Ora di Ottawa

Ora di Ottawa

giovedì 26 gennaio 2023

Oltre 100 aziende in Fortezza per Pitti Filati 92





Sono 105 gli espositori della 92esima edizione di Pitti Immagine Filati, negli spazi della Fortezza da oggi al 27 gennaio. Di questi 13 provengono da Paesi come Giappone, Uk, Cina, Germania, Romania, Perù e Turchia.


Un appuntamento importante per le aziende del settore in un momento caratterizzato da incertezze e spinta alla ripresa (nel 2022 il settore ha registrato una parabola in positivo, con un una crescita stimata del 27,8%), che si riflette anche nel nuovo tema dello Spazio Ricerca, battezzato Alphabet e curato come ogni edizione da Angelo Figus e Nicola Miller, con due poli di riferimento: cauzione e ottimismo, rosso e verde, stop and go. Una riflessione sul linguaggio e la comunicazione, per orientarsi «nella società dell'immagine dove tutti postano, scrivono, parlano, ma nessuno ascolta».


Tra i progetti clou di Pitti Filati 92 spiccano Knitting the future: exploring new areas, firmato da D-House (in collaborazione con The Woolmark Company e Südwolle), di scena nella sezione Fashion at Work. Obiettivo, indagare l’applicazione della lana e della maglieria nei diversi settori, realizzando manufatti con il filato innovativo Icevit composto da lana merino di The Woolmark Company e con il filato in poliammide Grilon di Expotex, tramite l’utilizzo delle tecnologie di D-house.


I manufatti sono realizzati dai due designer Vittorio Branchizio, fondatore dell’omonimo brand di maglieria made in Italy e da Giulia Ber Tacchini, artefice di Maissa, marchio che si fonda sull’alta qualità artigianale italiana, combinata alla tecnologia della stampa 3D.


CustomEasy, iniziativa giunta alla quarta edizione, va invece in scena al Piano Inferiore del Padiglione Centrale sotto la guida creativa di Maurizio Brocchetto e con l’allestimento di Alessandro Moradei. In questo spazio le aziende presentano il proprio lavoro di customizzazione applicata al mondo della maglieria luxury, anche attraverso dei manichini in esposizione presso il proprio stand.


Uno spazio speciale di Pitti Filati è dedicato come sempre al concorso dedicato ai nuovi talenti della maglieria internazionale, contest promosso da Feel the Yarn, brand sotto la cui egida rientrano la maggior parte delle iniziative del Consorzio Promozione Filati – CPF.


Il tema del concorso è quest'anno Feel the People. Anche in questa 14esima edizione, chi realizzerà i migliori outfit otterrà un premio: la creazione di una capsule collection realizzata principalmente in maglia per l'AI 24/25, messa a punto insieme alle filature di Feel the Yarn e con la consulenza e distribuzione curate in collaborazione con Camera Showroom Milano (Csm).


E ancora, The Woolmark Company e Luna Rossa Prada Pirelli presentano a Pitti Filati - al Piano Terra del Padiglione Centrale - le innovative uniformi tecniche da training che il team indosserà durante gli allenamenti di preparazione alla 37esima America's Cup.


The Woolmark Company ha lavorato a stretto contatto con il team di sviluppo prodotto di Luna Rossa Prada Pirelli per espandere l'attuale proposta delle divise, includendo abbigliamento ad alte prestazioni in lana Merino per il ciclismo, la corsa e l'allenamento in palestra.


A Pitti Filati torna anche Vintage Selection, il salone di riferimento per l’abbigliamento, gli accessori e gli oggetti di design vintage. Appuntamento durante i giorni della manifestazione, sempre da mercoledì 25 a venerdì 27 gennaio, al Padiglione Medici della Fortezza da Basso, con ingresso riservato agli operatori del settore.


In occasione di Pitti Filati, inoltre, Polimoda presenta Changing RooTs, un'esperienza immersiva, inclusiva e interattiva che esplora identità fluide, libertà di espressione e pensiero sostenibile. Dall'ideazione alla progettazione e realizzazione, gli studenti hanno immaginato sei differenti corner per un nuovo concept di changing room, che può cambiare le radici culturali e invitare i visitatori a pensare alle differenze come possibilità per potenziarsi, sommando diversi strati del proprio dna e identità.


In parallelo al salone fisico, Pitti Immagine torna a presentare un ricco programma di progetti speciali, format esclusivi ed eventi online su The Billboard, per continuare a valorizzare le proposte e le iniziative degli espositori sulla piattaforma globale Pitti Connect, online fino al 7 marzo. 


Nicoletta Curradi 

martedì 17 gennaio 2023

Pitti Bimbo 96 al via il 18 gennaio





 Torna a Firenze, in occasione di Pitti Bimbo, l’universo della moda in taglie piccole. La tre giorni è ai blocchi di partenza domani, 18 gennaio, con 230 marchi in totale, in crescita rispetto ai 210 dello scorso luglio.


Il salone amplia dunque gli orizzonti, dopo le stagioni difficili della pandemia, e coinvolge nuovi padiglioni, con il lancio di inedite sezioni e attraverso spazi che danno voce al mondo legato ai bambini in tutte le sue sfaccettature. In pole position la moda affiancata dal lifestyle: il design per la cameretta, i giochi, il beauty e l'editoria.  


