolo del Paradiso distinguendo le figure dei Profeti e delle eroine del mondo biblico.
Lo scopo è dunque quello di creare un percorso unitario fra i vari siti che si collegano alla Cattedrale in cui protagonista è la luce che accompagna il visitatore, anche con l’ausilio di una nuova videoguida multilingue, già all’esterno della chiesa, in un cono prospettico in discesa verso la facciata. La luce che genera altra luce si ritrova all’interno dell’ampia navata fino dunque alla visione del catino absidale e al raggiungimento della sommità del campanile.
D’altra parte la cattedrale custodisce vari capolavori, dalla facciata al Pavimento alle varie Cappelle percorrendo stili e scuole, dall’arte delle origini al Romanico, dal Rinascimento al Barocco fino al Neoclassicismo. Ma il Duomo non conserva soltanto monumenti, è anche luogo per eccellenza della spiritualità, con particolare riguardo alla Cappella delle Reliquie dove è custodita la preziosa lettera autografa di san Francesco d’Assisi a frate Leone. Al santo, che ebbe la sua conversione a Spoleto, è dedicato anche un ciclo di affreschi ancora inedito, con l’episodio del lupo di Gubbio, che potrà essere mostrato ai visitatori durante la salita alla vista dell’abside.
Il nuovo itinerario di visita del Complesso Monumentale si diparte dal fianco destro della chiesa, dalla Cappella degli Eroli, vescovi di Spoleto, dedicata all’Assunta con affreschi di Jacopo Siculo raffiguranti Profeti e scene del Vecchio e Nuovo Testamento. Il visitatore sarà idealmente accolto dalla Madonna Assunta venerata dal vescovo Eroli. Madonna e vescovo accolgono il visitatore, oggi come un tempo. D’altra parte all’Assunta è intitolata la Cattedrale e la visita conduce agli affreschi di Filippo Lippi con questa tematica nell’abside.
Nel fianco destro della Cattedrale sarà dunque predisposto il punto di accoglienza per l’ingresso alla Cattedrale e ai vari siti del Complesso, dove vi sarà anche la distribuzione dell’audioguida in varie lingue e una libreria con un’offerta editoriale attinente al Complesso.
Oltre alla visita della Cattedrale,  sarà possibile proseguire il cammino al Museo Diocesano e alla Basilica di Sant’Eufemia, che potrà ospitare anche mostre temporanee di arte sacra antica e moderna. Il Museo, situato all’interno del palazzo Arcivescovile, è stato inaugurato alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso con lo scopo di conservare e di valorizzare il patrimonio storico-artistico del territorio dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia. Le opere sono disposte cronologicamente nelle sale di rappresentanza del palazzo, dette “appartamento del Cardinale”, che presentano affreschi eseguiti a partire dalla seconda metà del Cinquecento. Alcuni capolavori permettono al visitatore di conoscere scuole artistiche locali e “forestiere”, dell’arte delle origini al Rinascimento fino al Barocco. Maestri spoletini, fiorentini, romani, dall’autore della Croce azzurra al Maestro di San Felice di Giano, da Neri di Bicci a Filippino Lippi, da Domenico Beccafumi al Cavalier d’Arpino fino Gian Lorenzo Bernini.
La chiesa di Sant’Eufemia, uno dei più notevoli edifici romanici dell’Umbria, si inserisce e impreziosisce il percorso del Museo Diocesano. Restano incerte le origini di questa chiesa: secondo l’ipotesi più accreditata, essa sorge sull’area che un tempo era occupata dal palatium quando Spoleto fu sotto il dominio dei Longobardi che elessero la città a sede ducale. La basilica risulterebbe dunque come l’evoluzione della cappella palatina dei duchi longobardi dedicata alla stessa Sant’Eufemia.
In questa prospettiva, il Complesso Monumentale del Duomo di Spoleto diverrà il luogo principe della spiritualità e dell’offerta culturale della città, al fine di promuovere la bellezza divina e terrena, l’unicità di questo sacro luogo, il racconto della città, attraverso un’esperienza consapevole da parte del visitatore.
La Soprintendente Marica Mercalli ha parlato dell’importanza dei musei diocesani (268 in Italia e 7 in Umbria) definiti “dei preziosi presidi di quei territori che, per vari motivi, non possono conservare le opere d’arte nelle loro chiese. Pensiamo ad esempio al Cristo che era nella chiesa di San Salvatore a Campi di Norcia. Era conservato nel museo diocesano di Spoleto e si è così salvato dal crollo che la chiesa ha subito a causa del terremoto del 26-30 ottobre 2016. Nello specifico – ha concluso la Mercalli – questo museo diocesano di Spoleto può diventare luogo di ricovero per le opere ferite dal sisma e che si stanno restaurando, magari organizzando delle mostre temporanee che mostrino le vari fasi del recupero)”.
Giuseppe Costa ha affermato che “Civita-Opera offre servizi per la valorizzazione dei beni culturali e per creare nuovi posti di lavoro. Si contano 1000 dipendenti e a Spoleto sono stati assunti quattro giovani. "


