Lunga e travagliata la storia del pomodoro che giunse in Italia dalle Americhe nella prima metà del ‘500, ma non ebbe un gran successo, forse proprio perché era una pianta radicalmente nuova, che colpiva ma anche per la forma e per il colore rosso acceso. I primi pomodori erano presumibilmente piuttosto piccoli, tanto è vero che venivano scambiati per grosse ciliegie. “Al mio gusto è più presto bello che buono”, dichiarò un medico modenese dell’epoca e in Francia venne definito “pomme d’amour”, considerandolo un buon afrodisiaco. Qualche anno dopo il botanico senese Mattioli lo chiamò “pomo d’oro”, coltivandolo per far bella mostra di sé nei vasi da giardino. Sono comunque le classi popolari che cominciarono a degustarlo per prime, friggendolo nell’olio con sale e pepe, allo stesso modo delle melanzane e dei funghi. Sulle tavole dei ricchi, ancora alla meta del ‘600, il pomodoro compariva soltanto come elemento di decoro.
Il ricettario nel quale viene menzionato per la prima volta l'ortaggio è "Lo scalco alla moderna" di Antonio Latini (1692/4), dove si propone quale ingrediente di uno stufato di verdure.
Nella prima metà del Settecento il suo uso gastronomico è ancora limitatissimo, come testimonia la sua assenza nei libri di cucina più noti.
Dopo la metà di questo stesso secolo è a Napoli, città in cui nasceranno le prime industrie conserviere, che Vincenzo Corrado propone il pomodoro per essere imbottito e fritto o per farci una salsa. Sarà proprio quest'ultima preparazione a favorire l'accettazione dell'ortaggio rosso, riconducendolo nell'ambito di una tradizione gastronomica consolidata già dal Medioevo, quella delle salse di accompagnamento per bolliti.
L’Ottocento segnerà il trionfo del pomodoro grazie al matrimonio con la pasta, celebrato anche nella ricetta “vermicelli co le pommadoro”, opera del duca Ippolito Cavalcanti.
Una delle preparazioni più semplici che vedono protagonista il pomodoro fresco è il pane con olio e pomodoro, gustoso spuntino per tutti.
In Italia il pomodoro dell'azienda agricola Turco di Lesina ha raggiunto oggi il top della qualità : è turgido, dal profumo intenso e dal core rosso vivo.
La famiglia Turco è da sempre dedita all’agricoltura, con un’esperienza sul campo che è stata tramandata e arricchita nel corso degli anni, di generazione in generazione.
L’azienda Turco si trova nel nord della Puglia, a Lesina, sulla strada per la marina che costeggia il lago con il magnifico sfondo del Gargano. Questa rara combinazione di elementi salmastri, limo, e sole torrido offre un habitat unico ad ogni cultura di pomodoro, con grandi risultati in termini qualitativi.
La qualità di questi pomodori è un insieme di particolari doni della natura che si traducono nell’alimentazione della pianta e di seguito nella formazione del pomodoro. Le falde sotterranee del lago concimano il terreno con humus, limo, e sostanze minerali derivate dalla sedimentazione di organismi naturali che diventano un fertilizzante biologico per la pianta che lo assume direttamente dalle radici.
Il pomodoro Turco ha un sapore del tutto particolare, unico, è intenso e delicato allo stesso tempo, con sfumature tra il saporito e l’amabile, ricco di sali minerali e di polpa fitta e compatta, il colore pieno fa scoprire la sua maturazione dovuta all' effetto forte del sole sulle sue sostanze.
Ogni prodotto dell’azienda agricola Turco è curato con l’attenzione e la passione di chi ne fa un orgoglio personale ed è una sfida Italiana nel mondo.
I pomodori Turco vengono lavorati subito dal momento del raccolto e sono coltivati con rispetto per l’ambiente e selezionati a mano, seguendo i dettami della tradizione e l’attenzione alle più moderne tecniche di sicurezza alimentare. In più, le conserve e le salse Turco, che non contengono né coloranti, né acido citrico, né conservanti, vantano un tenore di acidità bassissimo che le rende estremamente digeribili, gustose e facili da cucinare.
Info: www.agricolaturco.it
Nicoletta Curradi
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