Per questa edizione - che si avvale del supporto del Governo Italiano e di Ice Agenzia, con Unicredit main sponsor - il tema scelto dagli organizzatori è Pittiway, che esprime il desiderio di ripartire in un momento in cui è necessario analizzare tutte le possibilità, per uscire dalle complicate dinamiche globali.


Una fase che richiede il confronto proficuo fra tutti i player del settore, al fine di individuare insieme le direzioni da seguire. Non a caso alla rassegna sono attesi i migliori department store italiani e internazionali. Nomi come Al Tayer (Emirati Arabi Uniti), Bosco di Ciliegi (Russia), Julian Fashion, Luisaviaroma, Giglio Bagnara e Coin (Italia), El Corte Inglés (Spagna), Galeries Lafayette (Francia), Harrods, Childrensalon, Harvey Nichols (Regno Unito e Qatar), Tsum-Mercury (Russia).


Come sempre il percorso si snoda attraverso due principali sezioni, 100% Bambino e Kid’s Lab.

La prima riunisce al piano terra del padiglione Centrale le grandi griffe e i marchi iconici da sempre impegnati a vestire i piccoli. Realtà come American Vintage, Antony Morato, AO76, Babylux, Bugatti Junior, Canadian, Dolce&Gabbana, Herno, Kickers, John Richmond, Miss Blumarine, Nanan, Naturino e Sarabanda, per citarne alcuni.


Un’area, 100% Bambino, che si arricchisce da questa stagione di uno spazio in più al Padiglione delle Ghiaia, con il lancio dell'area Smart Kids, pensata per riunire marchi legati a concetti come urban, streetstyle, high tech, sportswear, outdoor e indoor: tra questi Bikkembergs, Canadiens, Flower Mountain for Naturino, Freddy, Mou, Perry Ellis America Kids, Rossignol, Superga Kidswear, Vingino e altre ancora.


Altra sezione di riferimento alla manifestazione è The Kid’s Lab, focalizzata sulla ricerca e sulle avanguardie del kidswear, di scena al Cavaniglia. Focus tra gli altri su Bobux, C'era Una Volta, Chikatai, Collégien, Fresk, Grech & Co, IllyTrilly, Inuwet, Little Dutch, Mr. Tiggle, Musli by Green Cotton, Piegeon Organics, Riffle Amsterdam, Suncrac, Tocoto Vintag.


Tra gli highlights il rientro di Monnalisa, che sfilerà all’interno della Fortezza da Basso domani 18 gennaio, la partecipazione di Dolce&Gabbana, che interpreta il concept Pittiway con una creatività speciale, il lancio della collezione junior lifestyle 2023/2024 di Rossignol, il rientro di Nanan con la nuova collezione


Nicoletta Curradi 

mercoledì 4 gennaio 2023

Pitti Uomo 103, le anticipazioni



La kermesse internazionale di riferimento per il menswear, alla sua edizione numero 103, si svolge a Firenze dal 10 al 13 gennaio.




Il 2022 è alle spalle e con esso, speriamo, anche la crisi seguita alla pandemia che ha messo in difficoltà anche la moda.   Moda che in questi giorni è in grande fermento, per i primi 2 eventi del 2023 legati all’universo maschile, con Pitti Immagine Uomo a Firenze e Milano Fashion week nel capoluogo meneghino. Due kermesse che hanno una valenza importantissima per le città che le ospitano, che vedranno arrivare visitatori, buyer, celebrity e giornalisti da tutto il mondo, facendo ripartire l’economia locale e internazionale, ma soprattutto per i brand e le maison che promuoveranno le loro novità per il prossimo autunno-inverno 23/24. Sarà possibile scoprire nuove tendenze, nuovi modelli e colori, nuove interpretazioni realizzate in materiali innovativi e tanto altro, non per ultimo si  scopriranno nuovi volti che potrebbero diventare i creativi di domani. La prima manifestazione sarà Pitti Immagine Uomo edizione 103, dal 10 al 13 gennaio che vedrà il meglio del menswear internazionale, dai brand innovativi ai grandi marchi, per celebrare la moda e il lifestyle.


PITTIWAY , questo è il tema della manifestazione 2023, il risultato congiunto di creativi e artisti coordinati da Angelo Figus che interpreteranno il mood e le aspirazioni di oggi, trasformandole nel filo conduttore della campagna pubblicitaria e degli allestimenti della manifestazione. Pitti Immagine Uomo è l’evento più importante al mondo per l’universo maschile, con la presenza di brand che vanno dal classico al formale, sino allo streetwear più alternativo, per un totale di 1000 marchi che si daranno appuntamento nel capoluogo toscano per presentare le loro nuove idee. Un momento unico, capace di catalizzare l’interesse di media e buyer di tutto il mondo, un evento che ci potrà dare la misura di come stia andando il mercato dell’abbigliamento maschile, di scoprire quali saranno i suoi obiettivi e i confini che intende varcare. Quattro giorni ricchissimi di eventi e presentazioni esclusive, dentro e fuori dalla Fortezza da Basso sede principale della kermesse.