Nicoletta Curradi



mercoledì 9 maggio 2018

Icons di Steve McCurry a Villa Bardini

Dal 14 giugno al 16 settembre gli spazi della Villa Bardini ospiteranno un’ampia retrospettiva dedicata al lavoro di Steve McCurry (Darby, PA, 1950), uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea. La mostra ‘Steve McCurry. Icons’ è curata da Biba Giacchetti, è organizzata da Photodepartments e SudEst57 ed è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron con il Comune Firenze –Settore Cultura. Sono raccolti oltre 100 scatti che documentano quanto di meglio l’artista americano ha realizzato in 40 anni di attività. Sarà un’esposizione che condurrà i visitatori in un viaggio simbolico nel complesso universo di esperienze e di emozioni che caratterizza le sue immagini e che toccherà paesi come l’India, l’Afghanistan, la Birmania, il Giappone, Cuba, il Brasile. Non mancherà il ritratto di Sharbat Gula, la ragazza afghana che McCurry ha fotografato nel campo profughi di Peshawar in Pakistan e che, con i suoi grandi occhi verdi e col suo sguardo triste, è diventata un’icona assoluta della fotografia mondiale. 

 


“Con le sue foto Steve McCurry ci pone a contatto con le etnie più lontane e con le condizioni sociali più disparate – afferma la curatrice Biba Giacchetti - mettendo in evidenza una condizione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi la cui fierezza afferma la medesima dignità. Con le sue foto ci consente di attraversare le frontiere e di conoscere da vicino un mondo che è destinato a grandi cambiamenti. La mostra inizia, infatti, con una straordinaria serie di ritratti e si sviluppa tra immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e d’ironia”.
 
All’interno del percorso espositivo sarà proiettato un video, dal titolo “Le massime di Steve McCurry”, in cui l’artista americano racconta il suo modo di intendere la fotografia e un altro filmato, prodotto dal National Geographic, dedicato alla lunga ricerca che ha consentito di ritrovare, 17 anni dopo, “la ragazza afghana” ormai adulta. Incluse nel prezzo del biglietto saranno a disposizione del visitatore audioguide in cui lo stesso Steve McCurry descrive la nascita di 50 tra le foto esposte in mostra.
 
STEVE McCURRY. ICONS
14 giugno – 16 settembre
Villa Bardini, Costa San Giorgio, 2 e Via dei Bardi 1rosso – 50125 Firenze
Orario: da martedì a domeni

Fabrizio Del Bimbo
ca, dalle 10.00 alle 19.00
(ultimo ingresso alle ore 18.00)
Lunedì chiuso

Fabrizio Del Bimbo

lunedì 7 maggio 2018

Una mostra nella Sala delle Nicchie di Palazzo Pitti celebra Pontormo




Fino al 29 luglio è aperta la mostra " Incontri miracolosi: Pontormo dal disegno alla pittura" curata da Bruce Edelstein e ospitata nella Sala delle Nicchie di Palazzo Pitti. L’Alabardiere, il ritratto eseguito da Pontormo e oggi conservato al Getty Museum di Los Angeles (che lo acquistò nel 1989 alla più che considerevole cifra di 32,5 milioni di dollari), ritrova la strada per Firenze dopo quasi 30 anni e si riunisce in mostra col suo disegno preparatorio. La disputa se si tratti del ritratto di Francesco Guardi, giovanissimo soldato della Repubblica Fiorentina, o del giovane Cosimo de’ Medici, figlio di Giovanni delle Bande Nere, non è ancora giunta all’atto finale per quanto ormai la prima ipotesi sembri prevalere. Insieme all’Alabardiere sono esposti anche il Ritratto di giovane uomo con berretto rosso, di Pontormo, proveniente da una collezione privata londinese e il Pigmalione attribuito al Bronzino che si avvalse di due disegni originali del suo maestro, qui in mostra. Non poteva mancare uno dei capolavori di Jacopo Carucci da Pontorme (Empoli), ossia la Visitazione di proprietà della pieve dei Santi Michele e Francesco di Carmignano alla quale il recente restauro ha reso gli smaglianti colori. L’accompagnano, nella Sala delle Nicchie, i due disegni preparatori e l’incisione di Dürer, "Quattro donne nude" , al quale il Carucci si sarebbe ispirato per definire il gruppo di donne della pala. La mostra, realizzata insieme al J. Paul Getty Museum di Los Angeles e a The Morgan Library & Museum di New York, raggiungerà successivamente le due sedi americane.

Nicoletta Curradi

mercoledì 2 maggio 2018

La collezione di Marina Calamai per la Florence Cocktail Week






In occasione della Florence Cocktail Week 2018, Marina Calamai ha creato una nuova collezione di gioielli ispirata al drink preferito di James Bond: il Cocktail Martini!

La presentazione della linea è avvenuta mercoledì 2 Maggio da WAVE in via Santo Spirito 27, Firenze.

La collezione è disponibile per tutta la durata della Florence Cocktail Week e oltre anche in altre tre location: 
- l'atelier di Marina Calamai, via Santo Spirito 14 al terzo piano;
- il Gallery Art Hotel, Vicolo dell'Oro 5 (solo per la durata della F.C.W.);
- La Ménagère, via Dè Ginori 8/R. 

Info www.marinacalamai.com

Fabrizio Del Bimbo