Ora di Ottawa

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mercoledì 30 ottobre 2019

Inside Magritte a S. Stefano al Ponte a Firenze


Un’esperienza tra reale e immaginario, tra evocazione di un mondo onirico e racconto della vita concreta di uno dei massimi artisti del XX secolo e tra i maggiori esponenti del surrealismo.



Il 1/o novembre apre al pubblico Inside Magritte, emozionante percorso espositivo multimediale dedicato al grande maestro surrealista René Magritte (1898 - 1967) ideato e firmato da Crossmedia Group – Hepco, con la regia di The Fake Factory.
A partire dal 1° novembre l’esposizione animerà la Cattedrale dell’Immagine nel complesso monumentale di Santo Stefano al Ponte a Firenze con immagini, suoni e musiche che ricostruiranno il vivido universo pittorico di Magritte.
Dopo il successo ottenuto lo scorso inverno a Milano nei locali della Fabbrica del Vapore, Inside Magritte prende vita a Firenze. Il pubblico fiorentino potrà assistere a una mostra monografica digitale e multisensoriale dedicata all’artista belga, nata con il supporto e la consulenza scientifica della Fondation Magritte di Bruxelles. In tale ambito si è definita l’intesa che ha portato Crossmedia Group, maggior produttore italiano di Digital Exhibition, all’acquisizione del copyright esclusivo di Inside Magritte, ottenuto da Hepco, per presentare un format espositivo sospeso tra il reale e l’immaginario.
Curato da Julie Waseige, storica dell’arte e già direttrice scientifica del Magritte Museum di Bruxelles, Inside Magritte è un itinerario in cui i protagonisti assoluti sono alcuni tra i quadri più iconici della pittura del Novecento: tra uomini in bombetta che galleggiano nei cieli delle metropoli, corpi umani con la testa di pesce e l’ambigua pipa-non-pipa (Ceci n’est pas une pipe).


Inside Magritte accompagnerà i visitatori della Cattedrale dell’Immagine fino al 1° marzo 2020 attraverso un percorso esperienziale multisensoriale, che in 35 minuti inviterà il visitatore a immergersi nell’universo surrealista con il suo linguaggio narrativo intenso ed evocativo. Illusione e allusione, coinvolgimento e emozione saranno gli strumenti per comprendere l’automatismo psichico puro teorizzato nel 1924 da André Breton nel Manifesto del Surrealismo, il modo più diretto per entrare in empatia coll’enigmatico mondo di René Magritte.
L’artista fu chiamato anche le saboteur tranquille per la sua capacità di insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso. Scopo della sua arte era quello di mostrare il mistero e l’ignoto, di cui egli stesso diceva: “il suo significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto”.
Il flusso continuo di immagini ad altissima definizione della Sala immersiva sarà il cuore dell’esperienza: è sulle architetture barocche dell’ex-chiesa di Santo Stefano al Ponte che prenderà vita l’universo pittorico dell’autore, suddiviso in capitoli che seguono le fasi della sua esperienza artistica.
Un viaggio che attraverserà tutti i momenti pittorici dell’artista belga, dalla prime opere surrealiste fino al periodo post-bellico, passando per la Parigi degli anni ’30.
In un’unica experience-room il visitatore potrà infatti vivere un’esperienza immersiva a 360° che coinvolgerà lo spazio senza soluzione di continuità; dalle pareti al pavimento le immagini delle opere diventeranno un unico flusso di sogni, di forme fluide e smaterializzate in motivi evocativi dell’arte di Magritte. In tutto si tratta di 160 immagini selezionate per una visione completa dell’opera del maestro del surrealismo altrimenti impossibile da ammirare in un unico evento espositivo. Un mondo simbolico, enigmatico e sensuale riprodotto con eccezionale impatto visivo grazie al Matrix X-Dimension ®, un sistema che si avvale di un imponente apparato di proiettori laser in grado di trasmettere sulle superfici dell’installazione oltre 40 milioni di pixel, garantendo una definizione maggiore del Full HD.
Altre sezioni arricchiranno l’esperienza multimediale: il contributo didattico dell’Area introduttiva, uno spazio dove vengono contestualizzate la vita e l’avventura artistica di Renè Magritte. A questa si aggiunge l’Area Visual, con le sue suggestioni iconiche e le pillole biografiche.
Il percorso si snoderà poi attraverso il magico caleidoscopio di segni e figure che si susseguono sulle pareti, sul pavimento e sul soffitto della Sala degli Specchi e, ancora, attraverso l’esperienza di realtà 3D con gli Oculus VR, sviluppata in esclusiva dal team di Crossmedia Group guidato dall’artista 3D Chunhui Luo.
Inside Magritte ha le caratteristiche per essere considerato un progetto del tutto innovativo, il quale propone al visitatore la totale immersione in un mondo simbolico, enigmatico e sensuale, dove si realizza il trionfo di un'arte senza confini.
Un ruolo importante è ricoperto anche dalle musiche che accompagnano e valorizzano le immagini. Questa la lista dei brani che compongono il percorso espositivo multimediale:
Erik Satie (1866-1925)
Gnossiene No 1
Erik Satie (1866-1925)
Gymnopedie No 1
Erik Satie (1866-1925)
La Belle Excentrique - Cancan Grand-Mondain
Gabriel Fauré (1845-1924)
7 Fauré _ Impromptu 2, op.31
Sergej Vasil'evič Rachmaninov (1873-1943)
L'Ile des morts opus 29
Camille Saint-Saëns (1835–1921)
Le Carnaval des Animaux - Aquarium
Camille Saint-Saëns (1835–1921)
Le Carnaval des Animaux - Le Cygne
Jean-Baptiste Accolay (1833–1900)
Violin concerto n.01
Claude Debussy (1862-1918)
Nocturnes, L 91 - 1 - Nuages
Claude Debussy (1862-1918)
Arabesque n.01
Reynaldo Hahn (1874–1947)
L'heure exquise
Maurice Ravel (1875-1937)
Le tombeau de Couperin - Prelude
Léo Delibes (1836-1891)
Coppelia - Notturno
Gabriel Fauré (1845-1924)
Sicilienne, for cello & piano, Op. 78
INFO:
Sede espositiva e date
Cattedrale dell’immagine – Santo Stefano al Ponte
P.zza di Santo Stefano al Ponte, 5 Firenze
Fino al 1/o marzo 2020


