Ora di Ottawa

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sabato 6 luglio 2019

Il genocidio armeno in uno spettacolo a Orizzonti Verticali 2019

Giunto alla sua settima edizione, il festival Orizzonti Verticali è diretto da Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari  ed è in programma a San Gimignano (Siena) dal 3 al 7 luglio 2019, proponendo cinque giorni    di   teatro,   danza, performance e incontri, all’insegna dell’interdisciplinarietà delle arti.





Per la sezione teatro del Festival Orizzonti Verticali settima edizione  nel Palazzo della Propositura in Piazza Pecori, la compagnia Giardino Chiuso ha messo un scena "L'imputato non è colpevole" , presentato in anteprima nazionale. La regia è di Tuccio Guicciardini, con Sebastiano Geronimo e le voci di Bob Marchese, Annibale Pavone, Igor Horvat. Messa in scena Tuccio Guicciardini, Patrizia de Bari, video Andrea Montagnani, consulenza drammaturgica Fulvio Cortese. Liberamente ispirato agli Atti del Processo “Talaat Pascià” che, già ministro degli interni e uomo forte del governo dei “Giovani Turchi”, ritenuto il principale responsabile del genocidio armeno, fu ucciso con una pallottola il 15 marzo 1921 a Berlino da Soghomon Tehlirian, uno studente armeno. In questo primo studio sul processo la compagnia mette a fuoco l’intenso interrogatorio di Tehlirian, dove emergono gli orrendi racconti dei massacri perpetrati dai Turchi verso la popolazione armena e la continua e inesauribile sofferenza del giovane studente.
Ottima l'interpretazione dei due attori, separati dalle file del pubblico,  affrontando con ritmo incalzante un tema crudo e terribile rimasto a lungo ignorato dalla storia.
La strage degli armeni fu attuata nell’allora impero Ottomano, dal movimento nazionalista dei “giovani turchi” il quale si pose come obiettivo politico la creazione di un’entità sovrana che inglobasse tutte le popolazioni di origini turche. L’enclave armena – presente in Anatolia orientale da più di 2000 anni – rappresentava un ostacolo che poteva essere superato solo con la sua eliminazione fisica. Tra il 1915 e il 1922, una cifra imprecisata che va da 800mila a 1,5 milioni di persone morirono in seguito a deportazioni e feroci violenze. I più “fortunati” per fame, malattie, privazioni.


Nicoletta Curradi

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