Solendida esposizione quella aperta fino al 14 ottobre 3018 alla Limonaia Grande del Giardino di Boboli dal titolo "A cavallo del tempo", curata da Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci.
Il cavallo figura fra gli ultimi animali ad essere addomesticato. Solo sul finire del IV millennio a.C., nelle steppe dell’Asia centrale, per laprima volta il cavallo cessò di essere semplicemente una preda da carne per intrecciare sempre più strettamente il suo destino con quello dell’uomo. La mostra, a cura di Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci e ospitata nella settecentesca Limonaia del Giardino di Boboli a Firenze dal 26 giugno al 14 ottobre, vuole raccontare proprio questo antico rapporto con una selezionedi oggetti che, spesso trascurati nell’esposizioni museali a vantaggio di opere più appariscenti, sono invece in grado di narrare le mille sfaccettature di una relazione che coinvolgeva ogni aspetto della vita quotidiana. “Quale sia stato il luogo in cui sia nata e sviluppata la domesticazione del cavallo è ancor oggi uno degli argomenti di più acceso dibattito nella letteratura scientifica. Sembrerebbe, però, del tutto illogico immaginare che ilcavallo abbia iniziato la sua millenaria storia di convivenza con l’uomo in un luogo diverso da quello dell’Europa orientale e delle steppe euroasiatiche” scrivono Camin e Paolucci sul catalogo edito da Sillabe.Strumenti necessari al controllo dell’animale (morsi, filetti, speroni, staffeetc.) sono esposti in mostra accanto a una serie di opere scelte per illustrare,nel modo più diretto e realistico, il ruolo primario che il cavallo ebbe nel mondo antico. I reperti presenti, quasi un centinaio, provengono da decine di musei italiani e stranieri e illustrano un arco di tempo di oltre duemila anni,dalla prima età del Ferro sino al tardo medioevo. Il percorso, incentrato soprattutto sul mondo italico, è articolato in cinquesezioni, ognuna delle quali è dedicata a un particolare momento storico: laPreistoria, il mondo greco e magno greco, il mondo etrusco evenetico, l’epoca romana e il Medioevo. Fra i numerosi reperti che, per la prima volta, saranno restituiti alla curiositàdel pubblico figura il carro di Populonia. Questo rarissimo esempio di calesseetrusco, rinvenuto alla metà del XX secolo nella cosiddetta Fossa della Biga, èstato ricomposto a seguito del recente intervento di restauro, eseguitoproprio in occasione di questa mostra. L’opera, realizzata in legno, ferro ebronzo e databile agli inizi di V secolo a.C., costituiva un veicolo ad andaturalenta destinato al trasporto di personaggi di alto rango.Di particolare suggestione sono anche due crani equini rinvenuti durante gliscavi della necropoli occidentale di Himera e oggi conservati presso il MuseoPirro Marconi del Parco Archeologico di Himera. Nel 480 a.C., a Himera, iSiracusani sconfissero i Cartaginesi in un violento scontro che portò allamorte di centinaia di soldati e cavalieri. In prossimità del luogo della battagliasono state rinvenute fosse comuni e tombe destinate ai corpi dei caduti,affiancate da sepolture equine. Gli esemplari esposti in mostra presentanomorsi ad anello bronzei, un tipo di imboccatura nota prevalentemente in areaiberica, che sembra confermare la presenza di mercenari ispanici entro le filadell’esercito cartaginese, come testimoniato anche da Erodoto (VII, 165). Illoro rinvenimento risulta straordinario: infatti, nel V secolo a.C. sono assairare le attestazioni di sepolture equine nel mondo greco e Magno greco.
la risonanza dell’evento fece sì che i soldati e i loro cavalli fossero oggetto diparticolari onorificenze. Vera e propria sintesi del rapporto fra uomo e cavallo può essere consideratala kylix attica a figure rosse con Atena e il cavallo di Troia, oggi conservatapresso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. L’esemplare, dipinto dal Pittore di Sabouroff, attivo tra il 470-460 e il 440-430 a.C., presenta sultondo interno la raffigurazione della dea Atena seduta su trono, intenta ad accarezzare un cavallo di grandiose dimensioni. L’animale è ornato di tainiainiketeriai, le bende in lana rossa simbolo di vittoria. La maggioranza degli studiosi si trova pertanto concorde nell’identificarvi Atena insieme al Cavallodi Troia, emblema dello stratagemma da lei stessa architettato, che portò alla conclusione della guerra con la vittoria achea. A questi reperti se ne aggiungono molti altri che affronteranno i più diversi aspetti del rapporto fra uomo e cavallo. Nel lavoro quotidiano (esemplificatoin mostra da un rarissimo giogo ligneo dai relitti delle navi di Pisa) come nelgioco, nella guerra come nelle celebrazioni religiose i destrieri furono sempre reuna presenza costante al fianco dell’uomo. Ultimo fra gli animali addomesticati, il cavallo seppe infatti strappare un ruolo di primo pianonell’arte, nella società e nella letteratura del mondo antico grazie alla sua innata bellezza e nobiltà che, inevitabilmente, finivano con l’irradiarsi anche al suo cavaliere. Come sintetizza efficacemente Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degliUffizi, “l’intero concetto di questa mostra sembra contenuto in una delleopere che vi sono esposte, una splendida coppia di frontali in bronzo e avorio,del IV secolo a. C., destinati a proteggere il muso del cavallo: il perimetrodella lamina sagomata e decorata a sbalzo ne segue pertanto l’anatomia
llungata, ma al suo interno, invece di una fisionomia equina, racchiude le sembianze di un volto umano con un elmo sul capo. Cavallo e cavaliere diventano una cosa sola. Dal Paleolitico a tutto il Cinquecento, la rassegna difatto indaga questo rapporto, di un’attualità spesso insospettata, e che attraversa tutta la nostra storia”.La multivisione “A cavallo del tempo”, ideata e diretta da Gianmarco D’Agostino, completa il percorso espositivo con proiezioni di circa 300 metri quadri. La corrispondenza visiva tra opere in mostra e immagini dal vero, insieme a una colonna sonora immersiva, arricchisce il viaggio alla scoperta dell’amicizia attraverso i secoli tra uomo e cavallo.A corredo della mostra sono state attivate numerose iniziative destinate alla divulgazione dei principali temi legati al cavallo nel mondo antico. Le propostesono legate ai centri estivi comunali che, sin dai prossimi giorni, frequenteranno quotidianamente il Giardino di Boboli. Oltre alle consuete visite guidate, tenute da personale appositamente formato di Opera Laboratori e pensate principalmente per un pubblico di giovani e giovanissimi,è stato organizzato uno scavo archeologico simulato. In uno spazio appositamente riservato, i bambini potranno provare l’emozione di portare in luce la riproduzione di un reperto esposto in mostra integro o frammentato. Ai giovani archeologi il piacere della scoperta e la sfida di ricostruire integralmente una coppa attica oppure piccole sculture in terracotta. Inoltre sarà organizzato in collaborazione con l’Associazione Cavallo Ambiente di Firenze un laboratorio di avvicinamento al cavallo che prevederà la presenza di un animale in carne e ossa in prossimità della sede espositiva. Operatori specializzati seguiranno i gruppi dei bambini, aiutandoli a strigliare, accarezzare e a conoscere questo splendido amico.
Nicoletta Curradi
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