Tra le novità di questa edizione il paese ospitato, il Giappone , nuovamente protagonista, che presenterà i propri designer e brand . Il “Made in Japan” è un tassello importante nella scena fashion internazionale in quanto è una delle realtà più qualificate sul tema ricerca e sperimentazione .In quest’occasione ci sarà un focus sull’eccellenza della moda nipponica: J- QUALITY FACTORY BRAND PROJECT, che riunisce alcune delle migliori realtà manifatturiere giapponesi; e JLIA JAPAN LEATHER BOOTH, uno speciale showcase di brand nel settore pelletteria.


Un altro padiglione internazionale sarà quello delle Costruzioni Lorenesi che vedrà protagonisti, con il progetto “Scandinavian Manifesto” ,una selezione di collezioni provenienti da Danimarca, Svezia, Norvegia e Islanda : una partnership che da anni lega Pitti Immagine Uomo e Revolver piattaforma fieristica di riferimento dei paesi scandinavi. Come abbiamo sottolineato, la Fortezza da Basso e la città di Firenze diventano in questi giorni una straordinaria piattaforma di lancio per anteprime, progetti importanti, anniversari e collaborazioni speciali. Citiamo con piacere alcuni di questi , iniziando dal ritorno di Bikkembergs che presenterà la nuova collezione e le sue nuove licenze, Ecoalf che farà debuttare il suo progetto FW23 composto al 60% da tessuti monomateriale facilmente riciclabili e puntando sempre di più sull’elemento green, il brand Holubar celebrerà i 75 anni del suo marchio con 3 progetti speciali, Piquadro  storico brand di accessori in pelle ci presenterà in anteprima la sua prima collezione di capispalla.


Superduper invece rinnoverà la sua collaborazione presentando una ricca collezione di cappelli declinati in tutte le forme e sfumature, Jackerson punterà sull’Heritage con il suo modello iconico di pantalone a 5 tasche con nuovi colori, forme e volumi, Ciesse Piumini rivisita il piumino rendendolo contemporaneo e tecnologico; non dimentichiamoci infine del Padiglione Centrale fiore all’occhiello della kermesse toscana, che ospita il meglio della sartoria italiana, da quella napoletana sino a quella del nord Italia, sottolineando con fierezza quanto sia importante il nostro Made in Italy.


Molti sono i marchi di riferimento del menswear che rientrano dopo tanto tempo al Pitti Immagine Uomo, segno indelebile che con il passare degli anni questa fiera resta sempre l’unica vera vetrina internazionale dell’universo maschile. Al Pitti Immagine Uomo sarà possibile scoprire piccole e grandi realtà del firmamento maschile, tra i suoi vari padiglioni saremo immersi in realtà diverse, tutte capaci d’interpretare al meglio le tendenze future, gli stili, le forme, i tessuti e i materiali più tecnologici che ci accompagneranno durante il prossimo inverno.


Una novità di quest’edizione sarà the Sign in collaborazione con Ghost Studio, una nuova ala della Fortezza da Basso dedicata al design e complementi d’arredo. Novità delle novità in questa edizione la si potrà scoprire visitando il padiglione alla Polveriera uno spazio disegnato da Ilaria Marelli, architetto e designer che ha firmato allestimenti per i brand più importanti del lifestyle internazionale e che ci presenterà PITTIPETS. Quindici brand selezionati tra i migliori di tutto il mondo presenteranno le loro collezioni dedicate ai nostri amici a 4 zampe : cucce, collari, borse, cuscini, guinzagli, cappottini e molto altro, faranno da cornice all’evento cercando di coniugare benessere e stile nel mondo animale.


Pitti Immagine Uomo lascia sempre un segno indelebile al suo passaggio in quanto a tradizione e innovazione, tecnologia e artigianalità, elementi fondamentali per poter costruire al meglio il futuro della moda maschile. 


Nicoletta Curradi 

venerdì 30 dicembre 2022

Alla Fondazione Ragghianti di Lucca una mostra su Nuove tendenze e Leonardo Dudreviille





Il percorso di Leonardo Dudreville (1885-1976), tra i fondatori nel 1913 del gruppo Nuove Tendenze, è esemplare per comprendere la situazione delle avanguardie artistiche nella particolare congiuntura in cui si muovevano sia i Futuristi, sia quei giovani che, non riconoscendosi pienamente nei princìpi del movimento di Marinetti e Boccioni, cercavano via autonome.


La mostra Nuove Tendenze. Leonardo Dudreville e l’avanguardia negli anni Dieci, a cura di Francesco Parisi, realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e con il contributo di Anthilia Sgr e di Banco BPM, offre lo spunto per un’indagine approfondita sul periodo e sulla situazione che portò, nella Milano del tempo, alla formazione di questo eterogeneo gruppo.





Il percorso di Dudreville è paradigmatico per tracciare una mappatura completa degli anni cruciali del primo anteguerra italiano, quando, con lo spostamento dell’asse futurista verso Roma, Milano divenne un centro aperto a diverse sperimentazioni artistiche. La mostra segue la sua carriera dalla fase divisionista, culminata con l’ingresso nella celebre galleria del mercante Alberto Grubicy, che tanto contribuì alla diffusione anche all’estero dell’arte derivata da Giovanni Segantini, fino alle esperienze astrattiste (fra i primi esempi italiani del genere), per concludersi con il riavvicinamento alla compagine futurista e alla stesura del manifesto Contro tutti i ritorni in pittura nel gennaio del 1920.


