sabato 15 giugno 2019

Pitti Uomo 96 chiude con moderato ottimismo



30mila visitatori e oltre 18.500 buyer da 100 Paesi (rispetto ai 19.100 compratori dell'edizione giugno 2018): questi i dati che arrivano da  Firenze alla conclusione della 96esima edizione di Pitti Uomo.
«Abbiamo registrato una grande effervescenza in Fortezza da Basso e in città – dice Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine – e questo è il primo evidente segnale dello spirito di un’intera industria che si rappresenta a Pitti Uomo e che crede nel futuro, muovendosi in sintonia con i grandi cambiamenti della comunicazione, del consumo e della distribuzione, investendo in ricerca, materiali e nuove tecnologie».
«Pitti Uomo si conferma il crocevia globale delle tendenze e delle novità portate dalle tante famiglie della moda maschile – aggiunge Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine - il luogo da dove prende slancio la campagna vendite delle aziende, ma anche l’occasione in cui promuovere o lanciare un nuovo progetto, motivare la propria rete commerciale, presentare al meglio caratteristiche e principi di una collezione, conoscere potenziali collaboratori per nuovi mercati, osservare i concorrenti, trarre ispirazione dagli eventi speciali… che a questa edizione sono stati straordinari, con un calendario ancora più ricco del solito».
Come evidenzia l'a.d. dell'ente fiorentino, la fiera  si è svolta in un momento non certo facile per l'industria del settore: «I principali indicatori dell’andamento del commercio internazionale - commenta Napoleone - indicano rallentamenti quasi ovunque, fenomeno che si verifica immancabilmente quando c’è una forte frenata dell’economia globale, a cominciare da Paesi chiave come Cina e Germania. Tutto ciò si riverbera in modi e misure non uniformi sui singoli settori e i singoli mercati, ma è certo che i consumi di moda in Europa sono molto poco dinamici, ci vogliono stimoli forti per scuotere compratori e consumatori».
Tra i mercati che hanno registrato un'affluenza in crescita ci sono Francia, Turchia, Hong Kong, Belgio e Russia, mentre a perdere qualche punto percentuale sono Germania, Spagna, Giappone, Stati Uniti e Italia. «Ma è anche vero - conclude Napoleone - che la distribuzione sta cambiando tanto sotto i nostri occhi: oggi un compratore di una grande piattaforma online pesa quanto decine di boutique specializzate anni fa. Quindi restiamo ottimisti e prendiamo le misure con realismo».

Nicoletta Curradi

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