Presentata
“The Impossible Black Tulip. Investigating hybridity from Macao”,
terza mostra del ciclo “Global identities. Postcolonial and
cross-cultural Narrative”,
insieme alle performance dei tre artisti cinesi Li Na, Wang Xiaoshuang
e Zhang Zengzeng in residenza fino alla fine di aprile
Due mesi dedicati all'estremo oriente per Le Murate. Progetti Arte
Contemporanea, che con l'apertura della mostra curata da Livia Dubon e
intitolata The Impossible Black Tulip. Investigating hybridity from
Macao (3 maggio – 3 giugno 2018) dà il via al terzo appuntamento del
ciclo Global identities. Postcolonial and cross-cultural Narrative,
ideato e diretto da Valentina Gensini.
A
fare da preludio alla mostra, un altro appuntamento che collega la Cina
all'Italia e in particolar modo alla città di Firenze, con China
Project, residenza artistica e performance dei tre artisti cinesi Li Na,
Wang Xiaoshuang e Zhang Zengzeng (in collaborazione con l’Archivio
dell’arte Contemporanea dello stato Cinese), che hanno lavorato negli
spazi de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea per tutto il mese di
aprile nell'ambito del Progetto Riva, realizzato grazie alla partnership
e al contributo del progetto Sensi Contemporanei nell'ambito
dell'accordo di programma quadro tra Regione Toscana, Mibact Direzione
Generale Cinema e Agenzia per la Coesione Territoriale. A coronamento
del periodo di residenza, i tre artisti hanno realizzato tre lavori, uno
dei quali (Attraversamenti di Zhang Zengzeng) ha preso vita oggi nella
sala Ketty La Rocca mentre le altre due (Suono sacro lontano di Li Na e
la tela di Wang Xiaoshuang) verranno presentati open air giovedì 26
aprile alle 19 alla spiaggia sull'Arno sottostante piazza Poggi.
L'esperienza degli artisti cinesi in residenza
Un
mese di tempo, tanto hanno avuto a disposizione Li Na, Wang Xiaoshuang e
Zhang Zengzeng per realizzare i loro progetti site specific, a cui i
tre artisti hanno lavorato nelle celle dell'ex carcere fiorentino
adibite a studio d'artista. Zhang Zengzeng, specializzato nelle
installazioni effimere realizzate con le bolle di sapone, a Firenze ha
creato “Attraversamenti”, un ponte lungo tre metri realizzato con
materiali di riciclo e ricoperto di schiuma prodotta utilizzando l'acqua
dell'Arno. Il lavoro di Wang Xiaoshuang invece si concretizza in una
tela che rappresenta lo skyline di Firenze con collage e innesti che
illustrano alcuni dettagli della storia della città, una sorta di
“ritratto” della città come corpo organico strutturato intorno alla
spina dorsale del fiume. Infine Li Na, ha dato vita a “Suono sacro
lontano”, l'installazione che giovedì 26 alle 19 vedrà volare sull'Arno
50 aquiloni bianchi ognuno dei quali avrà un altoparlante che trasmette
brani di musica sacra.
Li
Na, Wang Xiaoshuang e Zhang Zengzeng sono stati selezionati da una
commissione presieduta da Valentina Gensini e composta da Francesco
Giomi, presidente di Tempo Reale, Martino Marangoni, presidente della
Fondazione Studio Marangoni e Xiuzhong Zhang, presidente
dell'associazione Zhong Art International. La commissione, sulla base
dei curricula e della qualità e originalità dei progetti proposti ha
scelto i tre artisti – nell'ambito di progetto di scambio Italia-Cina –
per offrire loro la possibilità di lavorare ai loro progetti all'interno
degli spazi delle Murate. Progetti Arte Contemporanea.
La mostra: The impossible black tulip
Il
3 maggio alle 17:30 apre i battenti “The Impossible Black Tulip.