Il movimento Nuove Tendenze è esaminato nell’ambito di questo vivace contesto espositivo, che comprendeva anche le cosiddette mostre di ‘fronda’ che precedettero la formazione del gruppo (composto, oltre che da Dudreville, da Adriana Bisi Fabbri, Mario Chiattone, Carlo Erba, Alma Fidora, Marcello Nizzoli, Giovanni Possamai e Antonio Sant’Elia). In particolare, la Mostra di Arte Libera (1911) e la Mostra dei Rifiutati del Cova (1912), che, con l’esposizione Nuove Tendenze, costituirono i principali momenti in cui l’avanguardia milanese si propose come alternativa rispetto ai canali ufficiali legati al mondo accademico.


Nell’itinerario espositivo una sezione è dedicata proprio a opere e artisti presenti nella mostra del Cova, alcuni dei quali confluirono poi in Nuove Tendenze, come Carlo Erba e Achille Funi, ma anche Mario Chiattone, che ne disegnò la copertina del catalogo in puro stile secessionista, rivelando l’affinità dell’esposizione alle similari esperienze europee (lo palesano, per esempio, alcuni dipinti di artisti quali Aroldo Bonzagni).


Accanto ai lavori di Leonardo Dudreville eseguiti fra il 1905 e il 1919 – anno in cui realizzò Il caduto, che segna il punto di passaggio verso un nuovo concetto di figurazione – le opere degli artisti aderenti al movimento accompagnano dunque il visitatore nel brillante clima culturale d’inizio secolo, in un percorso che va dagli avveniristici progetti architettonici di Mario Chiattone e Antonio Sant’Elia alle indagini pittoriche di Adriana Bisi Fabbri, Carlo Erba e Marcello Nizzoli, alla scultura di Giovanni Possamai, fino a giungere al manifesto Contro tutti i ritorni in pittura, firmato da Dudreville assieme ad Achille Funi, Luigi Russolo e Mario Sironi, che chiude idealmente la mostra.


La mostra è accompagnata da un libro-catalogo edito dalla Fondazione Ragghianti con Silvana Editoriale, che includerà le riproduzioni delle opere esposte, di documenti e di materiali d’epoca, e i saggi del curatore Francesco Parisi con quelli di Alessandro Botta, Niccolò D’Agati, Roberto Dulio, Elena Pontiggia e Sergio Rebora, studiosi specialisti della materia.


Orari di apertura fino all’8 gennaio 2023 dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 18, con apertura anche  26 dicembre, 1° gennaio e 6 gennaio (chiusa il 25 dicembre).

Biglietto d’ingresso: 7 euro

Biglietto ridotto: 4 euro

Complesso monumentale di San Micheletto, Via San Micheletto, 3 Lucca 


Fabrizio Del Bimbo 

sabato 3 dicembre 2022

La mostra 2023 di arte moderna e contemporanea di Tornabuoni Arte

 




Tornabuoni Arte presenta la sua Antologia, una scelta delle più importanti opere di Arte moderna e contemporanea, che la galleria ha selezionato nel corso dell’ultimo anno.  La mostra antologica si terrà nelle due sedi italiane, a Firenze (Lungarno Cellini 3) da giovedì 1 dicembre, con inaugurazione alle ore 18.00, e a Milano (Via Fatebenefratelli 36)  da martedì 13 dicembre, con inaugurazione alle ore 17.30.



Questa esposizione offre, non solo ai collezionisti ma anche agli amanti dell’arte in generale, l’opportunità di poter ripercorre i momenti più significativi della storia dell’arte dagli inizi del XX secolo ad oggi, attraverso i capolavori di alcuni dei suoi principali protagonisti. Tornabuoni Arte è una galleria aperta a tutti che, grazie al suo fondatore Roberto Casamonti, si distingue per un attento spirito di ricerca. L’Antologia 2023, proprio in quest’ottica, è affiancata da una pubblicazione, corredata da un ricco apparato fotografico, che approfondisce alcune tematiche di questa straordinaria raccolta. Il volume è introdotto dalla storica dell’arte Sonia Zampini, che firma il saggio dal titolo L’arte nel divenire della storia. Come sottolinea la Dott.ssa Zampini nel suo testo, il fil rouge che sottende a questa mostra è il legame profondo tra la Storia dell’Arte e la Storia, l’evoluzione dei linguaggi, “con il succedersi di condizioni sociali, culturali, ideali ma anche con storie intime, personali” che danno vita a un ampio affresco pittorico dai “molteplici intrecci narrativi”.


