ALDO MONDINO a quadretti
a cura di Alberto Fiz
Galleria Il Ponte - Firenze
24 febbraio – 14 aprile 2018
in collaborazione con l'Archivio Aldo Mondino
a cura di Alberto Fiz
Galleria Il Ponte - Firenze
24 febbraio – 14 aprile 2018
in collaborazione con l'Archivio Aldo Mondino
Il
Ponte inaugura una personale dedicata a Aldo Mondino, presentando una
serie di opere degli Anni Sessanta, in collaborazione con l'Archivio
Aldo Mondino. Le opere furono esposte nel 1964 da Sperone (Torino) e
Liverani (Roma). Le serie presentate sono “Quadrettature”, “Onda”, “La
Madre”...
Artista poliedrico, la sua vena creativa è alimentata da una vasta cultura che lo porta a sperimentare continuamente e reinventare correnti che lo hanno ispirato, rimettendosi continuamente in gioco. Le sue opere sono accolte nelle collezioni permanenti dei più importanti Musei nazionali ed internazionali e in numerose collezioni private.
Artista poliedrico, la sua vena creativa è alimentata da una vasta cultura che lo porta a sperimentare continuamente e reinventare correnti che lo hanno ispirato, rimettendosi continuamente in gioco. Le sue opere sono accolte nelle collezioni permanenti dei più importanti Musei nazionali ed internazionali e in numerose collezioni private.
BIOGRAFIA
Aldo Mondino nasce a Torino nel 1938, dove muore nel 2005.
Nel 1959 si trasferisce a Parigi dove segue i corsi di Hayter all’Atelier 17 e all’Ecole du Louvre, oltre al corso di mosaico all’accademia con Severini e il suo assistente, Licata.
Determinanti per la sua formazione sono l’amicizia con Tancredi, gli incontri con Jou roy, Errò, Lebel, e con gli affermati maestri Matta e Lam. Grazie a Tancredi espone per la prima volta i suoi lavori in uno spazio, la Galerie Bellechasse, nel 1960, con quadri di influenza surrealista. Contemporaneamente si tiene una mostra organizzata da Jou roy e Lebel alla Galerie des 4 Saisons, il cui titolo, Anti-Procès, ha anche un forte contenuto politico.
Nel 1961 torna in Italia per il servizio militare. Grazie ad Antonio Carena, artista torinese proprietario della Galleria L’Immagine, realizzo la sua prima personale, con quadri che risentono ancora del periodo parigino. Nel 1962, Enrico Crispolti organizza una mostra a Venezia nella Galleria Alpha con una serie di quadri particolari: grandi scritte con, all’interno di ogni lettera, figurine che possono ricordare i codici miniati. Aldo Mondino, Nome Cognome Indirizzo, La famiglia, La scuola, La religione, La morale e Il servizio militare alcuni dei titoli. L’incontro con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il Punto, di cui era proprietario Remo Pastori, rappresenta un momento molto importante. Espone la serie delle Tavole anatomiche, tavole di pittura su masonite, rappresentazioni di un corpo umano, un microcosmo della società nella quale si vive. Contemporaneamente elabora, attraverso il suo lavoro, l’idea che il pubblico non sia più spettatore passivo, ma partecipe attivo dell’opera.
Da Sperone, nel 1964, i quadri a quadretti hanno come soggetto l’immagine emblematica di un’opera del pittore Casorati: una madre col bambino in braccio. Sempre nel 1964 espone a La Salita di Roma opere trattate analogamente ma con riferimenti presi dai tipici temi dei manuali di disegno, come l’Aereoplano, Il pittore in erba, Il serpente, Il portiere.
L’anno successivo è alla Galleria Stein di Torino: una riflessione sulla pittura, quadri con palloncini, Le cadute, bilance dove il colore sembra scivolare sul quadro. Nel 1966 espone presso la Galleria Marconi di Milano, dopo un interessante intervento a Torino con un filo rosso che attraversava le strade della città all’altezza di 160 centimetri da terra, collegando tra loro tre gallerie: Sperone, Il Punto, Christian Stein. Di nuovo da Marconi nel 1967, quindi la mostra personale da Lia Rumma a Napoli. Risale al suo soggiorno a Roma la collettiva all’Arco d’Alibert, nel 1968, poi alla Galleria Torre di Torino; in quella occasione realizza la Torre di torrone e la serie delle Caramelle. Nel 1969, sempre presso l’Arco d’Alibert, con l’Ittiodromo mostra dei pesci veri con sangue. Quindi, affitta un barcone sul Tevere nel quale colloca delle Caramelle. Poi, realizza Mamma, Agnelli e Porcòdio, presentati a Roma; dopo essere stato esposto in una galleria di Brescia, quest’ultimo viene sequestrato e l'artista condannato a pagare una multa per blasfemia.
