A cura di Domenico Piraina, la mostra Chagall. La Bibbia vede esposte 170 opere grafiche di Marc Chagall ed è corredata da un ampio apparato didattico sui temi chagalliani e biblici, sull’ebraismo in Calabria e sulle influenze dell’arte ebraica sulla cultura contemporanea. Saranno infatti esposte anche le opere dei due celebri artisti contemporanei Max Marra e Antonio Pujia, a completamento di un percorso ricco e del tutto inedito.
Ad arricchire la mostra e a chiusura del percorso espositivo un prezioso nucleo di opere realizzato dall’artista contemporaneo Max Marra, una serie denominata Il ghetto densa di drammatici rimandi all’immane tragedia del popolo ebreo, alle persecuzioni razziali nazifasciste e alla Shoah; a seguire anche Pirgos, ceramiche parlanti, un’installazione appositamente creata dall’artista Antonio Pujia Veneziano per la Giudecca di Bova: 7 vasi in ceramica decorata con gli antichi e sacri simboli ebraici della Menorah, della Stella di David o dello Shofar a omaggiare l’antica presenza della comunità ebraica nell’area grecanica calabrese; per ultimo una ristampa anastatica del 2006 dell’unico, antico e raro incunabolo conosciuto con il titolo Commentarius in Pentateuchum di Rashi (Rabbi Salomon ben Isaac), tomo edito con caratteri ebraici mobili (senza vocali) a Reggio Calabria il 18 febbraio1475 (l’originale è conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma).
Contributo che restituisce in mostra il sapore di antiche memorie è quello della musica colta e popolare di Francesca Prestìa che, con tre brani, riattualizza le tradizioni musicali calabresi e promuove le conoscenze di antiche lingue che ancora oggi si parlano in alcuni contesti calabresi come il grecanico, l’arbëreshe e l’occitano-guardiolo.
La mostra rappresenta un’occasione eccezionale per gettare uno sguardo sui rapporti che hanno unito nei secoli la Calabria al popolo di Abramo. Una storia antichissima che ha lasciato tracce indelebili non solo nel patrimonio orale ma anche nelle fonti, nell’archeologia, nella conformazione urbanistica di molte città calabresi. Un passato, quello della Calabria Judaica, che continua a intrecciarsi continuamente con il presente, nel profondo desiderio di ritessere i fili di una narrazione segnata da momenti di pacifica convivenza interreligiosa e periodi di soprusi e di violenze. Trame e orditi di una eredità storica consolidata che torna oggi a essere al centro dell’attenzione nei processi di ridefinizione identitaria sperimentati in diversi centri della Calabria, dove la memoria ebraica diventa sempre più strumento di valorizzazione integrata, di crescita culturale e sviluppo delle risorse endogene dei territori.