Nella sede fiorentina, prima tappa di questo percorso, al primo piano, potremo immergerci nell’arte figurativa del primo Novecento, con una nuova e suggestiva sala dalle pareti nere che accoglie alcune delle opere più emblematiche di questo periodo. Dipinti che pongono l’attenzione verso la rappresentazione del paesaggio, come Paysage che Pierre Auguste Renoir ha realizzato nel 1919, oppure uno straordinario Impressioni di paesaggio, di qualche anno prima, del 1908, di Umbero Boccioni, un soggetto en plein air, dall’atmosfera luminosa e satura di colori. Questo tema ritorna in un nucleo degli anni Trenta, a cominciare dal Giardino dell’oblio, dove Galileo Chini nel 1933 raffigura, con un velo di malinconia, la casa nella pineta viareggina di Eleonora Duse, villino nel quale l’attrice si era ritirata dopo la fine della sua storia d’amore con Gabriele D’Annunzio. Un particolare curioso distingue questo quadro: sul retro Chini annota parole, allude al dramma dell’amore finito, evoca nomi senza citarli, ed infine disegna una planimetria di strade dove colloca la propria abitazione e quelle dei pittori Viani, Chini e Nomellini. Anche in Paese (Paesaggio con albero), del 1935, un altro dei maestri toscani, Ottone Rosai, presente in questa antologica con più opere, mette in relazione la natura, l’albero nello specifico, con elementi come le case, con la solida essenzialità che lo contraddistingue. Uno sguardo sugli interni, sulla narrazione domestica, viene interpretato in modo assai diverso da Plinio Nomellini e Alberto Savinio, rispettivamente in Interni con natura morta, 1938, e Les Prisonniers, IIème version, 1931. Tra i massimi esponenti del Futurismo, abbiamo anche Giacomo Balla con due opere, firmate FUTUR BALLA, di cui segnaliamo Balfiore, 1925 circa.




Chiudiamo questa sezione con autori che testimoniano il passaggio dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Non possiamo non soffermarci su una gouache Liberté, J'écris ton nom, 1953, a proposito di legame con la Storia, dove Léger si ispira alla poesia Liberté di Paul Élaurad, un canto alla libertà, stampata da Pierre Seghers, attivista della Resistenza francese, nel 1942 e lanciata in migliaia di copie sulla Francia occupata dai nazisti. Così anche la gouache di Pablo Picasso, Etude pour Taureau del 1957, ha una valenza politica, simbolo della Spagna, della sua resistenza culturale. A segnare questo momento di transizione storico, troviamo, tra gli altri, Felice Casorati, Leoncillo, Osvaldo Licini, Marino Marini e Salvatore Scarpitta. Del 1961 è la Natura morta di Morandi. Mai artista, prima di lui, come sottolineava Cesare Brandi, aveva parlato con tale intensità attraverso l’evocazione di oggetti inanimati, con squisite ricerche cromatiche e audaci soluzioni spaziali.


 



Al piano terra, proseguiamo con una carrellata di opere, espressione dei linguaggi artistici non figurativi del secondo Novecento, a cominciare dal prestigioso Concetto spaziale del 1956, che testimonia come Lucio Fontana abbia consacrato la supremazia del gesto. Giuseppe Capogrossi è uno dei pittori italiani che abbandona la figurazione in favore di un astrattismo caratterizzato dal segno e lo dimostra bene, qui, l’opera del 1961, Superficie 719. La pittura vibrante e luminosa dei Reticoli di Dorazio è rappresentata da due magistrali esempi, Senza titolo e Piccola premura, entrambi del 1962, e dal più recente Ra I, 1989-1990. Donna di grande curiosità intellettuale, Carol Rama, negli anni ’60, realizza invece, usando oggetti e materiali di recupero come occhi di bambole, un gruppo di quadri, che l’amico poeta Edoardo Sanguineti chiamerà Bricolage, due dei quali  esposti in questa sede. Sfera, 1967, e Frammento, 1972,  sono sculture nelle quali Arnaldo Pomodoro raffigura involucri freddi, geometrici e brillanti, che hanno il dono, secondo le parole di Argan, di registrare lo spazio come le pendole il tempo.


Tra le opere più recenti, riprendendo il nostro fil rouge definito dall’incedere della Storia, la Mappa di Boetti, del 1984, descrive esattamente la composizione del planisfero rappresentato in un determinato momento storico, inevitabilmente prossimo ad un futuro cambiamento in relazione ai rapporti geopolitici tra gli Stati. Christo (Christo and Jeanne-Claude) in Over the River, 2011 - progetto di un imponente lavoro dove furono previsti circa 10 km di tessuto argentato che avrebbe dovuto correre sopra il corso del fiume Arkansas in Colorado - ci pone di fronte a una riflessione sulla relazione tra opera, luogo e tempo.


Ma molti altri sono gli artisti in mostra: Carla Accardi, Antonio Bueno, Alberto Burri, Enrico Castellani, Sandro Chia, Jean-Michel Folon, Hans Hartung, Emilio Isgrò, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Uncini, Victor Vasarely, Gilberto Zorio, solo per nominarne alcuni.



Da martedì 13 dicembre, una selezione delle opere della Antologia scelta 2023 sarà visibile, oltre che nella sede fiorentina anche nella sede di Tornabuoni Arte a Milano.


 

Info:

Tornabuoni Arte

Firenze
, Lungarno Benvenuto Cellini, 3

orari apertura mostra: dal lunedì al venerdì, 9.00-13.00 / 15.00-19.00; ingresso libero

Tel. +39 055 6812697 | info@tornabuoniarte.it – www.tornabuoniart.com


 Nicoletta Curradi 

venerdì 23 settembre 2022

Nuovo logo per Ferragamo

 


Nuovo capitolo nella storia di Ferragamo: un dialogo tra classico e contemporaneo, tra l’eredità del passato e una nitida visione del presente.