Nicoletta Curradi

giovedì 24 ottobre 2019

Le opere di Renato Mambor alla Tornabuoni Arte


Tornabuoni Arte accoglie un’ampia selezione dedicata a Renato Mambor, a cura di Federico Sardella e in collaborazione con l’archivio Mambor. La mostra, corredata da un approfondito catalogo, ripercorre il lavoro poliedrico dell’artista, tra i più originali della scena europea dell’arte durante la seconda metà del XX secolo.


Mambor ( Roma, 1936 – 2014) è stato uno dei primi a sconfinare dalla pittura verso altri linguaggi: fotografia, cinema, performance, installazioni e teatro, per tornare comunque sempre alla pittura. Continuando a lavorare sul linguaggio e sugli elementi costitutivi dell'arte, ha avviato una sperimentazione sul rapporto tra organismo e ambiente, tra arte e vita, sul cambiamento dello sguardo e dei punti di vista, sulle relazioni interne ed esterne, su separazione e unità.
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Personalità eclettica, ha vissuto appieno la Roma della sperimentazione e dell’avanguardia. Con Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Cesare Tacchi, Mambor è tra le figure di primo piano della Scuola di Piazza del Popolo. 
La sua prima esposizione ha luogo nel 1959 alla Galleria "L'Appia Antica” e l’anno successivo lo si vede tra i vincitori dei Premi assegnati dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Di seguito, le sue opere vengono proposte, ripetutamente, negli spazi della Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis.
Vive dal di dentro gli anni de La Dolce Vita, tanto da essere scelto da Fellini tra gli interpreti del film.  Esperienza, quella del cinema, che lo ha visto impegnato in numerosi film e con diversi registi.
Dopo il cinema, il teatro. Dal 1975 dirige il Gruppo Trousse (nome tratto dalla scultura di metallo da lui realizzata) concentrandosi su una ricerca interiore, sugli aspetti cognitivi, emotivi dell’uomo.  Per più di decennio è autore e regista di opere teatrali, e proprio nell'esperienza teatrale viene accompagnato dalla donna che diventerà sua moglie, Patrizia Speciale. Parallelamente si esprime con la fotografia e con performance, video e filmati.
«Voglio fare di tutto, ballare, cantare, scrivere, recitare, fare il cinema, il teatro, la poesia, voglio esprimermi con tutti i mezzi, ma voglio farlo da pittore perché dipingere non è un modo di fare ma un modo di essere». In una frase Mambor offre una precisa immagine del suo essere artista. Alla pittura, l’amore di sempre, resterà infatti fedele sino all’ultimo. 
Mambor, negli oltre 55 anni di impegno artistico, ha rinnovato instancabilmente le forme e approfondito la conoscenza di sé, inventando dispositivi di comunicazione che coinvolgessero lo spettatore, lasciando opere, anche inedite, di grande valore per la contemporaneità.
“Ho conosciuto e frequentato Renato Mambor – ricorda Roberto Casamonti, titolare della Tornabuoni Arte – ogni volta stupendomi per quanto quest’uomo, per molti versi straordinario, sapesse creare vera arte ovunque e su qualsiasi “cosa” si applicasse.  Era un artista che aveva l’urgenza di esprimersi e il coraggio di farlo con i media più diversi. Lo stesso Mambor sosteneva che il lavoro di un artista andrebbe letto e considerato innanzitutto a partire dall’oggi, dagli ultimissimi elaborati e dalle riflessioni più recenti. In tale ottica, è stato naturale pensare a questa mostra considerando i lavori degli anni Sessanta, ma nella raccolta delle opere ho scelto di assecondare il mio istinto e il mio gusto e favorire numerosi pezzi degli anni Novanta e soprattutto Duemila, sino alle grandi installazioni “Tutti sullo stesso piano” e “Fili”, che trovo particolarmente importanti ed esemplificative la poetica dell’autore”.
La mostra è arricchita da un volume monografico bilingue (italiano e inglese) edito da Forma e curato da Federico Sardella con testi dello stesso Sardella, di Sara Uboldi e Patrizia Speciale Mambor, oltre una conversazione con Gianna Mazzini.
Fino al 30 novembre 2019
Info: Tornabuoni Arte, Lungarno Benvenuto Cellini 3, Firenze
info@tornabuoniarte.it