Da quel momento, dopo un silenzio di un anno, si fa prestare la casa da un amico pur di non esporre nel circuito tradizionale. Nascono i King. Il 1970 è dedicato interamente a questa serie di quadri, è il primo incontro con la pittura e con l'artista stesso.
Nel 1972 ritorna a Parigi, in attesa che la pittura venga rivalutata. Lo stesso anno, alla Galleria L’Uomo e l’Arte di Milano vengono riproposti i 12 King, successivamente presentati alla Galleria LP220 di Torino, dove aveva anche fatto battezzare “laicamente” suo figlio. A Parigi, dedicandomi molto alla pittura, lavora dalla fine del 1973 a tutto il 1980; questo impegno si concretizza in occasione della Biennale di Venezia del 1976 (dove ripartecipa nel 1993), dove I suoi sforzi sono concentrati su un parallelismo rigorosamente filologico tra la sua arte e la composizione di Schönberg.
E’ del 1977 la mostra Mythologies quotidiennes al Musée d’Art Moderne di Parigi. La serie delle Tour Eiffel, sempre nel periodo parigino, con titoli come Le Tout Près War, è realizzata prevalentemente con la tecnica dell’incisione e diventa una specie di citazione di certe immagini espressioniste. Nel 1980 realizza due mostre alla Galleria La Salita di Roma e alla Galerie Flinker di Parigi; nel 1981 e 1983 allo Studio De Ambrogi di Milano con la serie (nella seconda) degli Angeli, e da Franz Paludetto (1984-85). Si avvicino alle suggestioni orientali da artista occidentale. E' un momento successivo quello legato al viaggio vero e proprio, in un Oriente che comincia dal Marocco e prosegue in Palestina, dove intraveda un parallelismo tra la preghiera e l'ntensa attenzione nel dipingere in modo concettuale. Presenta da Sperone Westwater a New York nel 1990 una serie che “ritrae” trentasei Sultani (vissuti tra il 1200 e il 1920). Poi la serie dei ritratti (Delacroix, Ingres, Satie, Mozart). Seguono mostre alla Fondazione Mudima di Milano, a Chicago, Ginevra, Parigi, Vienna, Londra. Nel filone orientale si inseriscono anche I tappeti, sovrapposti in composizioni a parete, con colori vivaci.
E ancora personali e partecipazioni a Fiere, al Museum fur Moderne Kunst - Palais Lichtenstein di Vienna (1991), al Suthanamet Museo Topkapi di Istanbul (1992, 1996), alla Biennale di Venezia (1993), al Museo Ebraico di Bologna (1995), all'Arte Fiera di Bologna (1998), a Mediterranea a Bruxelles, alla Galleria Marconi di Milano (1999), e ancora Galleria 1000eventi (Milano) e Sperone (Roma, The Byzantine world, 1999), alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Trento (2000). In parallelo viaggia il suo amore per la Spagna, con la serie dei tori e toreri (mostra da Alessandro Bagnai nel 1996) e anche l'idea di realizzare lavori tridimensionali, anche in curiosi materiali quali il cioccolato, lo zucchero, accompagna il suo percorso da sempre.
Nel 2000 fa il primo viaggio in India e fa la mostra dal titolo Flowers alla Birla Academy di Calcutta. A cavallo tra il 2000 e il 2001 Santo Ficara presenta a Firenze una prima retrospettiva. Nel 2001 la splendida galleria di Norimberga Linding in Paludetto allestisce una significativa mostra di suoi lavori. L'anno successivo, dopo un viaggio a Berlino, viene operato al cuore a Milano. Ancora un viaggio in Turchia e al ritorno una mostra di paesaggi della Cappadocia alla Galleria 41 di Federica Rosso, in occasione di Artissima. Mostra nel gennaio 2003 a Torino, alla Galleria Art & Arts dell’amico Ermanno Tedeschi. Segue poi la mostra alla Galleria Raffaelli di Trento, Galleria di mercanti. I mercanti sono per lo più turchi, un ricordo ancora del recente viaggio in Cappadocia e nell’amata Istanbul. La merce da loro venduta è costituita di materiali da lui utilizzati: dai tappeti in eraclite, ai pesci, ai cioccolatini. Una forma grave di polmonite lo costringe al ricovero in ospedale, ma espone ancora alla Galleria Carlina di Torino, ad Artissima (Torino, con I nuovi temi dei cacciatori di orchidee dell'Ottocento), al MAR (alla Loggetta Lombardesca) di Ravenna - con la mostra Aldologica (dove si rivedono per la prima volta I lavori.
Nicoletta Curradi
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