Riconoscendo l’importanza di ogni singolo elemento come parte di un insieme, il percorso di reinvenzione intrapreso dal brand, fondato su uno spiccato senso dell’eleganza e sul rispetto per l’artigianalità, inizia dalle basi: le lettere utilizzate, la forma che assumono, le parole che compongono. 

La calligrafia del fondatore lascia spazio a un font armonioso dal forte impatto, elegante, assertivo, in tensione tra classicismo e modernità. 

Ferragamo ha commissionato a Peter Saville - noto graphic designer nonchè maestro delle associazioni inaspettate e di uno stile energico ed essenziale - il nuovo logo: un’interpretazione modernista di un carattere tipografico classico, che rimanda alle incisioni nella pietra che ispiravano gli artisti rinascimentali. Filtrato attraverso una lente riduzionista, si carica di un senso di storia senza esserne soverchiato. Ogni riferimento si riduce all’essenziale, a un’aura, a una proiezione verso il futuro venata da un soffuso spirito di classicità. L’intento modernista e sensuale è rappresentato in un logo che sembra esistere da sempre. 

“Il patrimonio di Firenze è nella cultura di Ferragamo: da qui la scelta di un font classico. 

La visione è rigorosa e contemporanea, per questo il font è ridotto all’essenziale e diventa modernista. Poi c’è l’artigianalità, quintessenza di Ferragamo, sintetizzata nell’idea dell’incisione tracciata nella pietra. Il nuovo logotipo e il complesso equilibrio che esprime sono frutto di questa tensione”, spiega Peter Saville. 

“La storia è un inestimabile valore per la Maison che la possiede. Il nuovo logotipo contiene e al tempo stesso espande storia e presente. Non è solo un logo: è il punto  di partenza per un nuovo capitolo per Ferragamo ' afferma Marco Gobetti 


Nicoletta Curradi 

mercoledì 21 settembre 2022

Olafur Eliasson in mostra a Palazzo Strozzi




Dal 22 settembre 2022 la Fondazione Palazzo Strozzi presenta Nel tuo tempo, grande mostra che vede il coinvolgimento di tutti gli ambienti rinascimentali del palazzo attraverso le opere di Olafur Eliasson, uno dei più originali e visionari artisti contemporanei, la cui poliedrica produzione ha abbracciato nel corso della sua carriera installazioni, dipinti, sculture, fotografia e immagini in movimento.


Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, la mostra è il risultato del lavoro diretto dell’artista sugli spazi di Palazzo Strozzi con installazioni storiche e nuove produzioni, che ne sovvertono la percezione, impiegando l’edificio stesso come strumento per creare arte. Il palazzo rinascimentale diviene infatti un corpo dinamico in cui elementi architettonici come finestre, soffitti, angoli e pareti diventano protagonisti attraverso interventi che utilizzano luci, schermi, specchi o filtri colorati.

Eliasson presenta così una pluralità di possibili narrazioni con l’obiettivo di una nuova consapevolezza dello spazio da parte del pubblico. Oltrepassando i confini e i limiti fisici di uno spazio, la mostra Nel tuo tempo mette in discussione la distinzione tra realtà, percezione e rappresentazione.


«Palazzo Strozzi torna al contemporaneo con Olafur Eliasson: Nel tuo tempo, la prima grande mostra mai realizzata in Italia su uno dei più originali e visionari artisti contemporanei, proseguendo così la nostra serie di esposizioni dedicate ai maggiori protagonisti dell’arte del presente» – dichiara Arturo Galansino, DirettoreGenerale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra – «Nel 2015 Olafur visitò per la prima volta gli spazi di Palazzo Strozzi e rimase colpito dalla architettura rinascimentale, cominciando così una lunga conversazione tra lui e il palazzo quattrocentesco, un dialogo complesso il cui senso si riassume nella esposizione odierna».


“Nel tuo tempo è un incontro tra opere d'arte, visitatori e Palazzo Strozzi” – dichiara Olafur Eliasson –

“Questo straordinario edificio rinascimentale ha viaggiato attraverso i secoli per accoglierci qui, ora, nel ventunesimo secolo, non come semplice contenitore ma come co-produttore della mostra. Non è solo Palazzo Strozzi ad aver viaggiato nel tempo. Come visitatore, ognuno di noi ha vissuto, con una relazione tra corpo e mente sempre diversa in modo individuale. Ognuno con le proprie esperienze e storie ci incontriamo nel qui e ora di questa mostra”.


LA MOSTRA


CORTILE

Punto di partenza dell’esposizione è Under the weather (2022) opera site specific per lo spazio pubblico del cortile di Palazzo Strozzi, costituita da una grande struttura ellittica di 11 metri sospesa a 8 metri di altezza, che crea agli occhi dei visitatori un effetto fatto di interferenze visive, simili allo sfarfallio di uno schermo.