Nicoletta Curradi 

giovedì 3 ottobre 2019

La torre medievale Ricci Donati riapre con un'offerta turistica luxury


Un progetto di recupero finalizzato all’accoglienza turistica di pregio per restituire alla città l’antica struttura. 

Si è aperta il 3 ottobre la Donati Luxury Tower, dopo un intervento di recupero durato due anni e mezzo e un investimento da oltre due milioni di euro. 


Due anni e mezzo di lavori, oltre 2 milioni di euro di investimento e un intervento di recupero e valorizzazione che svela finalmente l'antica bellezza di una delle case torri più alte del centro storico di Firenze, la Torre Ricci-Donati (piazza Sant'Elisabetta 1). Dopo circa 20 anni di chiusura e inutilizzo, l'antico edificio risalente al 1100 rinasce con un progetto di accoglienza turistica di lusso. Si chiama Donati Luxury Tower: 12 serviced apartments posti su sei piani, arredati e rifiniti con materiali di pregio e chiamati come i grandi personaggi della storia fiorentina: Dante, Brunelleschi, Leonardo, Giotto, Gemma, Buonarroti, Botticelli, Donatello, Machiavelli, Raffaello, Lorenzo il Magnifico. Un lavoro lungo, che ha impegnato maestranze locali e che ha utilizzato materiali che hanno fatto la storia di Firenze e della Toscana, come il marmo di Carrara


Il progetto di recupero.
L'intervento ha voluto conservare e valorizzare tutti gli elementi storici e artistici della torre, che nel corso dei secoli l'hanno arricchita: le antiche mura in pietra a vista, le aperture romaniche, i soffitti ottocenteschi. I lavori sono durati due anni e mezzo e hanno coinvolto principalmente maestranze toscane. Un percorso non sempre lineare, che ha subito frenate a causa del fallimento di ben tre ditte appaltatrici.


La storia.
In origine le torri erano due, poste a distanza di meno di un metro l’una dall’altra ed erano alte circa 60-70 metri. Successivamente sono state scapitozzate per arrivare all'altezza attuale di circa 40 metri. La Torre dei Ricci che si affaccia su piazza Sant’Elisabetta e quella dei Donati su via del Corso, appartenenti a due delle famiglie più potenti di Firenze. Furono teatro di scontri tra le due fazioni Guelfi e Ghibellini fino a quando, intorno alla metà del 1200, le torri passarono di proprietà ad un consorzio di famiglie, tra cui i Ghiberti, e furono unificate in un’unica casa-torre. All’interno della Donati Luxury Tower è ancora visibile nettamente questa distinzione.
L'edificio è attualmente di proprietà della famiglia Bosi, che per prima intraprese la sua riqualificazione. Dopo 15 anni di lavori che hanno interessato la riqualificazione della facciata ed i principali lavori strutturali di consolidamento, è stata data in gestione alla Donati Luxury Tower Srl che si è fatta carico del completamento dei vari spazi, con particolare attenzione alla riqualificazione degli interni, che erano pressoché allo stato originario, e per in condizioni di totale inagibilità.


Gli appartamenti.
Tutti gli appartamenti, un monolocale e 11 bilocali di varie metrature, tra 40 e 70 metri quadri, mantengono gli elementi dell’antichità coniugandoli con la modernità estetica e funzionale. Grande cura è stata posta nella ricerca dei materiali, tutti rappresentativi della tradizione toscana, come la pietra serena ed il cotto. In particolare i bagni sono realizzati in diversi tipi di marmo, tra cui il ‘Carrara’ usando lastre intere e nelle sue varie qualità. Nell’insieme, gli interni si presentano oggi come un “mix” di elementi contemporanei e antichi sempre allo scopo di unire il comfort funzionale all’estetica dell’abitare. Anche la parte tecnologica ed impiantistica riflette questa attenzione, dando, sia nella parte domotica che in quella dedicata al clima, le più ampie possibilità alla clientela di ricreare il proprio ambiente su misura.
“Questo investimento è per noi fonte di grande orgoglio – affermano Enrico Borgogni e Fulvio Fabbri, amministratori di Donati Luxury Tower Srl – non soltanto per la bellezza e l’alto pregio di questa riqualificazione che restituiamo a Firenze un pezzo della sua storia. Siamo convinti che il turismo a Firenze debba scegliere la strada di un’accoglienza qualificata. Noi offriamo l’esperienza di dormire in un’antica torre medievale con tutti i moderni comfort, un po’ come tuffarsi nella storia rimanendo nel presente”.

Nicoletta Curradi