Investigating hybridity from Macao”, a cura di Livia Dubon, progetto che
trova la sua ragione nell'esplorazione del concetto di appartenenza. La
mostra prende il nome dalla più antica mappa cinese che fonde concetti
cartografici cinesi e occidentali. Mappe e identità hanno una
correlazione profonda: trattandosi di rappresentazioni territoriali e di
confini nazionali, l’azione di cartografare si collega alla politica
identitaria nazionale di un paese. Questa mappa, simbolo di ibridità
culturale, confonde però le nostre idee essenzialiste di identità e fu
chiamata l’Impossibile Tulipano Nero per la sua rarità e esotismo.
In
mostra i lavori degli artisti Ka Long Wong, Eric Fok, Guo Jie Cai, che
attraverso le loro opere daranno modo di approfondire i dibattiti
post-coloniali relativi a ibridità, decolonizzazione e identità fluida.
Macao ne rappresenta un caso esemplare: colonia portoghese per 400 anni,
dopo l’annessione alla Cina nel 1999 come regione speciale
amministrativa (SAR), ha scelto di affrontare la problematica
identitaria attraverso un processo di costruzione orientato alla
aggregazione invece che alla repressione o all’emarginazione
dell’“altro”.
Il
progetto The Impossible Black Tulip è stato realizzato con la
partnership dell’Istituto Cultural do Governo da R.A.E. de Macau
(I.C.M.), Istituto Confucio Università di Firenze, dell’Art Zone Macao
Visual Students Art Zone, e il contributo dell’Istituto Camões di
Lisbona, del Dipartimento di Lingue, Letterature e Studi Interculturali
dell'Università degli Studi di Firenze, della Cattedra “Fernando Pessoa”
afferente al medesimo dipartimento e con la collaborazione del Dragon
Film Festival, dell'Associazione Chì-na e il Laboratorio Permanente per
la Pace- Quartiere 5, Firenze.
“Voglio
avere il diritto di guardare”, ci dice Nicholas Mirzoeff. Come possiamo
parlare di identità e nazionalismo oggi, senza porci delle domande
sulla legittimità del concetto di “alterità”? E come parlare dell’altro
senza cadere in stereotipi o sguardi coloniali? - dice la curatrice Livia Dubon
-. Secondo Mirzoeff, importante teorico di visual culture, lo sguardo
deve essere reciproco: tutti guardano, anche il cosiddetto “altro”. Lo
sguardo deve essere autonomo ed espressione di soggettivismo politico.
Nello spirito di questa idea la mostra vuole mettere in dubbio i
meccanismi che hanno definito l’identità e l’alterità fino ad oggi.
Partendo dal case study di Macao approfondiremo la tematica con la
comunità italo-cinese della piana Fiorentina”.
“Questa primavera a Le Murate. Progetti Arte Contemporanea la Cina ha un ruolo protagonista – spiega Valentina Gensini
- da un lato CHINA PROJECT con tre artisti in residenza per tutto il
mese di aprile, presentati in una rosa di 15 artisti preselezionati da
una commissione presieduta dal Direttore dell'Archivio dell'Arte
Contemporanea dello Stato Cinese, quindi scelti da una Commissione
riunita presso Le Murate; dall'altro il progetto MACAO: The impossible
black tulip, mostra e residenza artistica centrata su un territorio
ibrido ed esemplare rispetto alla dimensione Post coloniale. Un
appuntamento importante del ciclo GLOBAL IDENTITIES con cui vogliamo
indagare le affascinanti stratificazioni e contraddizioni del presente
globale”.
The impossible black tulip: gli artisti
Ka Long Wong
nato nella colonia portoghese di Macao, è cresciuto nell'ambiente
culturale che vuole vedere questo luogo come un emblema dell’ibridismo.
Quando venne territorialmente consegnato alla Cina, la narrativa
identitaria si riappropriò dell’immagine della Macao coloniale, immagine
propagandata dall’amministrazione portoghese fin dagli anni Ottanta.
Secondo Wong, tuttavia, il governo della SAR riuscì a promuovere solo
una parte della storia culturale del territorio, preservando
maggiormente solo le arti tradizionali come l’architettura o le
piastrelle bianche e blu; vennero, invece, trascurati la storia
militare, le tensioni sociali, gli scontri, memorie queste che hanno
certamente contribuito alla costruzione della storia di Macao e del suo
patrimonio ibrido. Con l’installazione Love from the West (Amore
dall'Occidente) - 24 elmi smaltati con decorazioni dipinte ad olio, la
proiezione la Rivoluzione dei Garofani (1974) e alcune foto dei Motim
12.3 (tumulti macaensi del 1966) - l’artista crea un ‘rumore’ (McQuail
1975) tra il concetto di cultura e le azioni militari; Wong unisce e
completa i due lati della storia di Macao, indagando le connessioni tra
militare e cultura, tra il Portogallo e la Cina.