L’installazione propone infatti ciò che è noto come effetto moiré che, in questo caso, viene impiegato per destabilizzare la rigida architettura ortogonale di Palazzo Strozzi, mettendo in discussione la percezione di struttura storica stabile e immutabile. Mentre i visitatori si spostano nel cortile l’installazione si trasforma continuamente ai loro occhi, interagendo con ciascuno individualmente. L’opera diviene così uno scambio tra il movimento di ogni visitatore che attiva l’opera e la sua personale esperienza visiva che la completa. Las stessa forma ellittica sembra trasformarsi con la posizione di chi guarda, tanto che – da specifici punti di vista alle estremità del cortile – la struttura può apparire circolare, creando un’atmosfera ipnotica tipica di quell’ambiguità visiva che ha affascinato Eliasson per decenni e ispirato molte delle sue opere.


PIANO NOBILE

Dal cortile il percorso prosegue all’interno del palazzo dove si rivela il dialogo diretto di Eliasson con l’architettura attraverso l’utilizzo di luci artificiali, ombre fugaci, riflessi, effetto moiré e colori intensi.

L’edificio non è solo un semplice contenitore o uno sfondo, bensì diviene co-produttore delle opere, strumento creativo che interagisce con la percezione dei visitatori.

Nelle prime tre sale del Piano Nobile Eliasson si confronta con le finestre del palazzo giocando tra realtà e rappresentazione, presenza e assenza, in un alternarsi di luci, colori e ombre. Proponendo soluzioni che appaiono simili a scenografie teatrali o set cinematografici, l’artista invita a percepire in modo nuovo l'architettura, destabilizzandone la comprensione tradizionale e consolidata. Eliasson interviene in maniera minima nelle sale, creando tuttavia forti e coinvolgenti atmosfere in cui protagonista è il rapporto tra lo spazio esterno e quello interno, tipico di Palazzo Strozzi e delle sue grandi vetrate che si affacciano sia sul cortile che sulla strada. Le luci rendono visibili le irregolarità del materiale: bolle, graffi, polvere ne evidenziano la matericità consentendo ai visitatori di prendere coscienza del vetro come membrana che separa l’interno dall’esterno. Questa superficie “mediatrice” ha una fondamentale funzione protettiva, mao consente anche la comunicazione visiva, evocando così le grandi vetrate gotiche e rinascimentali in cui la luce era interpretata come manifestazione visibile del divino e metafora di elevazione spirituale.


Due opere del percorso espositivo richiamano il tema del cerchio e dell'ellisse introdotto nel cortile. How do we live together (2019) è costituita da un grande arco metallico che invade in diagonale lo spazio di una sala on cui il soffitto è rivestito da una superficie specchiante. Tramite un effetto di illusione tipico di Eliasson, utilizzato in celebri opere come The weather project (2003) alla Tate Modern, l’arco si raddoppia diventando

un cerchio, una sorta di anello che unisce lo spazio reale con quello irreale. L’installazione Solar compression (2016) è costituita invece da un disco circolare sospeso, specchiante su entrambi i lati, in costante movimento, emanando dal suo interno una luce gialla che inonda l’ambiente. Quella stessa luce è alla base dell’installazione Room for one colour (1997) dove in uno spazio totalmente vuoto la percezione degli spettatori è alterata dall’immersione nella luce di lampade monofrequenza che trasforma tutti i colori in sfumature di grigio, giallo e nero, accentuando tuttavia la percezione dei dettagli da parte degli spettatori.


Nel percorso, inoltre, si incontra un’opera iconica della carriera di Eliasson come Beauty (1993).

L’installazione pone di fronte a uno spettacolare arcobaleno in cui fasci di luce bianca sono scomposti nei colori dello spettro visibile attraverso una cortina di nebbia. Questa apparizione è creata dalla luce proiettata, rifratta e riflessa dalle gocce d'acqua in cui il pubblico è chiamato a immergersi. A seconda dell’angolazionei cascuno ha infatti una visione soggettiva e personale: non ci sono due spettatori che vedono lo stesso arcobaleno.


Emblematico del lavoro di Eliasson e testimonianza della sua ricerca sulla visione come azione dir frammentazione e complessità del pensiero è invece Firefly double-polyhedron sphere experiment (2020) ,grande poliedro di vetri colorati verdi, arancioni, gialli, ciano e rosa che nasce dall’interesse dell’artista per i temi della geometria e della luce. Nella stessa sala l’opera dialoga con Colour spectrum kaleidoscope (2003) grande caleidoscopio esagonale fatto di specchi dicromatici di vari colori. Come afferma Eliasson: “I caleidoscopi giocano sul fatto che ciò che vediamo può essere facilmente disorganizzato o riconfigurato. Utilizzano un approccio ludico per mostrarci diversi modi di guardare il mondo; in questo senso potremmo dire che un caleidoscopio rappresenta una prospettiva diversa”.


STROZZINA

La mostra prosegue negli spazi della Strozzina attraverso opere che continuano la riflessione di Eliasson sulla percezione e sull’utilizzo dell’effetto moiré. Fivefold dodecahedron lamp (2006) è costituito da un dodecaedro che contiene un tetraedro di vetro a elevata riflettenza, mentre Eye see you (2006) crea leggeri effetti moiré sulla base della posizione e del movimento di ogni visitatore. Inoltre, nella serie City plan (2018) sette piante urbane sono ricondotte a forme geometriche su specchi che riflettono sette diversi quotidiani locali sostituiti giornalmente, per ripresentare considerazioni sul tempo, tema conduttore della mostra.


Presentata al pubblico per la prima volta è Your view matter (2022), nuova opera dell’artista che utilizza la tecnologia VR (Virtual Reality, cioè realtà virtuale) per sperimentare la percezione umana nello spazio digitale. Indossando uno speciale visore il pubblico entra in un mondo digitale da esplorare, costituito da sei diversi spazi virtuali. Cinque di questi spazi prendono la forma di uno dei solidi platonici (il tetraedro, l'ottaedro, l'icosaedro, il dodecaedro e il cubo), il sesto ci conduce all’interno di un’immensa sfera.


Immersi in una realtà parallela accompagnati da una colonna sonora creata dall’artista, i visitatori possono muoversi in questi spazi virtuali, interagendo con le loro complesse geometrie in una profonda interazione esperienziale, dove le pareti e i soffitti, a volte a colori altre in bianco e nero, brillano con un effetto moiré in continua evoluzione. Nel tetraedro, il primo spazio che i visitatori incontrano, il moiré si manifesta come risultato dei limiti di risoluzione del visore VR, reagendo al rumore stesso del visore e attirando l'attenzione sul dispositivo. Poiché nessuno dei motivi moiré è visibile se lo spettatore non si muove, il funzionamento dell’opera si basa sull’interazione e il coinvolgimento attivo del pubblico, sperimentando dunque un incontro tra lo spazio digitale e il corpo del visitatore. Come dichiara Eliasson: “l’esperienza di quest’opera si basa su un disimparare e imparare di nuovo a sapere usare il senso della vista, coinvolgendo non solo gli occhi ma anche tutto il corpo e la nostra mente”.


La mostra, ideata da Studio Olafur Eliasson, è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi. Main Supporter: Fondazione Palazzo Strozzi. Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Intesa Sanpaolo, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi.

L’installazione per il cortile Under the weather (2022) è resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Hillary Merkus Recordati nell’ambito del progetto Palazzo Strozzi Future Art.

Si ringrazia per il sostegno Maria Manetti Shrem e Città Metropolitana di Firenze.


La mostra si tiene in concomitanza con la presentazione di una nuova installazione site specific dell’artista per il Castello di Rivoli Museo d’Arte contemporanea che sarà aperta al pubblico dal 3 novembre 2022.

La mostra Olafur Eliasson: Nel tuo tempo si inserisce all'interno della Florence Art Week, iniziativa promossa dal Comune di Firenze, in programma dal 16 al 24 settembre 2022.


L’artista islandese-danese Olafur Eliasson (1967) lavora con la scultura, la pittura, la fotografia, i video, le installazioni e i media digitali. La sua arte è guidata dal suo interesse per la percezione, il movimento, l’esperienza vissuta, i propri sentimenti e quelli della comunità. La sua pratica non è limitata ai confini dei musei e delle gallerie e coinvolge il pubblico attraverso progetti architettonici, interventi negli spazi pubblici, interventi di educazione artistica, sociale e ambientale.

Dal 1997 le sue mostre personali di ampio respiro sono state ospitate nei principali musei di tutto il mondo.

Ha rappresentato la Danimarca alla 50a Biennale di Venezia nel 2003; nello stesso anno ha presentato The weather project, installazione site specific per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra, visitata da più d idue milioni di persone. Nel 2014 la mostra Contact ha inaugurato la Fondation Louis Vuitton a Parigi. La mostra del 2015 Verklighetsmaskiner (Reality machines) è stata l’esposizione di un artista vivente più visitata di sempre del Moderna Museet di Stoccolma. Nel 2016 Olafur Eliasson ha realizzato una serie di interventi per la reggia e i giardini di Versailles e ha allestito due grandi mostre al Long Museum di Shanghai e al Leeum, Samsung Museum of Art di Seul. Reality projector, installazione site specific per la Marciano Foundation di Los Angeles, è stata inaugurata nel marzo 2018, lo stesso mese di The unspeakable openness of things, mostra personale al Red Brick Art Museum di Pechino. Nel 2019 si è tenuta presso la Tate Modern In real life, ampia retrospettiva sulla pratica artistica di Eliasson negli ultimi venticinque anni, che nel 2020 è stata esposta al Guggenheim di Bilbao. Nel 2020 si sono tenute Olafur Eliasson: Symbiotic Seeing alla Kunsthaus Zürich e Sometimes the river is the bridge al Museo di Arte Contemporanea di Tokyo. Per la mostra Life del 2021, Olafur Eliasson ha rimosso la facciata in vetro della Fondation Beyeler a Basilea creando un’installazione in cui l’acqua verde brillante di uno stagno è stata deviata all’interno delle sale del museo, insieme a innumerevoli piante, anatre e insetti.

Con sede a Berlino, lo Studio Olafur Eliasson riunisce un ampio gruppo di artigiani, architetti, archivisti, ricercatori, amministratori, cuochi, storici dell’arte e tecnici specializzati.


Nicoletta Curradi