Il lavoro concettuale e performativo di Guo Jie Cai
mette in discussione l'idea di "appartenenza" legata al concetto di
proprietà privata. L’artista si ricollega così a tutta quella
letteratura che, a partire da Deleuze e Guattari (1972), vede nelle
società capitaliste l’imposizione di valori astratti del mercato contro
esigenze più concrete. Allontanandoci da queste logiche, ossia
“de-territorializzando”, lo stesso significato di ‘terreno’ può
cambiare: esso non è più un’astrazione, un accordo su una carta, ma una
serie di azioni, stimoli che noi compiamo in risposta a quello che ci
circonda per necessità materiali. Forse non è la terra ad appartenere a
noi, ma noi a lei. Il concetto di “de-territorializzazione” come quello
di “de-colonizzazione” vuole ricordarci la relatività di questi valori,
che sono sempre il prodotto di una specifica mentalità prodotta dal
Global North. Per Cai, l’Occidente ha una storia caratterizzata da
continue mutilazioni, violenze e riunificazioni in nome di confini
astratti e politici. Con il suo lavoro vuole ricordarci lo stato
‘naturale’ e la necessità di de-territorializzazione considerando un
territorio come un unicum, libero dal desiderio di possesso. Per questo
Cai esplora le mappe catastali, ponendosi alla ricerca di iati di libera
proprietà, che per quanto piccoli, simboleggiano un valore diverso. La
virtuale vendita di questi spazi, reiterando il processo di
“re-territorializzazione” del capitalismo, vuole al contempo parodiare e
sfidare l’azione di chi incarna questo processo: stati e società
immobiliari.
Il lavoro di Eric Fok
analizza invece il vecchio territorio di Macao. Secondo Eugenio Turri
(2011:67) partendo da Maurice Merleau-Ponty il visibile è tutto
intessuto di non visibile: non è semplice lacuna, ma è ciò che sottende
il visibile come sua possibilità ontologica. Qual è, quindi, la
relazione tra memorie di un territorio e identità contemporanee in
relazione a una storia così complessa come quella di Macao? L'Occidente e
l'Oriente sono intrecciati; la città è legata al suo stile di vita
moderno e alla sua architettura, ma ha secoli di patrimonio
stratificato. Fok sembra rispondere a questa commistione inserendo
edifici moderni in una mappa antica, come una nuova dimensione nello
spazio-tempo. La cartografia melanconica di Fok pone mondi speculativi
alternativi che rendono finzione e realtà, l'ovest e l'oriente, il
passato e il presente, inseparabili.
The impossible black tulip: gli eventi collaterali
A
margine della mostra sono stati inoltre programmati una serie di
appuntamenti - a Le Murate. Progetti Arte Contemporanea e non solo – che
vedranno protagonista Macao e le riflessioni sull'identità stimolate
dalla mostra. Si parte con l'Artist talk e performance dell'artista Guo
Jie Cai il 3 maggio alle 17:30 alle Murate, in occasione dell'opening di
The impossible black tulip. Si prosegue il 5 e 6 maggio alle 10 con il
laboratorio d'artista “Il viaggio verso ovest”, dedicato ai bambini dai 6
ai 12 anni. E ancora sabato 5 alle 14:30 al Circolo Arci-SMS Peretola
il laboratorio d'artista per famiglie “Worldmap in (e) motion”. Domenica
6 alle 15:30, lo stesso laboratorio verrà replicato presso
l'Associazione Chí-na. Il 9 a partire dalle 10, alle Murate. Progetti
Arte Contemporanea, spazio alla talk “Ibriditá tra Italia e Cina” e
infine, sempre il 9 maggio alle Murate, alle 14, il laboratorio
d'artista “Decolonizzando la pratica scultorea”.
Fabrizio Del Bimbo
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